Archeologi brasiliani e italiani uniscono le forze per studiare il tempio sull'Acropoli di Atene

Di Lucas Rizzi - Archeologi brasiliani e italiani hanno unito le forze per studiare il passato di uno degli edifici più importanti dell'Acropoli di Atene, che ospita il Partenone e altri templi dell'antica Grecia, in un progetto che potrebbe portare alla creazione di un laboratorio archeologico virtuale presso l'Università di San Paolo.
Il gruppo è guidato dall'italiano Leonardo Fuduli, ricercatore presso il Museo di Archeologia ed Etnologia dell'USP, e gode del sostegno dell'Università di Palermo, in Italia, e di finanziamenti della Fondazione per la Ricerca di San Paolo (Fapesp).
Le indagini ruotano attorno all'Eretteo, tempio greco edificato nel V secolo a.C. e la cui storia è ancora avvolta nel mistero, soprattutto durante l'Impero romano, che è al centro della ricerca guidata da Fuduli.
«Si tratta di un tempio molto importante perché era dedicato alla dea Atena, patrona della città, ed era molto diverso dagli altri, con diverse stanze che richiamavano la storia antica di Atene», spiega il ricercatore italiano in un'intervista all'ANSA.
Oggi si sa che l'edificio fu convertito in una chiesa cristiana all'inizio del Medioevo, servì come deposito di polvere da sparo durante l'Impero Ottomano e fu ristrutturato dopo l'indipendenza greca all'inizio del XIX secolo, ma la sua storia durante l'epoca imperiale romana è ancora relativamente sconosciuta.
"Quando Atene fu attaccata dal dittatore romano Silla [nella prima metà del I secolo a.C.], il tempio probabilmente prese fuoco e fu danneggiato. Il primo importante restauro ebbe luogo solo sotto l'imperatore Augusto [che regnò tra il 27 a.C. e il 14 d.C.]. Abbiamo notizie di un altro intervento tra il II e il III secolo d.C., ma è piuttosto oscuro", ha aggiunto Fuduli.
Fonti letterarie indicano addirittura che i Romani collocarono una statua dell'imperatrice consorte Giulia Domna accanto alla raffigurazione della dea Atena nell'Eretteo, il cui studio è stato condotto con l'ausilio delle più moderne tecnologie disponibili, come fotogrammetria, droni, ricostruzione 3D e infrarosso, frutto di un accordo tra USP e l'Università degli Studi di Palermo, riferimento mondiale per l'archeologia classica.
Inoltre, gli archeologi hanno analizzato i pezzi del tempio presenti nella collezione del Museo dell'Acropoli e hanno ricevuto immagini 3D di reperti conservati al British Museum di Londra, ancora incaricato di restituire i marmi dell'antica Grecia rimossi dagli inglesi nel XIX secolo.
Condotto da cinque ricercatori provenienti da Brasile e Italia durante gli orari di chiusura dell'Acropoli, il lavoro sul campo è già stato completato e gli archeologi stanno ora lavorando alla compilazione dei dati, un'operazione che "richiederà del tempo". I risultati potrebbero andare oltre la semplice luce sulla storia dell'Eretteo durante l'Impero Romano.
"Abbiamo stretto una partnership con l'Università di Palermo e l'obiettivo è promuovere la migrazione delle conoscenze verso l'USP e creare un laboratorio archeologico virtuale per eseguire ricostruzioni 3D dei monumenti. L'USP ha già solide basi nell'archeologia classica, ma questo sarà di enorme aiuto, perché l'uso della tecnologia oggi è fondamentale per lo studio dell'antichità", sottolinea Fuduli.
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Leonardo Fuduli (con il berretto nero) con i colleghi all'Acropoli di Atene
Foto: ANSA / Ansa - Brasile
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