Sette satelliti italiani in orbita, la costellazione Iride prende forma

Iride ora è davvero una costellazione. Il Falcon 9 di SpaceX decollato quando in Italia erano le 23:25 del 23 giugno, dalla base californiana di Vandenberg, ha consegnato in orbita sette satelliti italiani costruiti da Argotec, una flotta Made in Italy finanziata con fondi del Pnrr, per l'osservazione della Terra. A circa tre ore dal lancio è stato acquisito il segnale che ha confermato il corretto funzionamento dei satelliti, posizionati a 560 chilometri di altezza, operazione seguita dal Mission control center di Argotec, comunica l'azienda.
Si tratta del primo gruppo di satelliti, assieme a un precursore lanciato a gennaio, di quella che viene definita una "costellazione di costellazioni", dedicata in particolare al monitoraggio del territorio nazionale con sensori diversi per il controllo del suolo, dell'ambiente, del mare e dare supporto ai servizi di sicurezza ed emergenza. Le sue dimensioni, fino a 60 satelliti, la pongono tra le prime infrastrutture spaziali istituzionali, soprattutto a livello europeo.

I satelliti di Argotec si basano su una piattaforma Heo (Hawk for Earth Observation), concepita in maniera da ospitare strumenti differenti a seconda del committente. Si tratta di "microsatelliti", pesanti appena 65 chili e delle dimensioni di una lavastoviglie, ospitano come payload un telescopio che sarà puntato verso la Terra per scattare immagini a una risoluzione di meno di tre metri per pixel. Alta ma non altissima, dato che i più avanzati arrivano a 30 centimetri per pixel, ma comunque superiore a quelle disponibili al momento per il monitoraggio sulla nostra Penisola. Sono sensori ottici multispettrali, che raccolgono luce visibile, come quelle inviate dal primo satellite lanciato, sempre un Hawk di Argotec, come precursore, il 14 gennaio 2025, ma anche nel vicino infrarosso.
Tecnologia Made in Italy“Comincia a prendere forma in orbita la costellazione Iride. È un traguardo rilevante, di cui siamo molto fieri, per l’importanza strategica – ricorda il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Teodoro Valente - che il progetto ha su diversi fronti. In primo luogo, per lo stato di salute del nostro pianeta: le attività legate alla costellazione potranno contare su nuovi e potenti “occhi” dallo spazio, che ci aiuteranno a proteggere, studiare i cambiamenti climatici e difendere il delicato equilibrio del nostro ecosistema".
I satelliti della costellazione Iride sono prodotti in serie da Argotec, nel nuovo stabilimento, lo Space park di San Mauro torinese. Anche per questo, Iride aggiunge valore alla tecnologia italiana, spingendo per una manifattura al passo con i tempi, sempre più pressanti, della domanda di servizi spaziali, vanno in questa direzione i concept di dispositivi piccoli, modulari e scalabili, con tempi di lavorazione e integrazione più rapidi. Per mettere in orbita la costellazione sono bastati ad Argotec meno di tre anni dalla firma del contratto.
Officina stellare, realtà consolidata dell'ottica spaziale, ha realizzato i telescopi, Exprivia è invece responsabile della strumentazione per l'elaborazione delle immagini a terra: "È un risultato importante anche perché testimonia il livello di competenza e consolidamento raggiunto dalla nostra filiera, che ha saputo realizzare in tempi record un programma sfidante e complesso - conclude Valente - lo sforzo congiunto tra l’Agenzia spaziale italiana (Asi) e l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha permesso di mettere a frutto e saper guidare gli investimenti del governo italiano provenienti dai fondi del Pnrr”.

"È una grande soddisfazione – afferma David Avino, Ceo e fondatore di Argotec – assistere a distanza di pochi mesi a un nuovo lancio. È un impegno che coinvolge la nostra squadra per offrire al nostro Paese strumenti di ultima generazione per monitorare il nostro Pianeta. Un traguardo reso possibile dal know-how e dal modello di produzione all-in-house dello SpacePark, elementi chiave dell’eccellenza e innovazione italiana che ci caratterizzano. Entro il 2026, Argotec è pronta a realizzare fino a 25 satelliti, tutti dotati di sensori ottici multispettrali in grado di acquisire immagini in diverse lunghezze d’onda, sia nel visibile e nel vicino infrarosso".

"Questo traguardo rappresenta un passo importante per il programma Iride, i cui dati satellitari potranno supportare la tutela del nostro pianeta, la gestione delle risorse e la sicurezza globale - afferma Simonetta Cheli, direttrice dei programmi di Osservazione della Terra Esa e del centro di Esa Esrin - desidero congratularmi con Argotec, Officina Stellare, Exprivia e tutte le ditte coinvolte nella realizzazione di questa costellazione. Presto nuove costellazioni di Iride, realizzate da altri gruppi industriali, saranno inviate nello spazio, ampliando ulteriormente le capacità del programma. Con questa missione, dimostriamo ancora una volta la capacità di mettere la tecnologia al servizio dell’umanità per supportare le sfide più urgenti".
Il programma Iride prevede il dispiegamento di sei costellazioni satellitari, che nel complesso potranno comprendere oltre 60 satelliti. Finanziata con un investimento da oltre un miliardo di euro provenienti dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, affiancati da fondi nazionali, è un progetto coordinato dall'Agenzia spaziale europea, con il supporto dell'Asi. E realizzato, materialmente, dalle aziende del nostro Paese. Vede coinvolte diverse committenti, ciascuna impegnata in un segmento della costellazione: Argotec fornirà 25 satelliti, Thales Alenia Space Italia contribuirà con sei satelliti dotati di radar ad apertura sintetica, tecnologia in cui l'Italia è all'avanguardia, per monitorare gli spostamenti del suolo come frane e attività vulcaniche, i movimenti di edifici e infrastrutture come strade, viadotti e ponti. A questi si aggiungeranno quattro satelliti del programma italiano Platino, costruiti da Sitael, altra importante realtà spaziale privata italiana, che hanno a bordo sensori multispettrali, preziosi per l'agricoltura di precisione, inquinamento e stato di salute delle foreste.
La Repubblica