I disturbi del sonno possono segnalare il rischio di demenza anni prima della diagnosi

Le ultime ricerche confermano che i disturbi del sonno possono indicare un aumento del rischio di malattie neurodegenerative come l'Alzheimer e il Parkinson, anche 5-15 anni prima della comparsa dei primi sintomi. L'analisi dei dati di oltre un milione di partecipanti provenienti da Finlandia, Galles e Regno Unito ha dimostrato che alcuni disturbi del sonno predispongono allo sviluppo di demenza, indipendentemente da fattori genetici. I risultati aprono la strada a una diagnosi precoce e alla prevenzione.
Il sonno è un processo fondamentale per il corretto funzionamento del cervello. È stato dimostrato che disturbi del sonno come apnea notturna, insonnia e incubi hanno gravi conseguenze sulla salute neurologica. Uno studio pubblicato sulla rivista npj Dementia ha analizzato le cartelle cliniche di oltre un milione di persone provenienti da Finlandia, Galles e Regno Unito. Lo studio ha rilevato che le persone con disturbi del sonno presentano un rischio maggiore di sviluppare malattie neurodegenerative, tra cui il morbo di Alzheimer (AD), il morbo di Parkinson (MP) e la demenza.
I ricercatori hanno utilizzato cartelle cliniche elettroniche (EHR) dal 1999 al 2018 provenienti da tre grandi database: Secure Anonymised Information Linkage (SAIL) dal Galles, FinnGen dalla Finlandia e UK Biobank dal Regno Unito. Le diagnosi dei disturbi del sonno e delle malattie neurodegenerative si basavano sui codici ICD-10 ufficiali, garantendo che si facesse riferimento a condizioni clinicamente confermate e non solo a sintomi segnalati.
Analisi statistiche hanno mostrato che i disturbi del sonno correlati al ritmo circadiano, come l'apnea notturna o l'insonnia, aumentavano significativamente il rischio di sviluppare successivamente la malattia di Alzheimer (HR=1,15), il morbo di Parkinson e la demenza vascolare (HR=1,41). I disturbi del sonno di origine non organica, ovvero l'insonnia non causata da sostanze o incubi, aumentavano ulteriormente questo rischio (HR a 2,05). È importante notare che queste associazioni persistevano anche dopo aver considerato la predisposizione genetica.
Nel caso del morbo di Alzheimer, l'effetto dei disturbi del sonno sul rischio di malattia era ampiamente indipendente dai geni, il che significa che il miglioramento del sonno stesso potrebbe avere un valore preventivo. Nel morbo di Parkinson, tuttavia, è stata osservata un'interazione tra fattori genetici e disturbi del sonno, suggerendo che l'effetto del sonno potrebbe essere più complesso.
Tutte le associazioni osservate si sono verificate molti anni prima della diagnosi di neurodegenerazione, anche da 5 a 15 anni prima. Ciò significa che i disturbi del sonno possono fungere da campanelli d'allarme precoci, dando il tempo di attuare interventi e migliorare la qualità della vita. Come sottolineato dall'OMS, il sonno è un elemento chiave per la salute e la diagnosi precoce dei disturbi del sonno può contribuire a ridurre lo sviluppo della demenza.
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