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Ambiente, cure green salva-coralli: biopasta intelligente e cerotto antibiotico

Ambiente, cure green salva-coralli: biopasta intelligente e cerotto antibiotico
(foto da Pixabay)
Operazione tricolore salva-coralli: una biopasta intelligente per restaurarli e un cerotto antibiotico per curarli sono le nuove armi green nate da una collaborazione tra il MaRhe Center dell’università di Milano-Bicocca, l’unità Smart Materials dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) e l’Acquario di Genova. Missione: trovare soluzioni innovative e ‘verdi’ per la conservazione dei reef. “Minacciate dai cambiamenti climatici e sempre più vulnerabili”, le barriere coralline sono “ecosistemi cruciali per la biodiversità marina e la sopravvivenza di molte comunità costiere”, ricordano gli scienziati. “Risorsa fondamentale per pesca e turismo, svolgono un ruolo chiave negli equilibri ecologici globali” e vanno salvaguardate studiando “soluzioni innovative che uniscano ecocompatibilità, efficacia e rapidità d’intervento”.
La prima novità, descritta sulla rivista ‘Advanced Materials’ – spiegano i protagonisti dell’alleanza – è una biopasta completamente biodegradabile, in grado di ancorare i coralli e allo stesso tempo di accelerarne la crescita grazie alla tecnologia della mineralizzazione elettrochimica. Si chiama ‘Active Biopaste’, contiene olio di soia modificato e grafene, e una volta mescolata indurisce in modo controllabile diventando un substrato solido e conduttivo per ancorare frammenti di corallo e stimolarne la proliferazione. “Ciò che rende unica la nostra soluzione è l’integrazione di due funzioni fondamentali in un solo materiale innovativo – afferma Gabriele Corigliano, primo autore dello studio, dottorando in Scienze marine alla Bicocca e nell’unità Smart Materials Iit – Da un lato questa pasta semplifica il fissaggio dei coralli, rendendolo più sicuro e affidabile sia nei vivai subacquei sia sulla barriera corallina. Dall’altro, grazie alle sue proprietà conduttive, stimola la crescita dei coralli attraverso la Mat (Mineral Accretion Technology), una tecnica che utilizza correnti elettriche a bassa intensità per depositare su strutture metalliche carbonato di calcio, il materiale impiegato dai coralli per costruire i propri scheletri. A differenza della Mat tradizionale, non sono più necessarie strutture permanenti, scongiurando il rischio di corrosione e inquinamento nel tempo. Nel complesso, il nostro approccio favorisce attivamente la crescita dei coralli ed è sicuro per la vita marina”. “Cerchiamo di spingere al massimo le attuali conoscenze nel campo della scienza dei materiali, al fine di produrre tecnologie che siano efficaci e multifunzionali sott’acqua, ma che lo siano nel rispetto dell’ambiente e in accordo con gli obiettivi di sostenibilità indicati dalle Nazioni Unite – aggiunge Marco Contardi, ricercatore MaRhe Center Bicocca e unità Smart Materials Iit – Questo approccio ci permette di fabbricare materiali con l’idea di essere usati in mare e per il mare, tenendo sempre presente gli effetti durante e dopo il loro utilizzo, per esempio la biodegradazione”. Per Simone Montano, professore associato al Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra e vicedirettore del MaRhe Center di UniMiB, “questo studio rivela il profondo cambiamento che sta coinvolgendo le Scienze marine. La sinergia nata tra i tre gruppi di ricerca dimostra come lo sviluppo di tecnologie innovative e sostenibili consenta di guadagnare il tempo necessario affinché le politiche di mitigazione producano effetti concreti. Solo con sforzi congiunti come questo potremmo permettere alla natura di tornare al suo equilibrio originale”.

Alla stessa collaborazione si deve la seconda soluzione, protagonista di uno studio sulla rivista ‘One Earth’. Il primo autore è Vincenzo Scribano, dottorando dell’università di Milano-Bicocca e dell’unità Smart Materials dell’Iit, che ha sviluppato un sistema eco-compatibile per la somministrazione mirata di antibiotici ai coralli malati: una sorta di cerotto che unisce un film idrofilo caricato con antibiotici e realizzato con chitosano (polimero che deriva dai crostacei) a un sigillante naturale idrofobico a base di cera d’api e oli vegetali di girasole e lino, tutti materiali naturali che una volta degradati non danneggiano ‘ecosistema marino. “Questa tecnologia – illustra Scribano – ci permette di curare i coralli da malattie aggressive che tendono a danneggiarne i tessuti e a diffondersi rapidamente nelle barriere coralline. Grazie al doppio strato, gli antibiotici vengono rilasciati esclusivamente sulla zona infetta del corallo e la somministrazione è isolata grazie alla pasta sigillante che ne previene la diffusione nell’ambiente marino. La tecnologia si è dimostrata particolarmente efficace contro una malattia della famiglia delle necrosi tissutali, molto diffusa nelle acquaculture”. Nei test in acquario, la terapia ha bloccato la progressione della malattia in oltre il 90% dei casi trattati.

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