Vannacci & Rizzo show, attacchi a Papa e poteri forti nel surreale confronto tra estremisti
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La sensazione di assistere a un testacoda è evidente quando a un certo punto del discorso, pur con formule differenti, Roberto Vannacci e Marco Rizzo arrivano a concordare sull’esistenza del grande piano architettato da finanza e multinazionali, d’accordo con la politica, per riempire l’Europa di immigrati africani in modo da abbassare il costo dei salari. Il generale europarlamentare della Lega (ma indipendente) nella scorsa campagna elettorale aveva evocato la X Mas e ora dice «il comunismo è sempre stato per il rispetto della cosa pubblica, le leggi in quei paesi bene o male sono sempre state rispettate». L’ex militante del Pci, politico di primo piano in Rifondazione e Comunisti italiani, oggi alla guida di Democrazia sovrana popolare, loda la X Mas «fino al 1943. Dopo c’è stato Junio Valerio Borghese, e tutto l’attacco che hanno fatto a Roberto (Vannacci) è basato su un equivoco voluto». Questo all’interno del ricordo di un esponente Pci, Luciano Barca, che stava «nella segreteria nazionale con Enrico Berlinguer, non con la Schlein. Loro non stavano sul carro del Gay Pride». «Mi pare che il giudizio su fascismo e nazismo sia netto a questo tavolo, dopo 80 anni l’antifascismo oggi è usato per motivi elettorali da passerella» aggiunge subito dopo. Vannacci annuisce, ma resta in silenzio.
Insomma, è più o meno questo il clima all’incontro sulla sicurezza organizzato dal sindacato di polizia Siulp all’hotel Fortino, nella notte imbrattato da una scritta, “Racist go away”, che il segretario provinciale del sindacato Eugenio Bravo definisce «vergognosa». Dopo quasi due ore di questo fil rouge, non è quindi così surreale notare la ricomparsa nelle prime file di Roberto Rosso - non l’attuale senatore di Forza Italia, ma l’ex assessore regionale Fdi finito sotto processo e in attesa di un nuovo appello - in qualità di spettatore interessato. E che lo stesso Rosso si dica «compatibile con le idee di Rizzo, che dice cose oggettive, mentre Vannacci è troppo a destra per me». Politici ce ne sono pochi, anche leghisti. Sul palco il consigliere comunale Giuseppe Catizone. Uditore libero, il radicale Silvio Viale.
Nelle sue intemerate Vannacci sulla sicurezza arriva ad attaccare papa Francesco, «in questo momento sta passando un brutto periodo (sic) e mi dispiace, però quando si va in carcere e si chiede la comprensione nei confronti dei criminali.... Prima la chiederei nei confronti delle vittime della criminalità». Prima il leader del Mondo al contrario, dato in procinto di formare un proprio partito, si era scagliato contro l’ideologia woke, contro la sinistra «che vuole questa immigrazione incontrollata». Rizzo esulta per la vittoria di Trump («In America è in atto una disarticolazione del sistema» dice usando un frasario da vecchio marxista), attacca l’Europa che è «agli ultimi spasmi», i radical chic, i giornalisti che sono «il partito del pensiero unico». Quasi si aspetta la firma di un’intesa politica fra i due, «ma discutiamo delle idee, prima che dei partiti» dice a metà intervento. La sala gremita, associazioni e comitati cittadini, militari, sindacati delle forze dell’ordine, applaude convinta.
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