XP accusa di diffamazione e fa causa a Grizzly Research negli Stati Uniti

Lunedì XP ha intentato una causa negli Stati Uniti accusando di diffamazione la società di analisi statunitense Grizzly Research in merito a un rapporto di marzo che accusava XP di aver gestito uno "schema Ponzi".
In una denuncia depositata presso il tribunale federale di Manhattan, XP ha affermato di aver subito danni alla propria attività e reputazione per oltre 100 milioni di dollari a causa del rapporto, che ha spinto molti clienti di lunga data, investitori e partner commerciali a ritirare i propri fondi.
La società ha accusato Grizzly Research e il suo proprietario, Siegfried Eggert, di aver pubblicato il rapporto in modo "sfacciato, malizioso e sconsiderato", con l'obiettivo di abbassare il prezzo delle azioni XP in modo da poter trarre profitto dalle posizioni corte.
Grizzly non era immediatamente raggiungibile né telefonicamente né via e-mail al di fuori dell'orario d'ufficio e il suo sito web non accettava messaggi in cui si chiedeva un commento sulla causa.
Gli avvocati di XP non hanno risposto immediatamente alle richieste di informazioni di contatto alternative. L'ufficio stampa di XP in Brasile ha rifiutato di commentare.
I venditori allo scoperto vendono azioni prese in prestito con l'aspettativa di riacquistarle in seguito a prezzi inferiori, restituirle ai creditori e intascare la differenza di prezzo. Altri venditori allo scoperto sono stati citati in giudizio negli Stati Uniti per presunte dichiarazioni diffamatorie.
Nel suo rapporto, Grizzly scrisse che XP stava portando avanti "un enorme schema Ponzi facilitato da alcune vendite di derivati a clienti al dettaglio", che avrebbe potuto "portare a profonde conseguenze per la stabilità finanziaria e la reputazione di XP".
XP ha definito le accuse di illecito mosse da Grizzly "dimostrabilmente false", poiché i fondi Gladius e Coliseu erano proprietari e non avevano investitori esterni, e le transazioni in questione erano conformi alla legge brasiliana vigente.
Le azioni XP, scambiate a New York, sono scese del 5,5% a 14,14 dollari il 12 marzo. Lunedì, le azioni hanno chiuso in ribasso dell'1,5% a 19,48 dollari.
La causa chiede danni compensativi e punitivi, i cui importi non sono stati specificati.
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