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L'INE dirime la controversia: non ci sarà il riconteggio dei voti nelle elezioni giudiziarie

L'INE dirime la controversia: non ci sarà il riconteggio dei voti nelle elezioni giudiziarie

Il Consiglio Generale dell'Istituto Nazionale Elettorale (INE) ha dichiarato la validità delle storiche elezioni per la magistratura e ha respinto all'unanimità le richieste di riconteggio completo. La decisione, basata sul fatto che la nuova riforma giudiziaria non prevede tale meccanismo, intensifica la controversia in un processo già segnato da accuse di irregolarità e da una profonda polarizzazione politica.

In una seduta che ha tenuto con il fiato sospeso la scena politica nazionale, l'Istituto Elettorale Nazionale (INE) ha chiuso la porta a un riconteggio "voto per voto" delle elezioni giudiziarie tenutesi il 1° giugno. I consiglieri hanno sostenuto che la riforma costituzionale che ha dato origine a queste elezioni ometteva questo aspetto e che pertanto non avevano l'autorità legale per condurlo.

Questa decisione convalida i risultati che daranno forma al nuovo potere giudiziario federale, inclusa la Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN), nonostante i molteplici ricorsi e le accuse di frode da parte dell'opposizione e delle organizzazioni civili.

La posizione dell'INE si è concentrata rigorosamente sulla legalità procedurale. Poiché la nuova legge non prevede alcun articolo che consenta un riconteggio su richiesta dei candidati, l'istituto conclude che il suo lavoro di conteggio è completato. Tuttavia, i critici sostengono che questo approccio ignora la legittimità democratica del processo.

La controversia è alimentata da fatti concreti che hanno macchiato le elezioni:

* Le "fisarmoniche": Durante la sessione di convalida, il consigliere Martín Faz ha riconosciuto che nel 61% dei seggi elettorali i risultati dei vincitori del Tribunale coincidevano con le "fisarmoniche" o guide di voto distribuite in massa prima delle elezioni, una pratica che viola la normativa elettorale.

* Bassa affluenza alle urne: solo il 13% degli elettori ha partecipato alle elezioni, un fatto che i critici usano per mettere in discussione il mandato dei vincitori.

* Ricorsi formali: il collettivo "Poder Ciudadano MX" e altri gruppi di opposizione hanno presentato ricorsi formali all'INE e al Tribunale elettorale, chiedendo l'annullamento delle elezioni perché considerate antidemocratiche.

Questo scontro di opinioni solleva una domanda fondamentale che risuona nel dibattito pubblico: quando una legge è percepita come uno strumento per sovvertire i principi democratici, il semplice fatto di seguirla alla lettera garantisce un risultato legittimo?

Il partito al governo difende le elezioni come un esercizio legale e un mandato popolare assolto, liquidando i ricorsi come tentativi di vanificare la volontà espressa alle urne. La giudice eletta Celia Maya, ad esempio, ha escluso la possibilità di una "persecuzione" dei giudici.

Tuttavia, la preoccupazione trascende i confini nazionali. Governi come quelli degli Stati Uniti e del Canada hanno espresso il timore che la riforma possa politicizzare la magistratura e comprometterne l'indipendenza, un pilastro fondamentale della fiducia degli investitori stranieri.

"Tentare di dichiarare invalide queste elezioni a causa di 800 seggi elettorali... contro oltre 80.000 seggi elettorali che non presentano irregolarità... mi sembra una situazione estrema e deplorevole." – Guadalupe Taddei, Presidente dell'INE.

Con la convalida dell'INE, la battaglia legale si sposta ora interamente al Tribunale Elettorale della Magistratura Federale (TEPJF), che avrà la decisione finale sugli oltre 62 ricorsi presentati finora. Il futuro del sistema giudiziario messicano è in bilico, nel mezzo di una delle più profonde crisi istituzionali della sua storia recente.

La Verdad Yucatán

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