Meloni crede nella pace, verso il rinvio del viaggio in Asia

Il percorso rimane "difficile". Ma Giorgia Meloni ci crede. Nonostante le diffidenze nei confronti di Mosca, ripetute in ogni occasione, questa volta quelli che fin qui sono stati definiti "spiragli" potrebbero portare davvero a un "processo di pace" per Kiev, tanto che la premier è pronta, per meglio seguire i prossimi "sviluppi" delle trattative, a rinviare una lunghissima missione nell'Indo-Pacifico (una decina giorni in visita ufficiale in 5 paesi, Bangladesh, Singapore, Corea del Sud, Vietnam e Giappone) che era in corso di pianificazione da mesi. Ma cade a fine agosto, proprio quando potrebbe concretizzarsi l'incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.
La premier dovrebbe trascorrere qualche altro giorno lontana da Roma, questa volta in Puglia, rimanendo comunque in contatto costante con i suoi interlocutori. E una decisione sul viaggio asiatico sarà presa "nei prossimi giorni", fa sapere Palazzo Chigi. Ma l'accelerazione impressa dagli americani, osservano ai piani alti del governo, è nelle cose: subito una nuova riunione a Washington, questa volta dei capi di Stato maggiore (per l'Italia ci sarà il generale Luciano Portolano) mentre in parallelo i consiglieri per la sicurezza nazionale inizieranno a lavorare sui testi, per scrivere il nuovo Trattato da sottoporre alle parti, sul modello dell'articolo 5 dell'Alleanza atlantica, che dia quelle "solide" garanzie di sicurezza che sono la premessa per una "pace duratura". L'idea è italiana, ripetono a tutti i livelli nella maggioranza e nel governo con un certo orgoglio, rivendicando il "riconoscimento" del ruolo di Roma avvenuto a Washington. Non la pensano così le opposizioni, che si chiedono come ci si possa fidare sia di Trump che di Putin e nemmeno della consistenza della soluzione sulle garanzie di sicurezza ("estravaganti" le definisce il leader M5s Giuseppe Conte).
Avere convinto anche gli americani a partecipare, per il governo è invece considerato un "successo" (e una precondizione perché il modello art.5 possa essere uno strumento efficace).
Certo pure in un clima buono gli "irrigidimenti" non sarebbero mancati. E Meloni, secondo le ricostruzioni degli italiani, avrebbe avuto un ruolo di mediazione con il presidente americano di sponda con il presidente finlandese Alexander Stubb - che con Trump ha sviluppato un certo feeling anche sul campo da golf - e con il segretario generale della Nato Mark Rutte.
C'erano da convincere gli Usa intanto sui tempi: prima le garanzie di sicurezza poi l'incontro Kiev-Mosca. E proprio per mettere a punto il nuovo strumento per assicurare protezione internazionale all'Ucraina gli europei avrebbero spinto per avere più tempo, e si sarebbe così passati dall'ipotesi di pochi giorni a quella di un paio di settimane come orizzonte per il bilaterale (o trilaterale si vedrà). E bisognava allo stesso modo assicurare che di eventuali cessioni di territori sarà solo Zelensky a discutere con Putin. Che, rimane la convinzione italiana, è in "difficoltà" perché non riesce a conquistare "sul terreno" la regione del Donbass. Per superare lo stallo, una proposta su cui Roma starebbe iniziando a sondare in via informale gli alleati sarebbe quella del "modello Cipro". Di fronte a una contesa sulla sovranità delle regioni al confine tra Russia e Ucraina, spiega una fonte di alto livello, si dovrebbe quindi esplicitare in un futuro accordo di pace che le due parti "rinunciano al riconquista per via militare".
ansa