Veri fascisti

Ho tenuto d'occhio la serie "La lunga notte - La caduta di Mussolini " (regia di Giacomo Campiotti, produzione RAI, RTP 2, ventidue ore) e, diciamo, non è male, se non altro per liberarmi dall'universo anglosassone. Quanto al materiale da srotolare su RTP2, non è affatto male. Mostra materiale finlandese, danese, francese e belga che, oltre ad essere vero, non finisce in "ês". Anche l'universo inglese fa la sua parte, ma in misura minore, di solito con storie provenienti dalla periferia artistica. Di solito si tratta di brevi serie poliziesche, a volte relativamente ben congegnate, con quel linguaggio aggiunto. A volte prevedo un problema con la logica di questo tipo di film , in termini di collegamento dei fili della trama, ma anche questo (se non eccessivo) trasmette una certa freschezza e ingegnosità che è – quasi sempre – sinonimo di produzione europea.
Sono questi i momenti (i punti della trama) in cui ci rendiamo conto che qualcuno importante per la comprensione della serie non ha fatto quello che avrebbe fatto, a meno che la logica non sia un ostacolo. In questo senso, i Camones (e gli inglesi) sono praticamente irraggiungibili, almeno allo stato attuale dell'evoluzione audiovisiva. E dove si colloca "A Noite Longa" in questo contesto? Rientra nel segmento delle serie sui momenti storici (un ambito in cui i portoghesi stanno visibilmente migliorando, soprattutto nelle miniserie prodotte dall'emittente statale), in cui gli inglesi (prima divisione) sono, per ora, i più credibili.
È forse la lingua che scivola via facilmente, la direzione degli attori, sempre più raffinata, o i dialoghi, dove i portoghesi (terza divisione, con uno sguardo alla seconda, forse prima di quanto mi aspettassi) non sono mai riusciti a raggiungere i minimi olimpici, ma stanno migliorando sempre di più? Gli italiani (seconda divisione, prossimi alla promozione), che sono a un ottimo livello sotto tutti gli aspetti (almeno se si deve credere alla serie in questione), hanno realizzato una produzione impeccabile, sebbene questo tipo di produzione viva sempre tra due aspetti: quello pedagogico, che mira a mostrare come sono andate le cose, e quello più giocoso, solitamente pieno di connessioni, amori e tradimenti che fanno da collante tra personaggi ed eventi, se così posso esprimermi. I punti salienti e le ombre di ciascuna delle figure di spicco non sono male, e i fatti di fondo sono chiari senza che dobbiamo scervellarci per capirli. E se Mussolini è una caricatura, forse non è una cattiva idea rendersi conto che Mussolini era in realtà una caricatura. Solo un piccolo dettaglio: Hitler appare in un incontro con il Duce, dove è chiaro che devono aver cercato con tutte le loro forze di dare credibilità ai personaggi, ma non ci sono riusciti molto. Ad esempio, nelle serie inglesi di questo periodo, Churchill appare raramente in modo ravvicinato e personale. Un errore in questo caso potrebbe minare l'intento di dimostrare che si tratta effettivamente di una situazione reale.
Jornal do Algarve