Perché una tassa patrimoniale per i super ricchi è urgente: l’appello di 7 premi Nobel

I ricchi sempre più ricchi
La proposta dei sette Nobel - lo spiegano loro stessi - non punta a una politica di “uguaglianze” ma semplicemente a ridurre poco poco le diseguaglianze che negli ultimi anni sono aumentate smisuratamente.

L’Ocse (l’organizzazione dei 38 paesi occidentali e capitalisti più sviluppati) ha fornito i dati sui salari. Potevamo aspettarcelo: siamo maglia nera. Ultimi. Moltissimi paesi hanno avuto nell’ultimo quadriennio un aumento del potere d’acquisto dei salari, alcuni hanno avuto riduzioni sensibili, tra lo zero e il 4 per cento (L’Australia ha toccato il 4 per cento di riduzione) ma nessuno si è avvicinato al crollo del 7 e mezzo per cento dei salari italiani. Giorgia Meloni raramente parla di questo problema. E fugge, fugge lontano quando qualcuno propone un salario minimo di 9 euro l’ora, che sarebbe comunque uno dei più bassi d’Europa. Giorgia Meloni ribatte dicendo che però in Italia vola l’occupazione.
È vero? Ecco i dati dell’Ocse. L’occupazione in Italia sale solo tra gli over cinquanta. In particolare tra i pensionati. Il tasso di disoccupazione in Italia è al 6,5 per cento ed è molto superiore alla media europea del 4,9 per cento. Il tasso di occupazione invece è al 63 per cento contro il 70 per cento della media europea. Diciamo che anche sul tasso di occupazione (spinto dai bassi salari e dalla riduzione del costo del lavoro accompagnato dalla crescita dei profitti) siamo in fondo alla classifica. Cosa vuol dire? Due cose. Che in Italia esiste, più ancora che negli altri paesi dell’Occidente capitalistico, un problema gigantesco di eccesso nelle differenze sociali. E che la ricchezza è distribuita in modo folle, e cioè in modo da rendere sempre più vasta l’area della povertà e della semi povertà. Dunque sono indispensabili misure come il salario minimo e una riforma fiscale che sposti risorse ingenti verso i gradini bassi della scala sociale. E in questo ragionamento entra in pieno la proposta di tassa “patrimoniale”. In che cosa consiste? Nell’introdurre un prelievo fiscale sui grandi patrimoni, o – meglio – sui patrimoni grandi e medi. Perché è questo l’unico modo per tassare davvero la ricchezza.
È stato pubblicato qualche giorno fa da Le Monde un appello lanciato da sette premi Nobel americani e francesi. Daron Acemoglu (MIT, Nobel 2024), George Akerlof (Georgetown University, Nobel 2001), Abhijit Banerjee (MIT, Nobel 2019), Esther Duflo (Collège de France e MIT, Nobel 2019), Simon Johnson (MIT, Nobel 2024), Paul Krugman (CUNY, Nobel 2008) e Joseph Stiglitz (Columbia, Nobel 2001). In questo appello si osserva che i grandi miliardari di tutto il mondo pagano tasse irrisorie rispetto all’entità del loro patrimonio. La percentuale oscilla dallo 0,1 per cento per i miliardari francesi allo 0,6 per cento per i miliardari americani. Per miliardari si intendono persone che dispongono di un patrimonio superiore ai 100 milioni. In Francia si tratta di circa 1800 persone. L’appello dei Nobel auspica l’introduzione di una tassa patrimoniale. E fa sua la proposta di un giovane economista, Gabriel Zucman, che ha sollecitato l’introduzione di una patrimoniale del 2 per cento. Se questa patrimoniale fosse applicata solo a chi possiede più di 100 milioni, si potrebbero raccogliere ragionevolmente, in Francia, circa 5 miliardi all’anno. Se poi la patrimoniale fosse estesa, ad esempio, a chi possiede un tesoro di più di dieci milioni, si potrebbe raddoppiare o triplicare questa cifra. Attualmente questi miliardari francesi pagano più o meno centomila euro all’anno di tasse.
La proposta dei sette Nobel – lo spiegano loro stessi – non punta a una politica di “uguaglianze” ma semplicemente a ridurre poco poco le diseguaglianze che negli ultimi anni sono aumentate smisuratamente. Frenare il continuo drenaggio della ricchezza verso l’alto. Oggi, se provi a ragionare sulla tassa patrimoniale o sul salario minimo, in Italia, vieni considerato un estremista pericoloso e sicuramente un utopista. E anche in America è così. In America addirittura Trump ha fatto approvare dal Parlamento una riforma che diminuisce le tasse ai ricchi, e soprattutto ai miliardari, e finanzia questa misura tagliando la sanità a circa 15 milioni di poveri. Eppure gli stessi premi Nobel spiegano che la loro analisi e la loro proposta non risponde a una spinta ideale gauchista. Semplicemente al buon senso. La sinistra italiana riuscirà ad assumere queste posizioni di buonsenso? E spiegare che il riformismo – il riformismo moderato – è quello dei Nobel americani e francesi, e non le proposte reazionarie di Trump, o quelle di chi vorrebbe una flat tax in Italia, che vuol dire che i ricchi pagano le stesse tasse dei poveri (in sfregio alla Costituzione), o di chi pensa che liberismo – liberismo vero – voglia dire semplicemente protezione dei più ricchi?
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