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Una società ha messo in vendita ‘pezzi’ di OpenAI in Europa. Cos’è la tokenizzazione delle azioni

Una società ha messo in vendita ‘pezzi’ di OpenAI in Europa. Cos’è la tokenizzazione delle azioni

C’è un fenomeno nuovo nella terra di mezzo tra finanza e e criptovalute. Potenzialmente in grado di cambiare i mercati azionari per come li abbiamo conosciuti finora.

Robinhood, una piattaforma di compravendita di azioni e criptovalute, forse la più nota al mondo e motore del fenomeno ‘meme stock’ durante il 2021, ha appena annunciato il lancio di una nuova linea di “azioni tokenizzate”.

Una versione digitale di titoli. Tra questi ci sono quelli di OpenAI e SpaceX, disponibile sin da subito per gli utenti europei grazie a regole più flessibili sul settore introdotte dal MiCa, il regolamento dell’Ue pensato per regolamentare gli asset digitali.

Le proteste di OpenAI: non sono vere azioni, non danno alcun diritto

Ma il debutto non è stato accolto con entusiasmo da tutti. Anzi, OpenAI ha preso subito le distanze, affermando pubblicamente che quei token “non sono azioni OpenAI” e che l’azienda “non ha autorizzato nessuna operazione del genere”.

Solo l’ultimo segnale che indica come la tokenizzazione degli asset finanziari sta diventando un tema centrale nei mercati, ma anche una fonte crescente di tensioni tra tecnologia e regolamentazione, accessibilità e trasparenza, promesse e realtà. Anche perché né OpenAi né SpaceX sono quotate.

Cosa vuol dire rendere le azioni di una società ‘token scambiabili H24’

La tokenizzazione è il processo con cui un asset tradizionale — ad esempio una quota azionaria — viene rappresentato digitalmente su una blockchain tramite un token. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere questi asset più facilmente scambiabili: 24 ore su 24, 7 giorni su 7, su piattaforme decentralizzate, senza passare per le borse tradizionali.

Nel caso di Robinhood, questi token sono stati resi disponibili tramite una società veicolo che possiede realmente le azioni, mentre gli utenti acquistano una “quota” indiretta tramite il token.

Il sistema permette a piccoli investitori di accedere a titoli privati (come quelli di OpenAI o SpaceX) che normalmente sarebbero fuori portata, soprattutto perché non quotati in Borsa. Quindi garantisce loro una esposizione indiretta, grazie alla creazione di una società veicolo che acquista realmente azioni di OpenAi o SpaceX sul mercato secondario privato.

Nonostante la struttura legale pensata da Robinhood, OpenAI ha smentito qualunque tipo di coinvolgimento. Anzi, disincentiva gli utenti dal comprare questi token: “Non approviamo l’iniziativa”, ha tagliato corto. L’azienda ha poi precisato che ogni trasferimento di equity richiede la sua approvazione formale, e ha invitato gli utenti alla cautela.

Opportunità o Far West finanziario? Siano (21Shares): “Può portare vantaggi, ma non mancano rischi”

Insomma, per quanto questi token possano sembrare azioni, non lo sono. E chi li acquista, in realtà, non ottiene alcun diritto reale sulla società. Token come opportunità — o solo strumenti sintetici? Massimo Siano, responsabile Sud Europa per 21Shares, osserva che la tokenizzazione, se ben regolamentata, potrebbe portare vantaggi notevoli al mercato azionario: maggiore accessibilità, trading continuo, costi ridotti, efficienza operativa grazie agli smart contract, e anche nuovi casi d’uso nella finanza decentralizzata (DeFi).

“La tokenizzazione può portare numerosi benefici al mercato azionario globale. I primi sono di natura temporale e di accessibilità, con piattaforme che potrebbero abilitare il trading di stock statunitensi 24 ore al giorno per 5 giorni o addirittura per 7 giorni agli utenti europei, avviando anche un processo di redistribuzione della liquidità dagli exchange centralizzati (come, ad esempio, NYSE) verso altri peer decentralizzati”.

Ma anche lui riconosce i rischi: “Se un’azione tokenizzata può essere scambiata in ogni momento di ogni giorno, la sua versione non-tokenizzata sarà ancora legata ai vincoli della finanza tradizionale, come gli orari di apertura delle borse o di altre piattaforme. Ciò può portare a una discrepanza tra mondo digitale e mondo ‘reale’, soprattutto nel caso in cui una notizia eclatante fosse annunciata durante gli orari di chiusura. In questo caso, gli investitori retail operanti tramite token potrebbero agire prematuramente o prezzare il valore dell’asset in modo errato, per esempio perché hanno osservato solo il valore dei token. Ciò creerebbe volatilità, sbalzi nei prezzi all’apertura delle borse e più possibilità di arbitraggio. Se, da un lato, queste sono opportunità, dall’altro sono anche un rischio, soprattutto per gli investitori meno esperti che interpretano il prezzo dei token come una riproduzione 1:1 dell’andamento dell’asset reale”, ragiona Siano.

Perché Robinhood può vendere questo prodotto in Europa?

Cosa dice la legge? Robinhood ha potuto offrire questi strumenti in Europa, sfruttando regole più flessibili come quelle introdotte dal regolamento MiCA. Negli Stati Uniti, invece, la SEC ha regole più stringenti, e per ora vieta l’accesso a questi prodotti agli utenti americani. Tuttavia, anche negli USA qualcosa si muove.

La stessa SEC sta valutando nuove forme giuridiche per integrare gli asset tokenizzati all’interno del sistema finanziario. La questione è aperta: si tratta di strumenti innovativi o solo derivati non regolati? Siano sottolinea che servono regole chiare su tre fronti: “Noi di 21Shares ci aspettiamo che i maggiori provvedimenti saranno adottati per: la diffusione di informazioni chiave e la tutela dell’investitore (ad esempio, specificando i diritti e i limiti di chi detiene asset tokenizzati); la definizione della normativa, della custodia e della trasferibilità degli asset in base alle leggi vigenti; il monitoraggio dell’integrità del mercato e della sussistenza di meccanismi di pricing onesti. Su questo, l’Europa potrebbe rappresentare un primo test su come gli asset tokenizzati si possono integrare all’interno dei sistemi finanziari tradizionali. Per Robinhood l’obiettivo è “espandere l’accesso” ai mercati privati.

Con questa mossa, l’azienda dice di voler democratizzare la finanza, frase copia del suo motto aziendale. .Nonostante la polemica, la notizia ha fatto bene al titolo Robinhood, che ha raggiunto un nuovo massimo storico. Ma il caso OpenAI evidenzia un punto difficilmente eludibile: senza trasparenza, questi strumenti rischiano di essere fraintesi, se non di diventare pericolosi. I token non sono azioni. E finché non saranno chiariti diritti, obblighi e garanzie, il rischio è che le promesse della tokenizzazione si trasformino in una nuova forma di opacità.

Siano: “Altman solleva questioni importanti, token non danno diritti”

Da qui la critica di Sam Altman e di OpenAI, che Siano commenta così: “La critica solleva delle questioni importante sulla natura degli asset tokenizzati. Spesso questi token non danno agli investitori diritti come la possibilità di votare, poter partecipare alla governance dell’azienda o poter fare reclami sulla base del regolamento societario. Inoltre, le operazioni di trading che li riguardano non sono riportati nel capitale o nei registri della compagnia; ciò significa che i token sono un’attività completamente distinta dall’azione a cui si riferiscono”.

Ma al tempo stesso, “ciò porta a fare delle considerazioni per gli investitori: al crescere del mercato degli asset tokenizzati, è fondamentale che si presti molta attenzione e ci si accerti scrupolosamente se questi strumenti sono effettivamente garantiti dal sottostante oppure no. Infatti, senza un’autorizzazione formale dell’impresa che ha emesso l’azione, un token si comporta più come un prodotto sintetico o un derivato, che non concedono nessun possesso reale”.

La Repubblica

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