Seleziona la lingua

Italian

Down Icon

Seleziona Paese

Italy

Down Icon

Perché Pier Silvio Berlusconi ha scaricato Tajani

Perché Pier Silvio Berlusconi ha scaricato Tajani

La probabile discesa in campo

L’attuale leader di FI “è bravissimo, ma serve di meglio”. Lo ius scholae? “Sono contrario”. “Mio padre in politica a 58 anni, io ne ho 56...”

Photo collage Imagoeconomica
Photo collage Imagoeconomica

Se non è un avviso di sfratto per Antonio Tajani ci manca pochissimo. Se non è un annuncio di imminente discesa in campo ci si avvicina parecchio. Piersilvio Berlusconi avrebbe dovuto illustrare in conferenza stampa i nuovi palinsesti Mediaset e lo ha anche fatto con piglio battagliero, annunciando anche tra le righe il ritorno di Andrea Giambruno, l’ex di Giorgia: “È un bravo giornalista”. Ma nel tradizionale incontro annuale con la stampa a Cologno Monzese la tv è passata inevitabilmente in secondo piano.

L’ad di Mediaset aveva in tutta evidenza molta più voglia di parlare d’altro. Di politica. La crociata del vicepremier azzurro sullo Ius Scholae viene affossata senza pietà: “Sono favorevole al principio ma non lo ritengo una priorità. Sono più contro che a favore perché non è il momento: non mi pare una delle cinque priorità del Paese”. Sentenza capitale. L’erede ci tiene anche a sottolineare che con quella proposta lui e la sorella Marina non c’entrano niente: “È assolutamente falso che Tajani porti avanti quella proposta seguendo le indicazioni ideali di Marina”. Anche se certo, papà ce l’ha insegnato, “i diritti vanno difesi sempre e a prescindere”. Al momento giusto però, in tutta evidenza. Salvini più che soddisfatto, incassa, applaude, ironizza: “Partita chiusa, tema archiviato. Se ne occuperà la sinistra fra trent’anni. Se vincerà”. Il bersagliato prova senza riuscirci a nascondere l’imbarazzo: “Siamo in perfetta sintonia. Neanche per me lo Ius Scholae è una priorità”. Cosa ne parla a fare ogni santo giorno, allora?

Il leader azzurro sente la poltrona vacillare. L’azionista di maggioranza del partito che dirige finge di elogiarlo ma in realtà lo pugnala: “Tajani è bravissimo, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Ma non significa che non si possa fare di meglio. È ora di avere un pensiero nuovo nel senso di apertura e visione del futuro, il che non significa necessariamente gente più giovane”. In effetti un uomo di 56 anni come lui non lo si può definire anagraficamente giovane. Ma è difficile non pensare che si veda perfettamente adeguato alla missione di rendere il partito fondato da papi “una forza liberale e moderata che guarda al centrodestra ma con una spinta progressista”. Lui non conferma e non smentisce: “Oggi non penso alla politica ma guardando al futuro non escludo di poter un giorno dire: c’è una sfida completamente nuova, perché no?”. È solo una possibilità fra le tante e comunque remota. Ma il piede nell’acqua Berlusconi junior lo ha infilato e un paio di frasette autorizzano a sospettare che l’idea sia più ricorrente di quanto il soggetto non voglia ammettere.

Ricorda che se lui ha 56 anni il padre si buttò in politica a 58. Confessa di essere spesso “assalito” da gente che lo apprezza “e questa passione che mi travolge tendo a farla coincidere con la politica”. E quando afferma che il padre, se vivo, “si sarebbe scatenato, avrebbe fatto la qualunque anche sfiorando l’eccessivo per cercare di fermare le guerre in Ucraina e a Gaza” è impossibile non leggere in controluce una critica acuminata rivolta prima di tutti al ministro degli Esteri, cioè al solito Tajani, ma poi anche alla premier. Piersilvio cerca in realtà di rassicurare Giorgia. Saluta il suo governo come “uno dei migliori d’Europa”. Si dice convinto che la premier “stia facendo il meglio e il massimo”. Ma c’è poco da rassicurare. La differenza tra lui e l’attuale leader sta nel fatto che Tajani può ambire a rendere Fi di nuovo protagonista, persino competitiva con FdI senza per questo insidiare la posizione della leader. Si è sempre sforzato con successo di chiarire che anche le sue palesi ambizioni non costituiscono minaccia dal momento che la sua politica sui diritti non guarda all’elettorato di FdI ma a quello centrista anche orientato a sinistra.

Berlusconi è un’altra cosa. Il figlio del Cavaliere non può scendere in campo per meno della premiership. Se mai farà il gran passo, la sfida con Giorgia sarà immediata e inevitabile. Per lo stato maggiore Mediaset potrebbe essere un problema. L’azienda ha bisogno di andare quanto più possibile d’accordo con il governo e proprio per questo ogni volta che sono entrate in circolazione voci di dissenso tra la famiglia del Cavaliere e la coalizione del medesimo Marina si è affrettata a dissiparle con dichiarazioni di assoluta solidarietà con la presidente. Dunque se vorrà provarci davvero Piersilvio dovrà prima convincere lo stato maggiore dell’azienda, che in materia è sempre stato molto prudente, e forse la stessa sorella.

l'Unità

l'Unità

Notizie simili

Tutte le notizie
Animated ArrowAnimated ArrowAnimated Arrow