Può un’IA prevedere da una foto la speranza di vita di un paziente oncologico?

Un’intelligenza artificiale in grado di stimare l’età biologica di una persona a partire da una semplice fotografia del volto. Non un gioco via app da scaricare sullo smartphone. Ma uno strumento scientifico in grado di fornire indicazioni significative sullo stato di salute e sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici. Il nome del progetto è FaceAge ed è stato raccontato in uno studio pubblicato su The Lancet Digital Health e condotto da ricercatori del centro Mass General Brigham.
L’addestramento dell’Intelligenza artificiale di FaceAgeFaceAge è stato addestrato su oltre 56.000 immagini di volti di persone presumibilmente sane, di età pari o superiore ai 60 anni, e poi testato su oltre 6.000 pazienti con diagnosi di tumore negli Stati Uniti e nei Paesi Bassi. Il sistema ha rivelato che i pazienti oncologici tendevano ad apparire mediamente cinque anni più vecchi rispetto alla loro età cronologica, e che un aspetto visivamente più invecchiato era associato a un tasso di sopravvivenza inferiore, indipendentemente da altri fattori clinici.
Nei pazienti affetti da tumori avanzati in trattamento palliativo, l’integrazione di FaceAge nei modelli predittivi ha migliorato l’accuratezza della previsione della sopravvivenza (AUC da 0,74 a 0,80. AUC, Area Under the Curve, in italiano "area sotto la curva", è una misura statistica utilizzata per valutare le prestazioni di un modello di classificazione in ambito medico). Questo suggerirebbe di conseguenza che l’età biologica stimata dall’aspetto del volto potrebbe offrire informazioni più utili dell’età anagrafica nella definizione dei percorsi terapeutici, si legge nello studio pubblicato sulla rivista scientifica.
Dal volto una stima dell’età biologica e dell’aspettativa di vita“Le tecnologie basate sull’aspetto del volto hanno un potenziale straordinario per stimare in modo rapido ed economico la salute biologica dei pazienti”, ha detto William Mair, professore di metabolismo molecolare ad Harvard, a commento dello studio che però non lo vede tra i firmatari. A differenza dei test attuali, che si basano su campioni di sangue o saliva per rilevare marcatori molecolari dell’invecchiamento, FaceAge utilizza solo una fotografia.
Il sistema - si legge ancora su Lancet - ha inoltre mostrato una correlazione significativa con l’attivazione di geni legati alla senescenza cellulare, confermando il suo potenziale valore come biomarcatore. Tuttavia, il modello attuale presenta alcune limitazioni: è stato addestrato prevalentemente su volti di individui bianchi, e non è ancora chiaro quanto fattori come chirurgia estetica, trucco, illuminazione o angolazione del viso possano influenzarne i risultati.
Il problema del trucco, della chirurgia estetica. E quello delle discriminazioni razzialiGli autori dello studio prevedono di brevettare e sviluppare la tecnologia per un futuro uso clinico. Allo stesso tempo, gli esperti di etica medica mettono in guardia sui possibili rischi di discriminazione, in particolare per minoranze etniche, donne, persone con disabilità o altre categorie vulnerabili.
“Ci preoccupiamo molto del potenziale uso improprio di tecnologie come questa”, ha dichiarato il radioterapista oncologo Raymond Mak, tra gli autori dello studio. “Ma crediamo che, con i dovuti controlli, possa diventare uno strumento utile a supportare e non sostiruire il giudizio clinico dei medici”.
Secondo gli esperti, serviranno ulteriori studi su coorti più ampie e diversificate prima che strumenti come FaceAge possano essere utilizzati in ambito clinico. Ma i ricercatori ritengono che, con ulteriori validazioni, l’intelligenza artificiale potrebbe trasformare il modo in cui valutiamo la salute, il rischio e l’invecchiamento delle persone.
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