Israele-Iran: Usa, Uk e Francia vogliono la cacciata del regime degli Ayatollah come Netanyahu. Italia e Germania più prudenti

Se accade meglio. Meglio per tutti. Ma non è l'obiettivo né dell'Italia né dei principali Paesi dell'Unione europea. Il punto chiave del conflitto esploso nel Medio Oriente è l'obiettivo dichiarato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di rovesciare il regime degli Ayatollah che guida l'Iran da decenni e, non a caso, tra i target dei blitz militari di Tel Aviv c'è anche la residenza della guida suprema della Repubblica Islamica Khamenei.
Una posizione fortemente sostenuta dagli Stati Uniti e dal presidente Donald Trump visto che ormai i colloqui sul programma nucleare iraniano in Oman sono naufragati con la guerra iniziata venerdì scorso. Netanyahu ha detto chiaramente al popolo iraniano che l'obiettivo sono i governanti e non il popolo e di ribellarsi al regime islamico. Tanto che Elon Musk attraverso Starlink ha aperto internet in Iran proprio nella speranza che i cittadini si sollevino contro gli Ayatollah al governo. Ma torniamo alle posizione del Vecchio Continente.
Il Regno Unito di Keir Starmer e la Francia di Emmanuel Macron, anche se non lo dichiarano ufficialmente, hanno anche loro questo obiettivo e, come Trump e gli Usa, sono pronti a reagire militarmente contro Teheran laddove dovessero essere colpite le loro basi nel Golfo e nella regione mediorientale. L'Italia ha tradizionalmente una posizione più cauta con i Paesi arabi e non ha la caduta del regime islamico come obiettivo, stessa posizione della Spagna socialista di Pedro Sanchez e della Germania del cancelliere Friedrich Merz. Berlino, in particolare, non ha la capacità militare che hanno Londra e Parigi per sostenere Tel Aviv e anche per questo Merz tiene una linea più cauta simile a quella di Giorgia Meloni e degli altri Paesi europei minori.
E' evidente che una caduta di Khamenei, in una circostanza simile al crollo di Assad in Siria (anche se le condizioni politiche, religiose ed economiche sono molto differenti) toglierebbe le castagne dal fuoco e consentirebbe di far cessare il conflitto. La Russia di Vladimir Putin però ha un fedele alleato nel regime di Teheran, fornitore di droni a Mosca per attaccare l'Ucraina, e quindi il Cremlino, che ha siglato un accordo di stretta collaborazione con l'Iran pochi mesi fa, si oppone fortemente a questa ipotesi (anche se Putin e Trump si sono sentiti al telefono per cercare una soluzione pacifica, ma la strada appare più che in salita). Così come la Cina anche se Pechino nel caos in Medio Oriente è al momento più prudente.
Posizioni diverse, quindi, in una situazione convulsa e dalle conseguenze imprevedibili. I Paesi che hanno più forza militare e anche le armi nucleari oltre a basi nella regione - Usa, Regno Unito e Francia - sono i primi a difendere e sostenere Netanyahu. Gli altri, Italia e Germania in testa, ovviamente affermano che Teheran non deve avere la bomba atomica, posizione che la premier Meloni ribadirà al G7 in Canada, ma restano più defilati e sulla linea della diplomazia e non delle armi.
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