Stefano Ricci, l’evoluzione è verso un lusso solido e discreto

La transizione stilistica di Stefano Ricci è compiuta. Il lusso ostentato e ricco di loghi, che aveva caratterizzato il marchio fiorentino di moda maschile negli anni passati, ha progressivamente lasciato il posto a un’eleganza discreta e rilassata, fatta di tessuti e filati preziosi, come la canapa delle Filippine o il cotone più fine del mondo che nasce sulle sponde del Nilo, e di lavorazioni accurate, che esaltano la produzione 100% made in Italy.
E’ così che la collezione per la primavera-estate 2026 - che è stata presentata al Piccolo Teatro Strehler di Milano e la cui campagna promozionale firmata da Steve McCurry è ambientata in Rajasthan e Uttar Pradesh, nella terra dei re e dei maharaja, tra palazzi imperiali e natura incontaminata – appare come il traguardo di un percorso programmato e coerente, che è andato di pari passo con la riorganizzazione aziendale e distributiva.
«Ringraziamo nostro padre che ci ha spinto ad alzare sempre di più l’asticella», hanno detto Niccolò e Filippo Ricci, figli del patron Stefano che oggi guidano il marchio, presentando la nuova collezione.
Negli ultimi mesi l’azienda ha rafforzato la produzione interna, acquistando alcuni fornitori della filiera e spostando la sartoria composta da 45 addetti nel quartier generale di Fiesole (Firenze); ha aperto un nuovo stabilimento logistico di 4.400 metri quadrati vicino all’aeroporto di Firenze; ha proseguito l’espansione retail, canale che oggi assorbe circa il 60% del fatturato e conta 80 boutique nel mondo. Le ultime aperture sono state Ho Chi Minh City in Vietnam e Houston in Usa; quelle in programma sono Washington DC (in settembre) e Almaty in Kazakistan (entro l’anno), oltre al restyling di alcuni negozi in Cina (per un totale di 400 mq) e alla nuova location del punto vendita di Porto Cervo (spazi triplicati). All’inizio del 2026, poi, aprirà un nuovo negozio a Roma, in via Bocca di Leone. Gli investimenti dunque non si fermano nonostante la situazione di mercato resti «estremamente complessa», come dichiara il ceo Niccolò Ricci.
La spinta sul retail si spiega con l’andamento delle vendite in questo canale, che stanno segnando +4% dall’inizio dell’anno anche se le previsioni per il 2025 restano prudenti: l’azienda fiorentina, che ha chiuso il 2024 con un fatturato di 233 milioni di euro, per il 90% estero, quest’anno prevede una flessione di circa il 3%. I dazi americani non fanno paura, vista la qualità del prodotto e il posizionamento. E anche la diversificazione dei mercati, invocata da tutti come risposta alle tensioni geopolitiche internazionali che toccano vari Paesi, nel caso di Stefano Ricci è un obiettivo acquisito.
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