Tumori: cresce l’adesione agli screening, ma al Sud i test faticano a decollare
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Cresce in Italia l’adesione agli screening preventivi per i tumori che, nel caso della mammografia, hanno superato i valori pre pandemia, ma rimane una forte differenza geografica con il Sud che registra la partecipazione più bassa. Lo affermano i dati della sorveglianza Passi dell’Istituto superiore di sanità relativi al 2023-2024 secondo cui “il 75% delle donne fra i 50 e i 69 anni si è sottoposto allo screening mammografico a scopo preventivo”. Ma non è trascurabile la quota di 50-69enni che non si è mai sottoposta a una mammografia a scopo preventivo o lo ha fatto in modo non ottimale: 1 donna su 10 non ha mai fatto un esame mammografico e quasi il 15% riferisce di averlo eseguito da oltre due anni.
“Lo screening – sottolinea Maria Masocco, che coordina la sorveglianza - avviene per lo più nell’ambito di programmi organizzati dalle Asl a cui partecipano più della metà delle donne alle quali sono dedicati riducendo notevolmente le disuguaglianze sociali di accesso alla prevenzione. Per la gran parte delle donne meno istruite o con maggiori difficoltà economiche l’offerta pubblica rappresenta l’unica possibilità di fare prevenzione del tumore della mammella”.
La quota di donne che si sottopone allo screening mammografico, infatti, è maggiore fra quelle più istruite o con maggiori risorse economiche, fra le donne di cittadinanza italiana rispetto alle straniere e fra le donne coniugate o conviventi. La copertura disegna uno squilibrio Nord-Sud con una copertura totale dell’86% al Nord, 80% al Centro e solo del 62% nelle Regioni meridionali. Il Friuli Venezia Giulia (90%) è la Regione con la copertura maggiore, la Calabria (46%) quella con le coperture totali più basse. Negli anni, tuttavia, il gap geografico si è ridotto e la quota di donne che si sottopone a mammografia a scopo preventivo è aumentata, grazie soprattutto all’aumento dell’offerta/adesione ai programmi organizzati avvenuta ovunque nel Paese.
La copertura nazionale dello screening colorettale, invece, resta ancora piuttosto bassa: nel biennio 2023-2024 il 47% degli intervistati nella fascia di età 50-69 anni riferisce di aver eseguito un test a scopo preventivo. “Vi è una forte variabilità da Nord a Sud - sottolinea l’Iss - anche in questo caso a sfavore delle Regioni meridionali dove la quota di persone che si sottopone allo screening raggiunge appena il 30%, nel biennio 2023-2024, valore che raggiunge il 55% nelle Regioni centrali e il 62% fra i residenti nel Nord Italia”.
La gran parte delle persone che ha effettuato lo screening colorettale lo ha fatto nell’ambito di programmi organizzati dalle Asl (39%), mentre quello eseguito su base spontanea (ossia al di fuori dell’offerta delle Asl) è poco frequente (quasi 8%).
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