Delta, presto pronta al decollo la nuova navicella Virgin Galactic per turisti spaziali

Delta, la nuova navicella tutta viola con cui Virgin Galactic porterà un’altra tornata di turisti spaziali in volo suborbitale, dopo averne portati 23 fin dal suo esordio nel 2014 con il modello Unity, si staglia a grandezza naturale davanti ai miei occhi, su una delle piste dell’aeroporto di Le Bourget a Parigi durante il Paris Air Show, la vetrina globale dell’aviazione e dell’aerospazio.
Poi accende i motori e decolla, lanciandosi fuori dall’atmosfera: l’anteprima, benché molto convincente, è solo un’illusione ottica resa possibile dal visore di realtà aumentata Apple Vision Pro, ma quello che è reale è l’impegno a costruirla in tempo per partire con i primi lanci nel 2026.
“La stiamo già iniziando ad assemblare a Phoenix: Carbon Aerospace sta costruendo l’ala e la fusoliera, mentre Bell Textron sta realizzando i nostri sistemi di controllo e della coda, che è in grado di ruotare in alcune fasi del volo”, mi spiega Mike Moses, presidente di Virgin Galactic, che prima di arrivare nella società del miliardario Richard Branson ha lavorato alla NASA nel programma Space Shuttle, partecipando a circa 75 missioni.
“L’esperienza sarà analoga a quella offerta con la precedente navicella, anche se più piacevole, perché chi viaggia subirà delle forze pari a 3G, inferiori a quelle sperimentate prima: dopo essere decollati con l’astronave madre e aver raggiunto la quota di circa 15mila metri in un’ora, Delta [che è ancorata sulla sua pancia, ndr.] si staccherà e accenderà il razzo che la porterà a raggiungere in 25 secondi la velocità di Mach 3, ovvero tre volte quella del suono [circa 1200 km l’ora, ndr.] per salire fino a uscire dall’atmosfera, dove la coda si piegherà e farà capovolgere il velivolo. Qui i passeggeri, che rimarranno senza peso per circa 4 minuti, potranno ammirare la Terra dai finestrini sul tetto, prima di riallacciare le cinture e rientrare alla base”.
La novità dunque qual è?
Che con Unity i tempi per i controlli e la manutenzione tra un volo e l’altro erano molto lunghi e così riuscivamo a fare una sola missione al mese, mentre con Delta riusciremo a fare due missioni la settimana, con tre giorni di controlli a terra sufficienti ad assicurare la totale sicurezza.

Come ci siete riusciti?
Lo abbiamo fatto grazie all’utilizzo, per la progettazione e l’ingegnerizzazione, degli strumenti tecnologici forniti da Dassault Systèmes, azienda che è leader nel settore aeronautico ed aerospaziale. Grazie alla loro piattaforma 3DX, utilizzata per la prima volta per i voli spaziali commerciali, siamo riusciti a fare diverse cose [mentre Moses parla col visore Apple vedo tutti gli interventi principali sui componenti, l’avionica, eccetera, ndr.]: anzitutto a modificare il design in modo da abbreviare i tempi di ispezione, per esempio dell’attuatore dello stabilizzatore orizzontale, che ha bisogno di continua manutenzione, ma ora possiamo controllare in poche ore, perché più facilmente raggiungibile, anche perché c’è una quantità di pannelli di accesso alla strumentazione e ai componenti tre volte superiore a quanto era presente in Unity. Senza contare che abbiamo testato a terra nuovi materiali che permettono di essere utilizzati per molte più missioni. Inoltre usare 3DX ci ha permesso di diminuire il peso dell’astronave di 1.100 chili. È così che da 4 passeggeri per ogni volo passeremo a 6, più i 2 piloti.

Quanti voli e quante navicelle contate di programmare?
Ogni esemplare di Delta potrà volare 2 volte la settimana per tutto l’anno, portando così un totale di circa 650-700 persone fuori dall’atmosfera, un balzo enorme rispetto al passato. Questo permetterà nel primo anno di rispondere alle prenotazioni esistenti, che ad oggi vedono 700 persone in attesa di volare. Ma progettiamo di costruire una seconda navicella, per iniziare a creare una piccola economia di scala. Anche grazie al fatturato annuo, che sarà di circa 450 milioni di dollari per navicella.

Quanto costerà il volo?
Non abbiamo ufficializzato il prezzo, ma il biglietto dovrebbe costare attorno ai 600mila dollari [un aumento rispetto ai 200mila dei primissimi tempi, poi portati a 450mila, ndr.].
Un prezzo non proprio alla portata di tutti. Quando Richard Branson ha annunciato la nascita di Virgin Galactic la promessa era che un giorno il turismo spaziale sarebbe diventato di massa…
Se consideriamo quello che è avvenuto nell’aviazione civile possiamo pensare che se oggi tutti possono prendere un volo low cost, agli inizi volare era un’esperienza riservata a pochissime persone molto ricche. Non abbiamo rivelato quanto costerà costruire una nuova navicella, ma i costi di Delta sono nettamente inferiori a quelli di Unity. Inoltre se pian piano riusciremo a costruire una piccola flotta e più di uno spazioporto, potremmo arrivare a volare una o due volte al giorno. È inevitabile che grazie all’economia di scala questo permetterà di abbassare i prezzi dei biglietti, anche se credo ci vorranno ancora dieci anni perché il sogno di Richard possa iniziare a concretizzarsi. Sicuramente diventeremo l’azienda più economica che offre voli suborbitali. E anche se bisognerà spendere una cifra considerevole, assicuriamo che vedere la Terra in volo a gravità zero, è un’esperienza che cambia la vita. E poi c’è un’ultima considerazione da fare quanto al mercato.
Quale?
C’è grande richiesta di fare ricerche scientifiche in condizioni di microgravità, ma l’accesso all’ISS è molto complesso e richiede tantissimo tempo, oltre al fatto che una volta spedito sulla stazione spaziale un prototipo deve restarvi per tanto tempo e quindi essere perfetto. Per questo penso che si svilupperà in parallelo un mercato di persone che vorranno usare i nostri voli per fare esperimenti ripetuti nel tempo, a costi certamente inferiori.
La Repubblica