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Siamo davvero liberi?

Siamo davvero liberi?

La libertà occupa attualmente un posto centrale nel discorso politico moderno come mai prima d'ora, ma è anche uno dei concetti più fraintesi e, in una certa misura, manipolati. Spesso sentiamo dire che siamo liberi perché possiamo esprimerci, muoverci dove vogliamo o votare senza restrizioni. Tuttavia, se approfondiamo la questione, ci rendiamo conto che la libertà politica non consiste semplicemente nel fare ciò che vogliamo. Al contrario, la libertà è piuttosto la garanzia che abbiamo di non essere costretti a fare ciò che non abbiamo il diritto di volere.

Montesquieu, uno dei grandi architetti del pensiero politico moderno, ci offre una prospettiva che sfida le concezioni superficiali della libertà. Per lui, la vera libertà risiede nel rispetto delle leggi che regolano la convivenza sociale, in una sicurezza giuridica che garantisca l'autonomia individuale senza arbitrio. Essere liberi significa poter agire entro i limiti imposti dalla legge, che esiste non per limitare, ma per proteggere la libertà di ciascun cittadino.

Contrariamente all'idea diffusa della libertà come espressione illimitata della volontà, la libertà politica dipende da solide strutture che proteggano l'individuo dagli abusi, soprattutto nel sistema giudiziario. La certezza del diritto, soprattutto nel sistema penale, è un pilastro fondamentale. Senza di essa, la libertà si perde nel timore di persecuzioni ingiuste, nella mancanza di garanzie procedurali e nella disuguaglianza di fronte alla legge. Una giustizia imparziale non è un lusso; è una condizione indispensabile per la libertà politica.

Ci troviamo di fronte a una realtà inquietante: le democrazie contemporanee, nonostante i loro progressi, spesso non riescono a garantire questa piena libertà. L'esistenza di arbitrarietà, la lentezza del sistema, le disuguaglianze nell'accesso alla giustizia e l'interferenza politica nelle istituzioni giudiziarie minacciano la sicurezza che rende la libertà reale e sentita. Un cittadino sottoposto a processi iniqui può, paradossalmente, essere meno libero di qualcuno sotto un regime autoritario che garantisce almeno un minimo di stabilità giuridica.

Nell'attuale dibattito pubblico, osserviamo una profonda confusione tra libertà politica e libertà assoluta, come se il diritto di fare ciò che si vuole fosse sinonimo di libertà. Ma tale libertà non esiste in una società organizzata. Lo stato di diritto non è un ostacolo alla volontà individuale, ma piuttosto una garanzia che la volontà di ciascun individuo non venga schiacciata dalla volontà arbitraria degli altri, sia essa esercitata dai governanti o dai gruppi sociali. Solo in questo quadro di leggi chiare e giustizia indipendente la libertà può prosperare autenticamente.

Restano alcuni interrogativi: fino a che punto siamo disposti ad accettare i limiti e le responsabilità che la libertà politica esige? Quanti riconoscono che la libertà non consiste nel fare ciò che si vuole, ma piuttosto nell'assicurare che nessuno sia costretto a fare ciò che non dovrebbe voler fare? Siamo disposti a difendere istituzioni che garantiscano la certezza del diritto, anche quando ciò contraddice momentanei desideri di impunità o di libertà illimitata?

La vera libertà non è un sentimento; è una condizione concreta, costruita su regole, giustizia e rispetto reciproco. Se non stiamo attenti, rischiamo di ridurre la libertà a un mero slogan , una maschera che nasconde un potere arbitrario e instabile. La vera libertà inizia dalla legge, ed è su questa base che dobbiamo concentrare la nostra lotta.

È fondamentale riconoscere che le conquiste democratiche sono fragili e richiedono una vigilanza costante. La libertà politica, lungi dall'essere scontata, dipende da un'architettura istituzionale che non solo crei leggi giuste, ma le applichi anche in modo equo e trasparente. La sfida attuale consiste nel difendere queste istituzioni dalle pressioni politiche, economiche e sociali che tentano di sovvertirne il ruolo. Senza una magistratura indipendente e un sistema legale affidabile, ciò che chiamiamo libertà diventa illusorio.

Inoltre, la libertà politica si trova ad affrontare minacce nuove e complesse nel mondo contemporaneo: l'avanzamento delle tecnologie digitali, la diffusione della disinformazione e la crescente polarizzazione rischiano di erodere lo spazio pubblico e manipolare il consenso popolare. Pertanto, difendere la libertà implica anche proteggere l'ambiente democratico in cui il dibattito si svolge secondo regole chiare e nel rispetto dei diritti fondamentali. Il diritto, in questo contesto, deve essere aggiornato per rispondere a queste sfide, garantendo che la libertà non si trasformi in caos o tirannia della maggioranza.

In definitiva, la riflessione proposta non è un invito al pessimismo, ma un invito alla responsabilità civica e alla costruzione di una libertà matura e sostenibile. È imperativo abbandonare narrazioni semplicistiche e ricercare una comprensione più profonda che dia priorità all'equilibrio tra diritti individuali e bene comune. È così che la libertà politica può davvero realizzare la sua promessa: non come una fantasia di autonomia illimitata, ma come una realtà viva e tangibile per tutti.

observador

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