La rivoluzione dell’IA secondo Mark Zuckerberg: superintelligente e personale

“Stiamo iniziando a vedere primi barlumi di auto-miglioramento con i modelli, il che significa che lo sviluppo della super intelligenza è prossimo”. In una lunga intervista al programma di TITV The Information, Mark Zuckerberg ha delineato la sua visione per il futuro di Meta e dell'intelligenza artificiale, e in particolare di quella che molti già chiamano “superintelligenza”, o AGI: "Penso che dovremmo preparaci all’idea che possa essere pronta nei prossimi 2-3 anni”. Dichiarazioni di principi, ambizioni elevatissime, tecnologie mai viste prima: e però le frasi del Ceo di Meta sono arrivate a volte spezzettate, e disturbate, a causa di problemi all’audio.
Mentre aziende come OpenAI, Anthropic e Google si concentrano sull’automazione del lavoro, la visione di Meta si differenzia nettamente. “Ci sono cose che le persone valorizzano nella vita – le relazioni, la cultura, la creatività, il divertimento – non solo la produttività”, ha spiegato Zuckerberg.
È da qui che nasce il concetto di personal super intelligence, un’intelligenza artificiale non solo potente ma soprattutto vicina agli utenti. “È come agli albori di Internet, quando ci si chiedeva se sarebbe servito alla produttività o all’intrattenimento. La risposta, ovviamente, era: a tutto. Lo stesso accadrà con l’AI”, ha aggiunto.
Meta Superintelligence LabsA incarnare questa visione è la nascita dei Meta Superintelligence Labs (MSL). Zuckerberg ha annunciato investimenti di centinaia di miliardi di dollari in infrastrutture di calcolo, sostenuti da un modello di business “altamente efficiente e capace di generare ampi capitali”. Il piano infrastrutturale è di scala epocale. Il primo supercluster, chiamato Prometheus, da 1 gigawatt, sarà operativo nel 2026. A seguire, il progetto Hyperion, che potrà scalare fino a 5 gigawatt: “Solo uno di questi impianti copre un’area significativa di Manhattan”, ha affermato il CEO. Per accelerare i tempi, Meta ha adottato una strategia innovativa: la costruzione di tende anti-uragano all’interno delle quali assemblare GPU e reti, operando 24 ore su 24. Una rivoluzione nell’approccio alla realizzazione dei data center, che però lascia aperti gli interrogativi sulla sostenibilità ambientale: i consumi dei cluster multi-gigawatt equivalgono infatti a quelli di milioni di abitazioni.
La guerra dei talentiUn altro fronte decisivo è quello del reclutamento. Meta sta attirando alcuni dei migliori ricercatori al mondo, offrendo pacchetti retributivi senza precedenti. Zuckerberg ha risposto direttamente alle critiche sui compensi, definiti “esagerati” da molti osservatori: “Molte delle cifre riportate non sono corrette, ma è un mercato molto competitivo. Se stai investendo centinaia di miliardi in calcolo, ha senso cercare i migliori 50 o 70 ricercatori al mondo”. Tra le acquisizioni più clamorose c’è Alexandr Wang, ex CEO di Scale AI, ora Chief AI Officer di Meta, insieme a tutto il suo team, grazie a un investimento diretto da 14,3 miliardi di dollari. Con lui, anche Nat Friedman (ex GitHub) e Daniel Gross (ex Safe Superintelligence), oltre a numerosi ex membri di OpenAI, Google DeepMind e Anthropic, inclusi i co-creatori di GPT-4o.
Wang e Friedman guideranno i Superintelligence Labs, che riuniscono i team dei modelli Llama, le divisioni di prodotto e il centro di ricerca FAIR (Fundamental AI Research). “Non ci serve un team numeroso. Basta un gruppo ristretto capace di tenere tutto in testa”, ha detto Zuckerberg, che ha sintetizzato così la sua filosofia: “Voglio il minor numero di persone possibile che riportano a me direttamente e il maggior numero di GPU disponibili”.
Gli occhialiReclutati i talenti, costruiti i server, rimane da chiarire il modello di business. Aziende, ovviamente, governi, con ogni probabilità, ma anche utenti comuni. E qui Zuckerberg ha le idee chiare: “Continuo a credere che gli occhiali rappresentino il miglior form factor per l’AI: possono vedere ciò che vedi, ascoltare ciò che ascolti, e puoi interagirci per tutta la giornata”. Ma la sua prospettiva va oltre una semplice interfaccia: “Quando riusciremo a integrare un display e proiettare ologrammi all’interno, potremo creare un’interfaccia utente completamente personalizzata”. Zuckerberg immagina un futuro in cui questi dispositivi diventeranno assistenti sempre presenti nella nostra vita quotidiana. “Arriveremo al punto in cui, mentre ti muovi nel mondo, potrai avere conversazioni supportate dagli occhiali. In quasi ogni conversazione che faccio, ci sono almeno cinque cose su cui vorrei tornare, ma non lo faccio mai per tutte. In futuro, saranno gli occhiali a seguirle per te, se lo desideri”. Non si tratta più di gadget, ma di strumenti fondamentali per l’efficienza mentale. “Oggi, chi ha bisogno di una correzione visiva ma non indossa occhiali, è in una condizione di svantaggio cognitivo. In futuro, sarà lo stesso per chi non avrà gli occhiali AI: si troverà in uno stato di svantaggio cognitivo”.
L’evoluzione di LlamaIl lancio di Llama 4, avvenuto ad aprile, ha ricevuto una risposta tiepida dalla comunità di sviluppatori. I tre modelli (Scout, Maverick e Behemoth) rappresentano un salto tecnologico importante grazie all’architettura mixture-of-experts e alle capacità multimodali native, ma non sono riusciti a conquistare il mercato come sperava l’azienda. Meta è in ritardo rispetto ai concorrenti? “Il settore si muove sempre più in fretta”, ha ammesso Zuckerberg. “Noi fissiamo i nostri obiettivi, ma il contesto cambia prima ancora che li raggiungiamo”. La nascita dei Superintelligence Labs e l’enorme investimento in infrastrutture e talenti segnano però un deciso cambio di passo. Meta ora punta a colmare il divario, forte di un modello finanziario in grado di sostenere velocità, ambizione e capacità di attrazione.
La superintelligenza trasformerà anche MetaOltre agli impatti sui consumatori, il CEO di Meta prevede che l’AI cambierà radicalmente anche il modo in cui Meta costruisce i suoi stessi prodotti: “Cambierà tutto il nostro sviluppo software. I nostri ingegneri saranno molto, molto, molto più produttivi”. Già oggi, ha spiegato, alcuni modelli basati su Llama 4 stanno migliorando da soli: ottimizzano autonomamente l’algoritmo di Facebook e altri sistemi di AI interni. È il primo passo concreto verso loop di auto-apprendimento integrati in produzione.
Zuckerberg ha concluso l’intervista con una dichiarazione che va oltre le ambizioni della sua azienda: “Credo che questo sarà l’inizio di una nuova era per l’umanità. E sono impegnato a fondo a fare tutto il necessario perché Meta guidi questa trasformazione”. L’ultima volta, con il Metaverso, non è andata benissimo.
La Repubblica