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Come Ernst Jünger ha quasi raggiunto i 103 anni

Come Ernst Jünger ha quasi raggiunto i 103 anni
Letteratura
Tribuna

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La lettura dei suoi diari è un incoraggiamento alla conoscenza scientifica

Lo scrittore tedesco Ernst Jünger a Parigi nel 1983. Louis Monier (Gamma-Rapho via Getty Images)

Il giorno dopo aver compiuto settant'anni, con l'età biblica alle spalle, Ernst Jünger inizia un diario che la casa editrice Tusquets pubblica con il titolo After Seventy (tradotto da Andrés Sánchez Pascual) e che inizia il 30 marzo 1965 con una passeggiata a Wilflingen, cittadina dove il pensatore tedesco viveva isolato con la moglie Liselotte, che chiamava affettuosamente Taurita perché nata sotto il segno del Toro.

È affascinante osservare come il pensiero di Jünger fonda mitologia e analisi scientifica. Leggere i suoi diari ci conduce a quel punto inafferrabile tra due mondi apparentemente opposti ma complementari. In questo modo, Jünger ci sorprende con la sua precisione e sensibilità nel percepire i segni dell'ambiente circostante. Ad esempio, durante la prima passeggiata con cui apre il diario, Jünger incontra una lucertola. La trova su una delle rocce della collina dove sorge il "Castello del Tesoro". È un'immagine reale che, grazie alle sue capacità interpretative, Jünger trasporta in una dimensione immaginaria , culminando nella descrizione della pelle del rettile come "marrone con strisce verdi". Jünger si chiede poi se questa possa essere la prima uscita primaverile della lucertola; sembrava assonnata, come se conservasse ancora i resti del suo letargo invernale. Jünger le si avvicina con grande cura e la accarezza.

C'è un senso di resurrezione in primavera, sembra dirci Jünger; un senso che esalta "l'esistenza vitale". Il letargo, per Jünger, era la cosa più vicina a "godere del tempo disteso al limite della percezione". Con una sintassi precisa alla pari di Borges o Canetti – per citare due esempi supremi – Jünger si lascia guidare dalla sua residenza tedesca all'Estremo Oriente in un viaggio di cinque mesi. Spinto dalla curiosità, scopre specie botaniche come la Ravenala, nota come palma del viaggiatore, che apre le sue foglie a ventaglio e le cui chiome svettano sopra le mura dei giardini di Singapore.

In un altro dei suoi appunti, Jünger spiega che gli animali a sangue caldo sono più inclini alla morte rispetto a quelli a sangue freddo perché, dice, devono mantenere la loro temperatura entro limiti ristretti. Il calore eccessivo porta alla febbre, la carenza al congelamento, ed è qui che Jünger indica l'aria condizionata come una "provocazione cosmica". Per chiarire, Jünger ci rimanda all'inizio del mondo, quando "le creature vivevano in Gaia come nel grembo materno", immerse nel calore delle paludi o del mare. Quando si verificò il raffreddamento, continua Jünger, gli organismi sopravvissuti lo fecero grazie al loro adattamento, raggiungendo un nuovo equilibrio con l'ambiente. Ecco perché gli animali a sangue caldo come le foche sopravvivono in acque fredde, e la loro esistenza ha portato alla forma regressiva dei pesci che, "per evitare il congelamento, hanno acquisito un involucro protettivo".

Con queste incursioni nella natura, Jünger ci accompagna dalla curiosità alla conoscenza in un viaggio irripetibile. I suoi diari, e in particolare il volume di cui stiamo parlando, sono una vera e propria dichiarazione scientifica; un esempio di come percorrere un sentiero in cui previsione e sorpresa si alternano fino al raggiungimento della saggezza.

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Montero Glez

Giornalista e scrittore. Tra i suoi romanzi spiccano titoli come "Sete di Champagne", "Polvere nera" e "Carne di sirena".

Joe Gores
EL PAÍS

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