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Vitalizi, la lunga battaglia degli ex parlamentari che hanno perso metà dell’assegno

Vitalizi, la lunga battaglia degli ex parlamentari che hanno perso metà dell’assegno

I vitalizi per chi ha occupato uno scranno in Parlamento non verranno ripristinati. Gli ex parlamentari che avevano fatto ricorso contro la Camera dei deputati per il ripristino delle indennità dovranno farsene una ragione. Il Collegio di Appello della Camera ha confermato l'impianto della delibera Fico del 2018 con cui è stato introdotto il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari. Respingendo il ricorso presentato da circa 900 ex parlamentari.

Tra i deputati del passato che avevano presentato ricorso, c’è anche l’ex parlamentare Ilona Staller, la pornodiva Cicciolina, eletta nelle liste del partito Radicale nel 1987 e rimasta in carica fino al 1992. Ma riguarda anche molti altri, tra cui Paolo Guzzanti, gli ex sindaci di Napoli Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino, l’ex sindaco di Imperia, Claudio Scajola, poi Fabrizio Cicchitto, Claudio Martelli, Margherita Boniver. Accanto a loro Italo Bocchino, Mario Landolfi, Gianni Alemanno, Mario Capanna, l'ex magistrata Tiziana Maiolo, l'ex olimpionica Manuela Di Centa, l'ex vicepresidente del Csm Michele Vietti, Giovanna Melandri e Angelino Alfano.

Cosa sono i vitalizi?

I vitalizi sono una rendita vita natural durante concessa a chi ha svolto la funzione di parlamentare o di consigliere regionale. Nel 1954 alla Camera e nel 1956 al Senato furono istituite, in regime di autodichia (autonomia parlamentare), le Casse di previdenza a carico dei bilanci interni e solo in piccola parte alimentate dai versamenti dei parlamentari. Queste casse, in attivo, furono soppresse nel 1968 e fu creato il vitalizio vero e proprio a carico dei bilanci di Camera e Senato, concesso a chi aveva concluso 5 anni di mandato.

Cosa prevedono le modifiche del 2012?

Nel 2012 Camera e Senato hanno abolito i vitalizi e deciso che dall'inizio della XVII legislatura si sarebbe passati alla pensione calcolata su base contributiva, cioè sui contributi effettivamente versati dai parlamentari. Il diritto alla pensione quindi adesso matura dopo 4 anni e 6 mesi di attività e la pensione arriva dopo il compimento del 65 anno. Ma gli ex parlamentari prendono ancora il vecchio vitalizio.

2018: il M5S ottiene il taglio dei vitalizi pregressi

Nel 2018, i 5Stelle vanno al governo e Fraccaro diventa il ministro per il Rapporti con il Parlamento. Ma la sua principale attività è la lotta al vitalizio. E conduce una battaglia sul metodo: non serve una legge, devono essere l'ufficio di presidenza della Camera e del Senato a tagliare i vitalizi con una semplice delibera. Fa pressioni sul presidente Roberto Fico. Alla fine la spunta e nel luglio del 2018 l'ufficio di presidenza vara una delibera che ricalcola con il metodo contributivo i vitalizi. E li taglia. Ad ottobre seguono anche Maria Elisabetta Casellati e Palazzo Madama. La delibera dispone il ricalcolo retroattivo dei vitalizi secondo un metodo contributivo, che ha portato a rideterminare le somme percepite dagli ex parlamentari con tagli che in alcuni casi hanno superato l'80%.

La rivolta degli ex parlamentari

Contro la decisione avevano inizialmente presentato ricorso oltre 1.300 ex parlamentari, ma una parte delle posizioni, soprattutto quelle relative ai ricorrenti più anziani, sono state già risolte con sentenze precedenti e in particolare con quella del 2022 che ha dichiarato l'illegittimità del quoziente utilizzato per il ricalcolo dei vitalizi nella delibera Fico, che era stato elaborato con la consulenza dell'allora presidente dell'Inps, Tito Boeri.

La sentenza del 2022 non è stata la sola a portare a una revisione dei tagli ai vitalizi. Oggi la media delle decurtazioni oggetto del ricorso si aggira tra il 30 e il 50 per cento.

repubblica

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