Le "rotte" di Guerini: "Meloni con la Ue, Salvini con chi sta? Lega incoerente. L'Ucraina è il cortocircuito di governo"


Il colloquio
"La smilitarizzazione dell’Ucraina equivale a consegnarla a Putin. È un opzione che non esiste. Salvini su von der Leyen. Pensavo fosse Orban ed era Salvini". I pensieri dell'ex ministro della Difesa e presidente Copasir
Lorenzo Guerini e le sue “rotte”. La smilitarizzazione dell’Ucraina? “Equivale a consegnarla a Putin. E’ un opzione che non esiste”. La pace in Alaska? “Non si può riconoscere alla Russia quello che non ha”. Noi europei? “Non rinunciamo a quello che siamo”. Parla l’ex ministro della Difesa, presidente del Copasir, Guerini il Cautissimo del Pd, e dice al Foglio: “Una maggioranza di governo non può sostenere tutto e il suo contrario. Una maggioranza deve dire con chiarezza con chi sta”. Guerini, c’è una presidente del Consiglio che sta con Kyiv e un alleato, Matteo Salvini, che dichiara che “von del Leyen può portare da bere a Trump, che l’Europa conta meno di zero”. Lei cosa porta: i sali a Meloni o una limonata a Salvini? “Che le devo dire? Visto che siamo a livello di battute mi permetto di scomodare il grande Massimo Troisi: pensavo fosse Orbán e invece era Salvini…”. Il generale Vannacci almeno è autentico, l’originale.
E’ normale avere un alleato di governo, Salvini, che sconfessa la politica estera del suo governo? Dice Guerini che “ormai viviamo una fase in cui coerenza e credibilità non sono più un valore. Viviamo con una maggioranza che su questi passaggi dice tutto e il suo contrario e lo fa senza alcun imbarazzo perché la politica è diventata come un menù al ristorante: ognuno prende la portata che più gli aggrada”. Meloni ha scelto l’Europa, e l’ha scelta insieme ad Antonio Tajani, ma Salvini è tornato alla fase brutalista. Da due giorni propone di radere al suolo campi rom, tifa, con ancora più amore, Trump che dice degli europei: “Dipendono da me”. Guerini parla di “caveat” e chiarezza che Meloni per prima dovrebbe esigere dall’alleato: “Chi governa deve comunicare con chiarezza dove sta. Deve dire quali caveat ritiene inderogabili per la pace in Ucraina e qual è la posizione dei partiti di governo sull’Europa, che giocano al dentro e fuori”. L’ex ministro lo definisce “il gioco di Salvini” ma è un gioco, spiega, che “rischia di essere a somma negativa per il nostro paese. Prima o poi lo schema per cui un pezzo del governo sta con von der Leyen e un pezzo contro andrà in cortocircuito”. E’ uno strambo agosto, il mese dei pensieri al sole. Meloni definisce “vergognosi” gli attacchi del Pd sul turismo e il Pd risponde che gli attacchi di Meloni sono “da Corea del nord”. Guerini, che non si accontenta delle piccole polemiche suggerisce di tornare a parlare di libertà, Ucraina e degli attacchi, questi sì, indecenti della Russia: “La smilitarizzazione dell’Ucraina significa consegnare quel paese alle mire imperiali di Putin. È semplicemente un’opzione inesistente che non a caso alberga solo nella testa di Medvedev o della Zacharova. E non può essere quindi la posizione dell’Italia. Non scherziamo”. Gli chiediamo se in Alaska si stia preparando una pace o solo la resa dell’Ucraina, e Guerini risponde che “in Ucraina c’è una guerra in corso per volontà di Mosca. Non c’è un conflitto tra due parti per rivendicazioni territoriali. C’è un’aggressione criminale da parte di Putin e un popolo, gli ucraini, che si difende dall’invasione. Si deve tenere bene a mente questo assunto incontrovertibile per impostare un negoziato concreto e giusto, per quanto possibile. Mi aspetto dagli Stati Uniti che partano da qui nel confronto con la Russia anche perché, a dispetto del mainstream che qualcuno ci racconta, non ci sono nemmeno le condizioni militari sul terreno per riconoscere a Putin ciò che non ha”. Gli domandiamo se sia vero che in Europa c’è chi tifa per il flop del vertice e Guerini rovescia la domanda: “In Europa, forse inconsapevolmente, c’è chi è stato funzionale alle mire imperialiste putiniane. Mi riferisco a chi ha avuto nel passato atteggiamenti ambigui verso quel regime. Sono il primo ad augurarmi che l’incontro in Alaska vada bene, ma bene significa arrivare a un cessate il fuoco, impostare un negoziato che abbia al primo posto le garanzie di sicurezza di Kyiv e la libertà degli ucraini di decidere del loro futuro, a partire dal rapporto con l’Ue. Vale a dire ciò che Putin ha cercato di negare con la scellerata e vergognosa aggressione del febbraio del ‘22”. Lo invitiamo a immaginare il mondo dopo Ferragosto. Sarà l’ordine o il disordine mondiale? E Guerini: “Viviamo una fase di disordine mondiale turbolenta. L’ordine mondiale non è mai pienamente esistito. Questa è una fase in cui si stanno ridefinendo rapporti di forza che definiranno nuovi equilibri, per quanto instabili. Ci stiamo arrivando con attori sempre più imprevedibili nei loro comportamenti e nelle loro scelte, come si sta vedendo con Trump sui dazi. Io credo che a noi, e intendo noi europei, competa vivere questa fase con concretezza, senza rinunciare a ciò che siamo: diritto internazionale, multilateralismo, giuridicizzazione dei conflitti per evitare che sfocino in confronti militari”. Il Pd che posizione avrà? Guerini pronuncia una parola: chiarezza. “E’ la chiarezza che sull’Ucraina ha usato Elly Schlein. Senza paura. Protagonisti in Europa ma un’Europa più forte non può che partire dalle sue capacità di difesa. Dobbiamo spiegare e convincere gli italiani che anche da qui passa il nostro futuro. Lisciare il pelo all’opinione pubblica è una pratica che va lasciata ad altri. Può dare ritorni immediati ma poi ti si ritorce contro perché ci sarà sempre un nuovo populista più populista di chi lo ha preceduto”. A questo punto finiamo rilanciando: Guerini, se Trump merita il Nobel (secondo Salvini) a Meloni diamo come minimo la gran croce di europeista? E lui: “Ah bene, ho capito che la chiacchierata è finita e torniamo alle battute scherzose iniziali…”.
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