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La piazza milanese per Gaza di Renzi e Calenda: un popolo, due leader. Prove di pace

La piazza milanese per Gaza di Renzi e Calenda: un popolo, due leader. Prove di pace

Ansa

Promessi per Gaza

I leader di Iv e Azione si ritrovano a Milano per "Due popoli, due stati, un solo destino”. Accomunati dalla politica estera. Boschi rivela: “Tutti ci chiedono di tornare insieme, Iv e Azione. Ma cominciamo da qui”. In teatro anche i riformisti del Pd

E fate pace! Anche il titolo dell’evento racconta ora la sorte di Renzi e Calenda: “Due popoli, due stati, un solo destino”. E due leader. Dal “fiume al mare” c’è adesso questa Milano, fra Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni, gli ingazati, ci sono adesso loro, i promessi Parenti, a Teatro, quello Franco (Parenti). Ci sono i riformisti del Pd, Guerini, che fa ponte con Roma, “sono il baricentro”, Gori, Picierno, Quartapelle, Madia, Fassino, Sensi, Verini, Lele Fiano, c’è Enrico Mentana, ma c’è anche la doppia bandiera cucita, Israele e Palestina, e chiaramente c’è qualche fischio, le proteste fuori. Ma è civiltà, dialogo, ragione, ore da Voltaire. Maria Elena Boschi rivela al Foglio: “Tutti ci chiedono di tornare insieme, Iv e Azione. Ma cominciamo da qui”. E fate pace!

Sarà difficile replicare questo strepitoso teatro, di Milano, diretto da una donna, una direttrice, Andrée Ruth Shammah, che non si è lasciata spaventare dalle minacce, i lucchetti alla porta, dalle ingiurie all’ingresso di balordi, i soliti, che urlano “dal fiume al mare”. Sarà difficile replicare questo negoziato di pace fra Renzi e Calenda, separati, ancora, da cinque sedie, separati anche quando fanno il loro ingresso al Teatro Parenti di Milano, prima Calenda, dopo Renzi, eppure vicini, in politica estera, vicini come quando Renzi dichiara: “Qui non si bruciano bandiere, la guerra è la negazione della politica. Israele ha il diritto di esistere così come lo stato di Palestina e, sia chiaro, noi non condividiamo la gestione di Netanyahu,”.

La brigata, ebraica, di Davide Romano, contesta Calenda, un palestinese inizia a urlare contro un’ebrea, ma non c’è il sudore degli scoppiati di piazza, i komunisti con la kappa che ieri mattina hanno violentato un aforisma di Brecht per andare contro il Pd, che hanno affisso sui muri di Roma lo sfratto di piazza: “Pd-Avs-M5s dov’erano fino a oggi?”. Il senatore Verini che è formidabile quando prende la curva dell’ironia, che è la scorciatoia dell’abbraccio, scherza e ci dice: “Le proteste a Calenda? Ma quello sarà stato Luciano Nobili” e Nobili, che è dietro, “assolutamente, no! Voglio bene a Carlo”.

Si entra a due a due, in questa sala di legno lucidissimo, e due sono i testimoni, l’ostaggio israeliano, rilasciato, Aviva Sigel, che racconta ancora sconvolta: “Sono stata rapita in pigiama, mio marito è rimasto ostaggio per 484 giorni sottoterra. Vi voglio dire cosa significa essere ostaggio”. Il suo doppio è Hamza Howidy dissidente palestinese anti Hamas, che si collega da Berlino. Sono i giorni del doppio. E’ doppia la coscienza di partito che ai riformisti del Pd impone il venerdì a Milano e il sabato a Roma, con la segretaria. Si sdoppia Fiano, il figlio di Nedo, il lume di Sinistra per Israele, che ai tg annuncia: “Domani (oggi) andrò a Roma, ma Sinistra per Israele non ha ricevuto le risposte che chiedeva”. Schlein, li ringrazi.

Giorgio Gori, che in città è già sindaco per acclamazione, si limita a rispondere ai giornalisti furfanti che “avrei preferito non dividermi con il mio partito sul referendum, sul Jobs act, è una divisione che ci fa male. Ma la segretaria la rispetto”. Si vogliono ancora bene, lui, il sarracino di Italia Viva, Davide Faraone, Guerini e Delrio, Madia e Quartapelle perché sì, è vero: sono stato renziani, si sono sentiti parte di qualcosa, solo allora, e hanno imparato a essere adesso nella striscia di minoranza. Renzi appena entra acclamato fa segno di no: “Non applaudite”. Picierno che è tostissima, sotto minacce dai russi, “sei tu l’occidente!”, è capace di scherzare: “E pensa come è messo l’occidente”. C’è la mamma di Calenda, la regista Cristina Comencini, che è la vera polizza di sinistra, perché come può Calenda, anche se volesse, un giorno… E’ invece di Mentana la frase più contestata, contro Netanyahu, lui che prende un prestito la canzone popolare, “il feroce monarchico Bava gli affamati con il piombò sparò” perché ora, dice Mentana: “La guerra di Israele non è più sete di giustizia ma di vendetta. Siamo noi che dobbiamo salvare Israele da questo sortilegio, questa Israele non è quella di Golda Meir, ma è solo suprematista”.

La mattina prima di partire per Milano, Calenda a Termini, al Foglio, confessava: “Ho cercato Renzi, io, era importante stare insieme, ma devo essere chiaro: non posso stare nel campo largo con le idee di Conte, e con Renzi”. Dice Calenda sul palco che “non è stato possibile stare insieme a Roma” e che bisogna dire basta all’involuzione che sta avendo Israele. Di quello che fa Hamas non me ne frega, sono terroristi, e vanno trattati da terroristi, ma mi importa, e molto, di quello che fa Israele. Dunque ora basta, non si può continuare solo perché Netanyahu vuole restare al potere”. Marianna Madia seduta vicino a Guerini conferma: “Ci vogliamo ancora bene, come allora. sì”. Facevano parte di una comunità, quella che Schlein vuole rieducare, “riparare”. Forse non torneranno mai più insieme, ma vederli, ancora, insieme, ha fatto pensare a due leader, due partiti (e mezzo; ci sono i riformisti del Pd) e un destino. E fate pace!

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