Sfiducia a von der Leyen, il Parlamento Ue boccia la mozione: FdI non partecipa, maggioranza Ursula in difficoltà

Il voto a Strasburgo

Come ampiamente prevedibile, visti i numeri del Parlamento Europeo, giovedì l’Eurocamera ha bocciato la mozione di censura nei confronti della Commissione europea e della sua presidente Ursula von der Leyen.
Su 553 europarlamentari presenti, 360 hanno votato contro, 175 a favore e solo 18 si sono astenuti. Per la sfiducia serviva una maggioranza di due terzi, dunque almeno 480 europarlamentari su 719, ma i 360 voti contrari sono comunque meno di quanti hanno eletto von der Leyen un anno fa, 401. Che non ci fossero possibilità di un voto favorevole era chiaro, non a caso durante la votazione la stessa von der Leyen era assente dall’aula di Strasburgo: si trova infatti a Roma per la conferenza sulla ripresa dell’Ucraina organizzata dal governo italiano.
A presentare la mozione era stato l’europarlamentare romeno Gheorghe Piperea, del partito di estrema destra Alleanza per l’unità dei romeni (AUR), che fa parte di ECR, il gruppo dei Conservatori e Riformisti in cui siedono gli eletti di Fratelli d’Italia.
Gruppo ECR che paradossalmente si è profondamente spaccato all’esito del voto: gli europarlamentari meloniani, che pur non facendo parte della maggioranza Ursula esprimo con Raffaele Fitto uno dei vicepresidenti, hanno scelto di non partecipare al voto, mentre la restante parte del gruppo, dai romeni di AUR fino ai polacchi di PiS, Diritto e Giustizia, hanno votato a favore della mozione assieme ai Patrioti e a Europe of Sovereign Nations, gli altri due gruppi di estrema destra presente a Strasburgo, alla sinistra di Left e al Movimento 5 Stelle.
I Socialisti e Democratici di S&D, in cui la componente più numerosa è quella italiana con i rappresentanti del Partito Democratico, dopo aver discusso per giorni sull’ipotesi di astenersi hanno alla fine scelto di votare contro la mozione assieme ai Popolari e ai liberali di Renew, le altre due componenti della maggioranza. Tra le fila dei socialisti una trentina gli eletti che non hanno partecipato al voto, tra cui i sette italiani Benifei, Gori, Gualmini, Ricci, Strada, Tarquinio e Zan.
Una decisione non facile visto il progressivo spostamento a destra della commissione von der Leyen, dai migranti al Green Deal, soprattutto a causa del pressing dei Popolari: il PPE in molte votazioni non ha avuto problemi a votare assieme ai vari gruppi di estrema destra presenti nell’Eurocamera.
Alla mozione di sfiducia, che non veniva votata al Parlamento dal lontano 2014, si è arrivati per il cosiddetto “Pfizergate”, ovvero alle modalità con cui nel 2021 der Leyen negoziò direttamente con l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, anche scambiandosi sms con lui, la fornitura di circa 1,8 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid-19,
Quei messaggi divennero oggetto di inchieste giornalistiche con diverse testate che chiesero a Bruxelles di poterli vedere: la Commissione però si Commissione si rifiutò di renderli pubblici dicendo che erano irreperibili, senza specificare in che modo fossero spariti. Il New York Times fece causa e a maggio di quest’anno il Tribunale dell’Unione europea, che ha dato ragione alla testata statunitense. Da qui la mossa dei gruppi di estrema destra di presentare una mozione di censura contro von der Leyen.
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