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Licenziamenti illegittimi, la Consulta smonta un altro pezzo di Jobs Act: tetto di 6 mesi incostituzionale, era nei quesiti del referendum

Licenziamenti illegittimi, la Consulta smonta un altro pezzo di Jobs Act: tetto di 6 mesi incostituzionale, era nei quesiti del referendum

La decisione dei giudici

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse
Foto Mauro Scrobogna / LaPresse

I referendum sul lavoro promossi da Cgil e Partito Democratico hanno fallito all’appuntamento con le urne, dato il mancato quorum tra gli aventi diritto al voto, ma proprio uno dei quesiti posti dal sindacato viene smontato dalla Corte Costituzionale.

La Consulta ha infatti stabilito che è che incostituzionale il “tetto” di sei mensilità all’indennità risarcitoria in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese.

Il riferimento è all’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo numero 23 del 2015 (il Jobs Act di epoca renziana), là dove stabilisce che nel caso di licenziamenti illegittimi da parte di un datore di lavoro che non raggiunge i requisiti dimensionali dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (ovvero che non occupi più di 15 lavoratori presso un’unità produttiva o nell’ambito di un Comune e comunque non occupi più di sessanta dipendenti), l’ammontare del risarcimento “non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità” dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio.

Per i giudici della Corte Costituzionale imporre un simile limite massimo, fisso e insuperabile a prescindere dalla gravità del vizio di licenziamento, aggiungendosi alla previsione del dimezzamento degli importi indicati dallo stesso Jobs Act, fa sì che l’ammontare dell’indennità sia circoscritto entro una forbice così esigua da non consentire al giudice di rispettare i criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento del danno sofferto dal lavoratore illegittimamente licenziato, né da assicurare la funzione deterrente della stessa indennità nei confronti del datore di lavoro.

Per questo la Consulta esprime l’auspicio di un intervento del legislatore, dunque il Parlamento, sul tema dei licenziamenti di dipendenti di imprese sotto soglia: i giudici ricordano infatti che nella legislazione europea e anche in quella italiana (seppure in altri settori come la crisi di impresa) il criterio del numero dei dipendenti non costituisce l’esclusivo indice rivelatore della forza economica dell’impresa e quindi della sostenibilità dei costi connessi ai licenziamenti illegittimi.

La decisione della Corte Costituzionale è per il Partito Democratico “la certificazione delle ragioni dei promotori e dei 13 milioni di cittadini che hanno votato il referendum per rimuovere il tetto di sei mensilità alle indennità per licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 15 dipendenti. Erano dalla parte giusta”, dicono a caldo la deputata e responsabile Lavoro del Pd, Maria Cecilia Guerra, e il capogruppo dem in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.

La Corte “lo ha fatto usando le stesse motivazioni per cui quel referendum era stato promosso: la forbice fra 0 e 6 mesi non permette al giudice di tenere conto delle circostanze in modo adeguato, e il numero dei dipendenti non è indicatore corretto della forza economica dell’impresa. La Corte sollecita un intervento normativo che dia seguito alla pronuncia di incostituzionalità. Solleciteremo il governo a rispondere a questa richiesta della Corte anche presentando nei prossimi giorni una proposta di legge sul tema”, si legge in una nota dei due deputati Dem.

l'Unità

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