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Licenziamenti convenzionali, durata dell'indennità, condizioni di accesso... Le soluzioni del governo per risparmiare sull'assicurazione contro la disoccupazione

Licenziamenti convenzionali, durata dell'indennità, condizioni di accesso... Le soluzioni del governo per risparmiare sull'assicurazione contro la disoccupazione

Non appena le ultime norme sono entrate in vigore, il governo ha rilanciato un progetto esplosivo: una nuova riforma dell'assicurazione contro la disoccupazione.

L'obiettivo dichiarato? Ridurre il deficit pubblico, snellire il mercato del lavoro... e risparmiare. Ma di fronte alla reazione dei sindacati e a un sistema già sotto pressione, il dibattito si preannuncia acceso.

Ancora una riforma, nonostante un recente accordo

L'accordo firmato nel novembre 2024 avrebbe dovuto disciplinare il sistema per quattro anni. Tuttavia, François Bayrou ha annunciato l'apertura di due negoziati: sull'assicurazione contro la disoccupazione e sul diritto del lavoro.

Un'inversione di tendenza che non sta andando bene: "Ci viene chiesto di ridiscutere, anche se l'accordo non è stato ancora pienamente applicato", afferma Frédéric Souillot (FO).

Interruzioni convenzionali nelle attrazioni

L'obiettivo principale: licenziamenti consensuali. Nel 2024, ne sono stati firmati più di 514.000. La Ministra del Lavoro Astrid Panosyan-Bouvet segnala "abusi ": licenziamenti mascherati, dimissioni mascherate o mancata ricerca di un impiego.

Prevede un inasprimento delle condizioni di indennizzo e un prolungamento dei periodi di attesa.

Risparmiare denaro… a tutti i costi?

Il quadro di bilancio è chiaro: entro il 2026 si dovranno reperire 43,8 miliardi di euro di risparmi. L'obiettivo è l'assicurazione contro la disoccupazione, che costa 10 miliardi di euro solo per i licenziamenti tradizionali.

La CFDT denuncia "sforzi non condivisi" e una logica di bilancio mascherata da obiettivi di efficienza. Il governo, da parte sua, insiste sulla necessità di un sistema "meno generoso" e più "incentivante" .

Ma i numeri confermano questa affermazione: i disoccupati ricevono in media 1.093 euro netti al mese, ovvero il 52% dello stipendio mediano.

Meno di una persona su due in cerca di lavoro riceve sussidi. E coloro che si trovano nelle situazioni più precarie sono spesso esclusi: giovani, donne e lavoratori con contratti a breve termine o intermittenti.

Una riforma sociale o contabile?

Dietro le promesse di snellimento, sindacati e osservatori temono una riforma economica a scapito dei più vulnerabili.

Tra le opzioni: monetizzazione della quinta settimana di ferie, promozione dei contratti atipici a tempo indeterminato, riduzione dei termini di ricorso.

Per essere convincente, la riforma dovrà dimostrare di essere più di un semplice piano di austerità mascherato. Ma di fronte alla ribellione dei sindacati e alla diffidenza dell'opinione pubblica, il compito si sta rivelando arduo.

Nice Matin

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