Kepler-10c, il mistero del pianeta extrasolare completamente ghiacciato


Kepler-10c è un pianeta extrasolare, che gira attorno a una stella diversa dal nostro Sole, ed è noto da più di un decennio. Oggi, grazie a una ricerca internazionale guidata dall’Italia, sappiamo essere un mondo completamente ghiacciato.
Usando le osservazioni effettuate con il TNG, Telescopio Nazionale Galileo posto alle isole Canarie e specializzato nella ricerca di pianeti che ruotano attorno ad altre stelle, è stato svelato l’enigma che ha affascinato gli scienziati sin dalla sua scoperta di Kepler 10c nel 2011: come mai è così massiccio e al tempo stesso così relativamente piccolo.
Sta a circa 560 anni luce dalla Terra, molto vicino in termini astronomici, irraggiungibile per noi oggi come oggi, ed è stato inizialmente classificato come una “mega-Terra”.
Ha infatti una massa di ben 17 volte la Terra ma un raggio solo 2,35 volte più grande, è quindi molto più denso di noi. Come mai questa densità così elevata, si sono chiesti per anni gli studiosi, e ora il recente lavoro del gruppo internazionale di astrofisici, guidati da Aldo Bonomo dell’Inaf, Istituto Nazionale di Astrofisica, pubblicato su una importante rivista professionale del campo, può farci capire il perché: il pianeta potrebbe essere interamente ghiacciato.

Finora si pensava che la densità elevata di Kepler-10c fosse dovuta al fatto che era un pianeta roccioso, come la nostra Terra, ma lo studio a guida italiana ha portato a riconsiderare la questione: è possibile che Kepler-10c sia un mondo composto principalmente da un grande nucleo di acqua, solidificata in forma estrema, racchiuso da un guscio di materiali rocciosi e metallici.
Con questa scoperta si aprono però nuovi problemi, come sempre nella ricerca scientifica: il pianeta deve essere rimasto in uno stato ghiacciato fin dalla sua formazione, e l’età del sistema di pianeti della stella Kepler-10 è stimata a circa 10 miliardi di anni, più del doppio del nostro e certamente più della Terra, di cui stimiamo un’età di 4 miliardi di anni.
Mantenere un intero pianeta ghiacciato per un periodo così lungo richiede condizioni particolari ed estreme, come l’esistenza di un’atmosfera primitiva e la mancanza di una qualsiasi attività geotermica: in pratica un po’ di atmosfera che si ghiaccia per le temperature estreme dell’universo e nessun vulcano, geyser o simile che scalda il pianeta stesso. Sarebbe quindi un water world, un mondo in cui la componente acqua è preponderante.
“L’esistenza dei ‘water world’ è stata prevista teoricamente, ma non ne abbiamo ancora una conferma certa”, ha dichiarato Aldo Bonomo dell’Inaf di Torino, che ha guidato i ricercatori Inaf e universitari di Padova, Torino e Milano, “La prova del nove dell’esistenza di questi pianeti dovrebbe venire dallo studio delle loro atmosfere con il telescopio spaziale James Webb perché ci aspettiamo che essi abbiano delle atmosfere particolarmente ricche di vapore acqueo”.
James Webb, il più potente telescopio spaziale esistente, di Nasa, Europa e Canada sta effettivamente inanellando una scoperta dopo l’altra, date le sue prestazioni eccezionali, impossibili per un telescopio terrestre.
Ad oggi, conosciamo oltre 5.000 pianeti extrasolari confermati, ma molti altri sono in attesa di verifica. Questi pianeti, che orbitano attorno a stelle diverse dal nostro Sole, offrono una varietà straordinaria di caratteristiche: mondi rocciosi come Kepler-452b, giganti gassosi come HD 209458b, e pianeti con atmosfere estreme come WASP-121b.
Kepler-10c è un esempio di come ogni scoperta ci porti ad altre domande, ad esempio se davvero è completamente ghiacciato, come ha fatto a formarsi e rimanere stabile.
Nella ricerca di nuovi pianeti, con la segreta speranza di trovare una nuova Terra, ogni nuovo passo avanti ci avvicina alla risposta alla domanda che gli umani si fanno da sempre: siamo soli nell’universo?
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