Un miliardo per dove?

Il governo portoghese ha recentemente annunciato un significativo aumento degli investimenti nella difesa, con l'obiettivo di raggiungere gli obiettivi prefissati entro il 2029. Sebbene la sicurezza nazionale sia indubbiamente una priorità, è fondamentale chiedersi se questo sia il modo migliore per rilanciare l'economia del Paese a lungo termine.
La difesa è indubbiamente una voce molto importante del bilancio di un Paese. Tuttavia, concentrarsi esclusivamente sulla spesa militare può rappresentare una politica a breve termine che non garantisce un impatto duraturo sull'economia portoghese. Siamo caduti ancora una volta nella tentazione e nella debolezza di stanziare fondi con urgenza, sotto la pressione di Donald Trump, senza prenderci il tempo necessario per raggiungere un ampio consenso politico, con scadenze non per il 2029, ma per il 2080.
Invece di sprecare denaro nell'acquisto di equipaggiamento militare che 1) verrà utilizzato; 2) verrà distrutto in caso di guerra; o 3) alla fine diventerà inutile, perché non destinare alcune di queste risorse al rafforzamento delle industrie strategiche, come la produzione di semiconduttori, che sono essenziali per il futuro tecnologico dell'Europa?
Investire in fabbriche, infrastrutture e ricerca scientifica non solo diversificherebbe l'economia, ma creerebbe anche posti di lavoro e promuoverebbe l'innovazione. Invece di spendere denaro che potrebbe non generare un ritorno diretto, potremmo trasformare l'economia portoghese in un punto di riferimento per la produzione tecnologica, contribuendo all'autosufficienza e alla crescita economica sostenibile dell'Europa.
In breve, è essenziale che il governo portoghese riconsideri urgentemente le proprie priorità di investimento. Da quando è entrato in carica, questo esecutivo ha oscillato tra misure reattive e annunci mediatici, senza una vera strategia a lungo termine. La promessa di aumentare gli investimenti nella difesa entro il 2029 suona più come un tentativo di allinearci a obiettivi esterni che come una risposta ponderata alle sfide strutturali del Paese. Mancano una visione industriale, un impegno per l'innovazione tecnologica nazionale e, soprattutto, il coraggio politico di investire dove la sovranità si costruisce veramente: nella capacità produttiva, nella scienza, nell'istruzione e nella fidelizzazione dei giovani talenti.
Continuiamo ad assistere alla ripetizione di politiche che cambiano poco, che non creano un'economia più solida e che servono solo a soddisfare gli indicatori, ignorando le reali esigenze del Paese. Se continuiamo a governare con obiettivi numerici e promesse vuote, l'unica cosa che difenderemo sarà l'apparenza del progresso e non il futuro del Portogallo.
observador