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L’Europa condanna Netanyahu, solo l’Italia di Meloni al fianco di Bibi

L’Europa condanna Netanyahu, solo l’Italia di Meloni al fianco di Bibi

L'Italia difende l'intesa

In Parlamento è tempo di mozioni su Gaza, ma Meloni e Tajani se la svignano per evitare figuracce. Conte e Schlein attaccano: “Siete ignobili”. Avs legge la lista dei bimbi uccisi. Ma il governo fa spallucce

Ronen Zvulun/Pool Photo via AP
Ronen Zvulun/Pool Photo via AP

Giorgia Meloni è assente, il ministro degli Esteri Tajani pure. Nell’aula della Camera sono all’odg le mozioni su Gaza e tutti sanno che sarà una corrida. A rendere la situazione particolarmente delicata però è il contesto. L’Europa, dopo mesi di esitazioni, si è lanciata, la maggioranza dell’europarlamento chiede l’interruzione dell’intesa commerciale con Israele ma l’Italia, come la Germania ha votato contro. Il Regno Unito sta già procedendo. Buona parte dei leader europei usano toni e parole molto più simili a quelli che in Italia adotta Giuseppe Conte che a quelli della premier e dei suoi ministri. Persino fra Trump e Netanyahu la tensione si taglia ormai con la sega elettrica. Insomma, in ballo non c’è più solo la consueta messa in scena parlamentare italiana ma la crescente eventualità di una ennesima e ancor più profonda divaricazione fra l’Italia e il resto d’Europa. Una faccenda seria di cui la sceneggiata parlamentare italiana è però un riflesso stavolta abbastanza fedele.

Bonelli, in aula, legge i nomi di alcuni bambini palestinesi uccisi e gli riesce quel che non era riuscito a Conte durante il premier time: i deputati si alzano. Dai banchi i 5S sono i primi a far sventolare le bandiere palestinesi. Avs fa lo stesso con appena qualche attimo di ritardo. I discorsi dell’opposizione sono fiammeggianti. L’avvocato Conte furoreggia: “L’Occidente si inginocchia di fronte al governo criminale di Netanyahu. Il governo Meloni è ignobile e continua a coprire i crimini di guerra”. Schlein è meno tribunizia: “Non dimentichiamo il 7 ottobre ma non giustifica il massacro di 15mila bambini. Il voto italiano contro la denuncia dell’accordo di cooperazione con Israele, nel Parlamento europeo, è uno scandalo e non ci rappresenta”. Basterebbe l’elenco degli interventi per capire tutto senza neppure bisogno di ascoltare. Per l’opposizione si iscrivono tutti i leader di partito, per la maggioranza parlano le seconde file. Ma anche se con toni estremamente soffusi, martellando molto più su Hamas che non su Netanyahu anche negli interventi e nella mozione di maggioranza, che sarà approvata, si avverte una presa di distanza da Israele palese.

Ancor più chiare le parole di Tajani, “Ho chiesto a Israele di fermare le operazioni militari che coinvolgono i civili e di fare entrare aiuti umanitari. Vogliamo il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi: la guerra a Gaza deve finire”, e del ministro della Difesa Crosetto:Mi ritengo amico di Israele come della Palestina, e distinguo Israele dalle scelte del Governo attuale, che non condivido. Abbiamo rispettato con rigore e in senso restrittivo le norme sull’export di armi verso Israele”. La discussione a Montecitorio è appena terminata quando diluvia sul bagnato con la notizia dei colpi sparati in aria dalle Idf a Jenin, in Cisgiordania, di fronte a una terrorizzata delegazione della Ue che include anche il viceconsole italiano Tutino Il ministro degli Esteri s’infuria, convoca l’ambasciatore israeliano alla Farnesina, sbotta: “Minacce inaccettabili. Il governo di Israele deve chiarire immediatamente”. Da Gerusalemme arrivano le scuse, che in realtà chiariscono poco. A Roma Conte passa al sarcasmo: “C’è voluta una sventagliata di mitra per svegliare Tajani”.

Non si tratta però di sonno ma di una difficoltà politica seria, che riguarda l’intero governo ma soprattutto la presidente del Consiglio in prima persona. Tra i capi di governo occidentali è stata forse la più vicina a Israele. Ha mosso, sottovoce, critiche. Mai condanne. Ha sempre bocciato l’ipotesi di un intervento drastico dell’Europa in termini di sanzioni, puntando invece sulla mediazione dei Paesi arabi. La mozione di maggioranza approvata ieri va esattamente in quella direzione ed evita di nuovo ogni parola di aperta condanna nei confronti del capo del governo israeliano. Ma la scelta di Netanyahu di procedere ignorando del tutto le pressioni internazionali, per non parlare dell’ “incidente” di ieri a Jenin che a meno di 24 ore dal voto del Parlamento europeo contro Israele è difficile immaginare come pure coincidenza, forzano la mano all’Europa e rischiano di costringere la premier italiana a una ennesima scelta difficile: schierarsi con l’Europa cambiando posizione in misura rilevante oppure restare attestata sulla linea di sempre. Anche a costo di arrivare a una nuova rottura con l’Europa prima ancora che si sia rimarginata la ferita del suo sbandamento filotrumpista.

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