Le reti sanno benissimo dove sta andando l’IA generativa

Ogni giorno ci affidiamo a una rete: per telefonare, navigare su internet o inviare un messaggio su WhatsApp.
Ma le reti non sono solo strumenti di connessione. Sono autostrade attraverso cui si propaga il futuro. Mischa Dohler, vicepresidente di Ericsson, studia non solo le reti mobili ma anche le tecnologie di frontiera che le sfrutteranno. Per questo le sue previsioni suonano come sentenze: “Entro il 2030 - afferma - il 20% della popolazione mondiale utilizzerà agenti IA in grado di interpretare video e immagini tramite dispositivi indossabili”.
Per conto di Ericsson, Dohler analizza dalla Silicon Valley come le tecnologie emergenti - dall’IA generativa alla realtà estesa - si integrano con il 5G e il 6G.
Dohler fa anche parte del consiglio consultivo per lo spettro di Ofcom [l'autorità di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito] e del comitato tecnico che suggerisce alla FCC statunitense come integrare IA e machine learning per gestire in modo più efficiente lo spettro.
Ma nella vita voleva fare altro, non è così?
“Sognavo di diventare un musicista classico. Ma ho preso una laurea in ingegneria delle telecomunicazioni”.
Ha comunque pubblicato cinque album. Oggi si sente più minacciato dall'IA come ingegnere o come compositore?
“Forse i musicisti sono più a rischio. L’IA non comporrà una nuova canzone di Beyoncé, ma farà qualcosa di molto simile e la gente lo adorerà”.
Lei usa l’intelligenza artificiale?
“Sfrutto molto ChatGpt [di OpenAI, ndr] e Claude [di Anthropic], e negli spostamenti casa-lavoro converso a voce con Gemini [di Google]. Imparo molte cose, mi sembra di fare il tragitto insieme a una persona”.
Sono le reti, in parte, a renderlo possibile. Se la latenza è bassa, le risposte del chatbot sembrano più umane.
“È qui che il 5G fa la differenza, soprattutto nella protezione della velocità dei dati quando si è in movimento”.

Secondo l'ultimo Ericsson Mobility Report, l’IA generativa rappresenta solo lo 0,06% del traffico dati totale sulle reti mobili. Come si spiega tutto questo?
“Stiamo consumando soprattutto video. È questo che alimenta il traffico in downlink, cioè i dati trasmessi dalla rete verso il telefono: pensiamo ai video di Instagram o TikTok. L’uplink invece [i dati inviati dal dispositivo verso la rete, ndr] è spinto soprattutto da ciò che condividiamo attivamente, come le videochiamate con familiari e amici”.
Cosa cambierà in futuro?
“Il flusso di clip prodotte dall’IA generativa aumenterà di 10 volte, quindi crescerà il traffico in download. E poi si diffonderanno occhiali per la realtà aumentata, visori e altri dispositivi che produrranno traffico in uscita”.
Quanto è forte la spinta dei wearable?
“Meta ha rivisto al rialzo le sue proiezioni di vendita dei Meta Ray-Ban [occhiali smart che permettono di conversare con la Meta AI, ndr]. Entro il 2030 saremo nell’era dell’uplink”.
Le reti saranno pronte?
“Già oggi stiamo implementando tecnologie di network slicing, dedicando porzioni della rete esclusivamente al traffico in upload e download per app immersive. E poi stiamo riducendo la latenza di handover [quando ci si sposta da una cella all’altra, ndr] alle decine di millisecondi necessari per garantire che ChatGpt o Gemini funzionino bene quando siamo in movimento”.
Cos’altro serve?
“Abbiamo bisogno che gli operatori aggiornino al 5G Standalone e che utilizzino appieno l’intera banda media, così da garantire la massima capacità e copertura. I regolatori devono guardare al futuro, al 2030 e oltre. Se seguiamo l’attuale traiettoria, ogni operatore in Europa avrà bisogno di circa un gigahertz di spettro complessivo, tra bande medie e centimetriche dello spettro elettromagnetico”.
In passato, grazie al 5G, ha duettato a distanza con sua figlia. Cosa renderà possibile il 6G?
“Potremo far parte di un’orchestra distribuita a livello globale. Tutti i musicisti riceveranno segnali audio e visivi in tempo reale. Grazie a funzionalità radar, il sistema capirà l’ambiente e potrà posizionare virtualmente gli altri musicisti nella mia stanza. Saranno avatar indistinguibili da persone vere”.
Meta sta reclutando i migliori talenti dell’IA della Silicon Valley con bonus milionari. Che impatto sta avendo questa strategia?
“Sta cambiando il modo in cui si genera ricchezza. Oggi pochissime persone con una mente super creativa hanno a disposizione un intero esercito di agenti AI per realizzare gran parte della loro visione. In generale vediamo un’ondata di licenziamenti causata dall’IA generativa”.
È preoccupato?
“Non troppo. Presto avremo molta potenza intellettuale libera. Se sarà abbinata alla fame di costruire qualcosa di nuovo, assisteremo a una rinascita. Che magari non partirà dalle solite grandi aziende, ma da piccole startup”.
La Repubblica