Malumori meloniani per la sfiducia degli alleati conservatori a Ursula


Foto LaPresse
un regalo prefestivo
Una mozione di sfiducia presentata dal conservatore rumeno Piperea porterà la Commissione europea giovedì prossimo alla conta in aula. Il M5s pronto a capitalizzare, imbarazzo tra gli eurodeputati leghisti mentre dal Ppe ridacchiano e si chiedono “La premier italiana sta con noi o coi populisti?”
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Bruxelles. La maggioranza Ursula va verso la radiografia in aula. Una mozione di sfiducia presentata dal conservatore rumeno Gheorghe Piperea porterà la Commissione europea giovedì prossimo alla conta in aula. Ma quella che doveva essere una grana per von der Leyen si sta trasformando in un regalo prefestivo per la presidente della Commissione Ue. Il voto consegnerà infatti alla tedesca, prima della pausa estiva, una lista dei buoni e dei cattivi, chiamando così il bluff dei socialisti che nei giorni scorsi minacciavano una crisi, e rompendo il giochino dell’ambiguità a chi, come Fratelli d’Italia, non ha mai ammesso di sedere nella sua maggioranza europea. La mozione di sfiducia arriva da destra ma stuzzica l’appetito anche a sinistra. Stando al testo depositato da Piperea, infatti, Ursula von der Leyen dovrebbe dimettersi per il suo operato nell’ambito dello scandalo Pfizergate, per aver usato la nuova legge digitale Ue per influenzare il voto nei singoli paesi e per aver approvato il Rearm Eu con la procedura d’urgenza.
I 77 firmatari provengono principalmente dai non iscritti, da Esn (il gruppo europeo dell’AfD) e da Ecr, la famiglia europea dei conservatori in cui siede Fratelli d’Italia. Il gruppo presieduto da Nicola Procaccini è infatti in difficoltà davanti al voto di giovedì, visto che tra i firmatari della mozione ci sono numerosi eurodeputati polacchi del PiS e rumeni di Aur, i partiti a cui i meloniani poche settimane fa hanno steso tappeti rossi sia a Roma che a Bruxelles per aiutarli nelle rispettive campagne elettorali. L’imbarazzo viene da un dettaglio tecnico non da poco: la mozione di sfiducia non prende di mira la sola von der Leyen ma tutta la Commissione, ovvero anche il suo vicepresidente Raffaele Fitto, rendendola assolutamente indigeribile per la delegazione meloniana. Fonti parlamentari rivelano infatti contatti serrati tra i dirigenti FdI e i loro alleati dell’Est per cercare di disinnescare il problema, ma senza successo. La quadra è: “ognuno per sé e Dio per tutti”. A tarda sera, ieri, infatti, fonti Ecr fanno sapere che la mozione è da trattare come “un’iniziativa individuale e non del gruppo”. Malumori destinati a volare a Napoli assieme ai deputati conservatori, per gli study days di Ecr al via poche ore dopo il voto sulla mozione.
Dal Ppe, intanto, guardano e ridacchiano: “Per Meloni è arrivato l’esame di maturità, sta con noi o coi populisti?”, gongola un dirigente. I popolari, infatti, da inizio legislatura invocano “un solco” che attraversa Ecr, dividendo “i populisti” con cui il Ppe non intende collaborare, dai “conservatori” con cui invece costruire un’alleanza stabile, solco su cui i tabulati di giovedì potrebbero offrire indicazioni precise di navigazione. I tre gruppi della tradizionale coalizione europeista, intanto, si chiamano fuori dalla questione. Socialisti e liberali, infatti, disinnescano rapidamente il problema annunciando che “non voteranno una mozione che arriva da destra”. Qualcuno nel Pd borbotta “che si sarebbe potuto almeno fare paura a Ursula un paio di giorni” – sono i postumi delle emozioni della visita di Schlein della settimana scorsa – ma la delegazione dem dovrebbe seguire ordinatamente il gruppo.
Imbarazzo anche tra i leghisti: le motivazioni alla base della mozione combaciano infatti appieno con le critiche mosse quotidianamente da Salvini e i suoi alla Commissione, “fosse per me la voterei anche adesso”, dice un eurodeputata del Carroccio “ma bisogna vedere cosa decide il gruppo”. Votare la sfiducia a Fitto sarebbe tuttavia per Salvini un guanto di sfida al suo governo, fronte che il segretario leghista forse non vuole aprire.
Pronti a capitalizzare, invece, dal Movimento 5 Stelle. Gli eurodeputati pentastellati per ora attendono che il gruppo della sinistra prenda una posizione ufficiale, ma anche se The Left – Avs inclusa – dovesse optare per l’astensione, il M5s potrebbe scegliere invece di segnare il punto. Difficile per i pentastellati infatti girare attorno al fatto che tra le motivazioni alla base della mozione appaiono infatti due loro cavalli di battaglia come quello dell’opposizione al piano di riarmo e allo scandalo Pfizergate. E a rendere il piatto ancora più invitante per gli uomini di Conte c’è anche la probabilità di uscirne come l’unica opposizione in Italia a Ursula von der Leyen, esattamente il messaggio che il leader M5s vuole mandare ai suoi elettori.
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