Nato, il Pd demolisce l'accordo siglato da Meloni: "Il 5% vuol dire meno sanità e meno scuola pubblica, più tasse per gli italiani"

"L’intesa NATO è sbagliata perché è semplicemente insostenibile. Dal punto di vista finanziario e soprattutto per le conseguenze economiche e sociali che produrrà. Parliamoci chiaro: passare dal 2 al 5 per cento di spesa in difesa e sicurezza, sia pure in dieci anni, vuol dire più armi, sicuramente, ma inevitabilmente - se non si vuole fare ulteriore debito - meno sanità pubblica, meno scuola pubblica, più tasse. Una vera e propria stangata: questo sarà il risultato dell’accordo imposto da Trump alla NATO e avallato senza fiatare anche dal governo Meloni". Lo afferma ad Affaritaliani.it il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico.
"Nel 2025, prendendo per buona la riclassificazione delle spese militari annunciata da Giorgetti, l’Italia spenderà per la difesa e la sicurezza il 2% del PIL, cioè 45 miliardi di euro. In base all’accordo raggiunto oggi nel vertice NATO dovremo aumentare la spesa entro il 2035 dal 2% al 5% del PIL. In valore assoluto, secondo le stime dell’Osservatorio sulle spese militari italiane, da 45 miliardi nel 2025 a 145 miliardi nel 2035, con un aumento a regime di 100 miliardi di euro. Tra il 2026 e il 2035 l’Osservatorio stima una spesa aggiuntiva cumulata fino a 445 miliardi. Per trovare questi soldi senza aumentare ulteriormente il debito pubblico, che è già altissimo, lo Stato dovrà tagliare la spesa pubblica, a partire dalle voci più rilevanti (pensioni, sanità, istruzione, investimenti, pubblico impiego) e aumentare le tasse. Per dare qualche termine di paragone, l’aumento delle spese militari italiane derivante dall’accordo NATO (100 miliardi) è pari a tre quarti della spesa sanitaria (140 miliardi) ed è superiore alla spesa per istruzione (85 miliardi). Per quanto riguarda le tasse, 100 miliardi sono il triplo del gettito IRAP e cinque volte il gettito IMU", sottolinea l'esponente Dem.
"Per l’Italia, tutto questo rappresenta un impegno semplicemente insostenibile. Per l’Europa, una scelta strategicamente sbagliata, che aumenterà a dismisura i bilanci nazionali per la difesa senza alcun impegno serio di collaborazione su base europea, con il rischio concreto di impiegare in modo inefficiente e inefficace buona parte di queste risorse pubbliche".
"Noi avremmo seguito una strada radicalmente diversa. Ha fatto bene il premier spagnolo Sanchez a contestare l’accordo. Il rafforzamento della capacità di protezione militare europea passa da una difesa realmente comune. Progetti industriali comuni sui sistemi d’arma, innanzitutto: oggi nei 27 Paesi dell’Unione ce ne sono 178, contro i 30 degli USA. Abbiamo 20 modelli di aerei da combattimento, contro i 6 americani. Servono approvvigionamenti coordinati, bisogna sfruttare tutte le economie di scala possibili, per usare in modo molto più efficace rispetto ad oggi i tanti soldi già stanziati per la difesa in Europa, circa 330 miliardi di euro che salgono a 400 comprendendo anche il Regno Unito. I leader dei paesi europei della NATO, Meloni in testa, hanno preferito compiacere il presidente americano, ma così facendo si sono assunti una pesantissima responsabilità nei confronti dei loro cittadini", conclude Misiani.
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