Condanna sospesa per tre guardie giurate per aggressioni fuori da una discoteca a Leiria

Il tribunale giudiziario di Leiria ha condannato oggi tre guardie giurate a pene sospese per aggressioni avvenute nei pressi di una discoteca della città, nel giugno 2023, le cui immagini sono circolate sui social media.
I tre imputati, di età compresa tra 30 e 33 anni, sono stati condannati per due reati di aggressione aggravata e hanno ricevuto una pena unica di un anno e quattro mesi di carcere, con pena sospesa per due anni, con un periodo di prova.
Un quarto imputato, di 29 anni, anch'egli tra gli aggrediti, è stato riconosciuto colpevole di reato di semplice aggressione all'integrità fisica e condannato a una multa di 45 giorni, per un totale di 270 euro, ma la pena è stata graziata in base alla legge che prevede la grazia delle pene e l'amnistia delle infrazioni nell'ambito della Giornata mondiale della gioventù del 2023.
Nelle prime ore del 18 giugno 2023, si sono verificati degli attacchi nei pressi della discoteca Mandarim, la cui chiusura temporanea è stata ordinata dal Ministero degli Affari Interni, per motivi di sicurezza pubblica.
In un video, a cui l'agenzia Lusa ha avuto accesso in quel momento, si vedono due persone a terra che vengono aggredite in strada, nei pressi del locale.
Poi, la Polizia di Pubblica Sicurezza ha comunicato in un comunicato che la sua presenza era stata richiesta "a causa di aggressioni tra guardie di sicurezza e clienti" all'interno del locale.
Il tribunale ha ritenuto provato che inizialmente vi era stato un disaccordo interno al Mandarino, senza che vi fossero coinvolti i due cittadini aggrediti.
Tuttavia, l'imputato, la cui condanna è stata graziata dal tribunale, si è tolto la maglietta che indossava e quando gli è stato detto che non poteva restare a torso nudo nella discoteca ed è stato invitato a uscire da un altro uomo, ha finito per aggredirlo.
Una volta usciti dalla discoteca, i tre imputati, a cui è stata inflitta la pena sospesa, e un'altra persona che l'indagine non è riuscita a identificare, hanno aggredito le vittime e il tribunale ha ritenuto che "volessero causare dolore fisico e disagio psicologico (...), sapendo benissimo che lo avrebbero causato, tenendo conto delle zone del corpo che cercavano e riuscivano a raggiungere".
Per la giuria, costoro “hanno agito con l’intenzione, consapevole, di sfruttare la loro superiorità fisica e numerica” sulle due vittime.
Nella sentenza, il tribunale ha ritenuto che le immagini video delle telecamere di videosorveglianza del Mandarino, delle telecamere di videosorveglianza del Consiglio comunale installate in città e, “in particolare, le immagini dei fatti raccolte dalla Polizia giudiziaria da 'fonti aperte'/social network” fossero “assolutamente cruciali e decisive”.
Secondo il tribunale, le immagini relative agli eventi accaduti sulla pubblica via, all'esterno del locale, "valgono più di mille parole", poiché "è possibile vedere le azioni/interventi di ciascuno degli imputati, ciascuno degli atti commessi da ciascuno di loro", ovvero l'imputato graziato "a torso nudo, eccitato, che si rivolge agli altri" e, successivamente, l'aggressione fisica alle due vittime.
"Con particolare gravità" è stato visto l'imputato, a torso nudo, "già steso a terra" e gli altri che lo prendevano a calci e pugni in varie parti del corpo, compresa la testa, secondo la sentenza.
Nel caso dell'altra vittima, è possibile vedere come è stato scaraventato a terra e anche come è stato preso a pugni e calci.
Tra gli imputati che hanno rilasciato dichiarazioni, il tribunale collegiale ha ritenuto che “non meritassero credibilità”, dato che “non sono corroborate né confermate dal contenuto delle immagini” visionate al processo, né dalle testimonianze dei testimoni.
Nel leggere la sentenza, il giudice che presiede il processo ha sottolineato che gli imputati non avevano precedenti penali, ma ha sottolineato che le immagini “rappresentano una violenza chiara e del tutto eccessiva”.
Per il giudice si è trattato di una “situazione deplorevole” commessa da persone che fanno parte della società e che contribuiscono alla serenità collettiva, per questo era “necessario che si comportassero diversamente”.
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