Matteo Ricci incassa l’ok di Conte, ma per l’eurodeputato è dura uscire dall’inchiesta


Matteo Ricci dopo l’interrogatorio dell’altro ieri nella caserma della Guardia di Finanza
Pesaro, 1 agosto 2025 – Giuseppe Conte scioglie la riserva e si fida di quanto riferito da Ricci, dopo l’interrogatorio, a favor di telecamere. Tuttavia, la spada di Damocle dell’inchiesta potrebbe accompagnare l’eurodeputato per tutta la durata della campagna elettorale. Ma al leader dei Cinque Stelle è bastato sapere che Ricci ha risposto alle domande degli inquirenti. Sapere (come ha tenuto a precisare il candidato Dem ai giornalisti) che ha dato anche un “contributo ulteriore”, è stata la ciliegina sulla torta. Conte, tuttavia, in quella stanza al secondo piano della caserma della Finanza in via Gagarin non c’era, e quanto detto tra quelle mura è coperto da segreto istruttorio.
Ma ha ugualmente convocato ieri una conferenza stampa per confermare il proprio sostegno. “Non ci sono ragioni allo stato per chiedere un passo indietro a Ricci – ha spiegato Conte – Sarebbe un brutto precedente, sarebbe fare di tutta l’erba un fascio”. Ricci ha potuto tirare un sospiro di sollievo: “Ringrazio il M5s – ha commentato a caldo – ora riprendiamo la campagna elettorale e cambiamo le Marche insieme”. La segretaria Pd Elly Schlein ha subito rilanciato: “Adesso andiamo a vincere insieme nelle Marche”. Per sciogliere la riserva, il M5s ha aspettato l’interrogatorio: “Abbiamo apprezzato che non si sia avvalso della facoltà di non rispondere – ha spiegato Conte – Se hai un incarico pubblico, il primo dovere è la massima trasparenza. Abbiamo apprezzato che abbia risposto con la massima puntualità e trasparenza”.
Appare però evidente che in quest’inchiesta ci sono tre teste, e finora una sola voce. L’avviso di garanzia che scuote Pesaro e le Marche ha un nucleo centrale saldo come un triangolo: Matteo Ricci, Massimiliano Santini e Stefano Esposto. Secondo l’imputazione provvisoria della Procura, tutti e tre avrebbero tratto vantaggi, patrimoniali o meno, da un sistema di affidamenti diretti alle associazioni Opera Maestra e Stella Polare. Ma solo uno, finora, ha scelto di parlare. È Ricci, l’ex sindaco oggi eurodeputato e candidato alle Regionali. Davanti ai magistrati non solo ha respinto ogni accusa, ma ha rilanciato: “Ho apportato anche un contributo ulteriore per l’accertamento della verità”. Una frase chirurgica, che non sembra frutto dell’improvvisazione. “Ulteriore” non è collaborazione generica, è un termine che presuppone qualcosa di concreto, misurabile. E infatti, secondo indiscrezioni, questo “qualcosa” potrebbe essere un frammento di chat, inviato dopo l’inizio della nostra inchiesta giornalistica. Un dettaglio che, se confermato, potrebbe avere un proprio peso. Ma basterà a convincere i magistrati? O serviranno anche le altre due bocche, per ora serrate, a confermare o smentire eventuali responsabilità? Santini, ex regista degli eventi cittadini, ha scelto il silenzio davanti agli inquirenti ma fuori ha promesso: “Parlerò al momento opportuno”.
Esposto, presidente di Opera Maestra, non ha aperto bocca nemmeno per sbaglio. Per lui ha parlato solo il proprio legale, Gherardo Saragoni Lunghi. “Avete avuto pressioni da parte della politica?”, gli abbiamo chiesto all’uscita dall’interrogatorio lampo in cui Esposto si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Su questo non vi posso dire altro” – ha risposto – perché comprometterei la posizione del mio assistito, quindi non posso dire altro”. Tre teste, tre strategie: chi prova a smarcarsi (Ricci), chi aspetta (Santini), chi si trincera (Esposto). Ma il doppio filo che li lega resta lo stesso. Se quella chat dovesse davvero emergere, potrebbe diventare la mossa che spariglia il tavolo. Oppure solo un indizio in più in un’inchiesta che però, fino a oggi, ha visto parlare una sola bocca. Le altre due, mute, continuano a guardare i magistrati. In silenzio. Ma per quanto ancora?
ant. mar.
İl Resto Del Carlino