STF riterrà responsabili le reti che non rimuoveranno i contenuti criminali

La proattività conta. L'STF ha stabilito che, in caso di post con campagne di boosting a pagamento, pubblicità o reti di distribuzione automatizzate (i cosiddetti chatbot), i provider possono essere ritenuti responsabili indipendentemente da una sentenza del tribunale o dalla loro notifica. In questi casi, la piattaforma non sarà penalizzata solo se dimostra di aver agito proattivamente per eliminare tempestivamente il contenuto.
Le regole approvate dalla STF sono valide solo da ora in poi. Eventuali sanzioni o ricorsi legali dovranno tenere conto della tesi annunciata oggi solo dopo la sua pubblicazione da parte della Corte Suprema.
L'STF stabilisce che le piattaforme possono essere punite solo se viene dimostrato che hanno agito con qualche forma di imprudenza, negligenza o incompetenza. Per il tribunale, devono esserci prove che dimostrino che le piattaforme non hanno agito in modo proattivo.
Le piattaforme saranno ritenute responsabili solo per errori "sistemici". La norma chiarisce che un singolo post non sarà sufficiente a qualificare la responsabilità.
Quando è ancora valido l'articolo? L'articolo 19 rimane valido nel caso di server di posta elettronica, applicazioni di messaggistica (solo in caso di conversazioni tra persone) e anche fornitori di servizi di riunioni riservate.
I marketplace sono soggetti alle norme del Codice del Consumo. Le piattaforme devono creare meccanismi di "autoregolamentazione" con canali per la ricezione di notifiche dagli utenti e report periodici sulle attività che mostrino in modo trasparente informazioni su notifiche extragiudiziali, pubblicità e boost gestiti.
uol