Mancano 500 pediatri, tre su quattro in tre regioni del Nord

Mancano almeno 502 pediatri di famiglia e la maggior parte delle carenze si concentra in tre grandi regioni del Nord: Lombardia, Piemonte e Veneto. E' la stima che arriva da Fondazione Gimbe in una analisi che tiene conto anche della riduzione demografica, che tuttavia non allevia le carenze di medici. In alcune aree si supera il massimale di 1.000 assistiti per pediatra mentre entro il 2028 ne andranno in pensione 2.598. Il pediatra di libera scelta (PLS) - o pediatra di famiglia - è il medico per la tutela della salute di bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 13 anni. Ad ogni bambino, sin dalla nascita, deve essere assegnato per accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale. "Le segnalazioni sulla difficoltà di accesso al pediatra - dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - arrivano oggi da tutte le Regioni, evidenziando criticità ricorrenti: complessità burocratiche, carenza di risposte da parte delle Aziende Sanitarie Locali, pediatri con un numero elevato di assistiti e impossibilità, per molte famiglie, di iscrivere i propri figli nella lista di un medico pediatra. Una situazione che genera disagi rilevanti e richiede interventi organizzativi urgenti, per garantire la continuità dell'assistenza pediatrica, soprattutto ai più piccoli e ai più fragili". "Il vero nodo - sottolinea il presidente - è che la carenza di oltre 5.500 medici di medicina generale, già evidenziata da una nostra precedente analisi, rischia di lasciare scoperti i ragazzi 'ricusati' dal pediatra, che potrebbero non trovare un medico di medicina generale. In molti casi, quindi, l'unica soluzione resta l'estensione delle deroghe al massimale, alimentando un circolo vizioso di sovraccarico e riduzione della qualità dell'assistenza pediatrica". Secondo l'Annuario Statistico del Ssn 2023, pubblicato dal ministero della Salute, nel 2023 i pediatri in attività erano 6.706, ovvero 702 in meno rispetto al 2019 (-9,5%). "Una riduzione - commenta Cartabellotta - solo in parte compensata dal calo demografico". A preoccupare è anche il progressivo invecchiamento della categoria: la quota di pediatri con oltre 23 anni di specializzazione è passata dal 39% nel 2009 al 77% nel 2023, segno di un ricambio generazionale sempre più rallentato. Complessivamente, l'81,2% della popolazione Istat tra 6 e 13 anni risulta seguita da un Pls, con marcate differenze regionali: dal 92,6% della Liguria al 60,7% della Sardegna. In termini assoluti, la media nazionale è di 900 assistiti per PLS: superano il massimale di 1.000 assistiti la Provincia Autonoma di Bolzano (1.139), il Piemonte (1.119) e il Veneto (1.008). "Con un simile livello di saturazione - spiega Cartabellotta - il principio della libera scelta viene spesso ostacolato: in molte aree del Paese diventa difficile, se non impossibile, trovare un pediatra disponibile, sia nelle zone interne o periferiche, sia nei grandi centri urbani. In altre parole, la situazione reale è spesso più critica di quanto lascino intendere i numeri".
Il 75,7% delle carenze si concentra in 3 sole grandi Regioni del Nord: Lombardia (180), Piemonte (108), Veneto (93). Al contrario, in 9 Regioni (Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e Umbria) non si rileva alcuna carenza, poiché la media di assistiti è inferiore a 850. "In realtà - precisa Cartabellotta - è necessario considerare due aspetti fondamentali. Anzitutto, l'ultimo contratto ha innalzato il rapporto ottimale da 600 a 850, 'assorbendo' di fatto una quota consistente delle carenze registrate al primo gennaio 2023. In secondo luogo, una stima su base regionale non intercetta le carenze localizzate, che si manifestano in territori a bassa densità abitativa, zone disagiate e aree montane".
ansa