Sotheby's rinvia a tempo indeterminato l'asta dei gioielli di Buddha

Con un valore stimato di circa 10 milioni di euro, si prevedeva che l'asta di una serie di gioielli risalenti a oltre duemila anni fa e associati al Buddha avrebbe rappresentato un momento clou per la filiale di Sotheby's di Hong Kong.
Ma la polemica è esplosa quando, alla vigilia della seduta, alle voci indignate contro la vendita dei reperti sacri si è aggiunta una lettera del Ministro della Cultura indiano, che ha sottolineato "l'illegalità dell'asta" e ha ricordato che i reperti sono "classificati come antichità 'AA' secondo la legge indiana e la loro rimozione o vendita è proibita". Di fronte alla minaccia di azioni legali, Sotheby's ha deciso di rinviare l'asta, prevista per il 7. Alla vigilia della vendita, un rappresentante della casa d'aste londinese ha commentato che erano state eseguite tutte le dovute verifiche, "anche in relazione all'autenticità e all'origine, alla legalità e ad altre considerazioni", rispettando così le regole per la vendita di opere d'arte e di antiquariato.
I gioielli, noti come "gemme Piprahwa", risalgono al periodo azoccicano dell'Impero Maurya e sono stati datati a circa 1000 anni fa. 240-200 a.C. La sua scoperta, avvenuta nel 1898, fu considerata una delle più sensazionali dell'epoca. Fu William Claxton Peppé, un ufficiale britannico di stanza nell'India coloniale, a trovarli durante gli scavi di uno stupa a Piprahwa (oggi Utara Pradesh), a sud di Lumbini, il luogo di nascita del Buddha. Insieme ai 1.800 gioielli, tra cui rubini, topazi, zaffiri e foglie d'oro, c'erano anche frammenti di ossa che si ritiene appartenessero al maestro spirituale.
Jornal Sol