Palermo celebra Falcone, aperto il Museo del presente

L'unico fuori programma è stato il Silenzio suonato dal trombettiere della polizia di Stato qualche minuto prima dell'ora della strage. Per il resto il 33esimo anniversario dell'eccidio di Capaci è andato in scena secondo copione. Con le manifestazioni organizzate da Maria Falcone, la sorella di Giovanni Falcone, il magistrato assassinato dai clan, e il corteo delle associazioni che da anni stigmatizzano le celebrazioni istituzionali giudicandole inutili passerelle.
Le due anime dell'antimafia si sono ritrovate sotto l'Albero Falcone, la magnolia cresciuta davanti alla casa in cui il giudice viveva. Gli oltre 2mila cittadini che hanno sfilato per le strade della città al grido di "Non chiedeteci il silenzio" sono arrivati però che la cerimonia era praticamente terminata. "Ci hanno voluto escludere", ha detto qualcuno alludendo alla anticipazione del silenzio e quindi della conclusione della commemorazione. Secca la smentita dalla Fondazione Falcone che parla di mero errore.
La giornata della memoria era iniziata con il messaggio del Capo dello Stato che ha lanciato un monito sull'importanza di continuare l'opera di sradicamento della mafia "cogliendo le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l'impegno civico cede il passo all'indifferenza".
Parole che richiamano quelle dei magistrati in prima linea nella lotta ai boss come il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e quello di Roma Francesco Lo Voi che hanno denunciato le infinite risorse delle cosche, pronte a sfruttare le nuove tecnologie, e le falle del sistema carcerario che non impedisce ai capimafia detenuti di continuare ad avere contatti con l'esterno. "In 40 anni c'è stata una grande affermazione di giustizia. La mafia tende a sparare meno e a spargere meno sangue ma non per questo è meno insidiosa, perché contamina le istituzioni pubbliche e le principali stazioni appaltanti. C'è stata una trasformazione anche grazie a un' azione culturale ma dobbiamo stare molto attenti alle espressioni moderne", ha confermato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che, insieme ai ministri della Giustizia e della Cultura Carlo Nordio e Alessandro Giuli ha partecipato alle cerimonie della Fondazione Falcone.
I tre esponenti del governo hanno visitato il Museo del Presente, l'area espositiva di Palazzo Jung voluta dalla Fondazione in ricordo delle vittime della mafia. Un'iniziativa piaciuta a Giuli secondo il quale "la cultura è l'antitesi della mafia perché Cosa nostra attecchisce tra l'ignoranza, la bruttezza e l'isolamento sociale". Mentre Nordio ha voluto ricordare "il contributo di sangue" dato dai magistrati nella lotta alle cosche.
In mattinata la premier Giorgia Meloni aveva ribadito che il contrasto alla criminalità organizzata resta una delle priorità del governo. Ne dubita il Pd, con il deputato Giuseppe Provenzano in testa, "l'esecutivo fa retorica".
"Nemmeno un impegno su ciò che concretamente servirebbe a cominciare dal correggere gli errori compiuti da questa destra, come le norme sul limite di 45 giorni alle intercettazioni sulla ricerca dei latitanti", ha detto. Mentre a palazzo Jung, sede del nuovo museo, si celebrava il ricordo, migliaia di studenti incontravano i magistrati nella piazza della Memoria, all'esterno del tribunale.
"Devo dire che da quando sono nominato presidente questa è forse l'emozione più forte", ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi. Un momento molto toccante, come toccanti sono state le parole di Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo Borsellino, ucciso in via D'Amelio il 19 luglio di 33 anni fa tornata a chiedere la verità sull'attentato a suo padre.
ansa