Boom della generazione distribuita in Italia. Ma gli impianti (da soli) non bastano più

La generazione distribuita si consolida come leva strategica per la transizione energetica italiana, con una crescita record nel segmento commerciale e industriale (C&I). Solo nel 2024 sono stati installati circa 2 GW di nuova capacità fotovoltaica in questo comparto, pari al 30% del totale nazionale. Il settore ha così raggiunto i 17 GW cumulati sui 37 GW complessivi installati in Italia.
A fotografare il trend è l’analisi “Energy Forward” di Bain & Company, che vede il segmento C&I puntare a 42 GW al 2030, in linea con gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione e rafforzamento della resilienza energetica. Anche in Europa la dinamica è evidente: oltre 135 GW già installati in ambito commerciale e industriale, con proiezioni tra 275 e 320 GW entro fine decennio.
“Questi numeri confermano come la generazione distribuita non sia solo un’opzione sostenibile ma un vero fattore strategico per l’autonomia e la competitività delle imprese”, spiega Roberto Prioreschi, Semea regional managing partner di Bain & Company. “In un contesto in cui i costi energetici penalizzano l’industria europea, queste soluzioni offrono un’opportunità concreta di ridurre la dipendenza dalle importazioni, stabilizzare i costi e attrarre nuovi investimenti”.
Tuttavia, avverte Bain, la sola generazione distribuita non basta più. La domanda delle imprese sta evolvendo verso modelli integrati che combinano generazione, accumulo, climatizzazione efficiente, mobilità elettrica, sistemi di gestione e trading energetico.
È qui che entra in gioco il cosiddetto spazio “Behind-the-Meter” (BtM): tutto ciò che si trova “dietro il contatore” del cliente, cioè all’interno del sito aziendale o industriale, e che permette di produrre, gestire e ottimizzare l’energia in modo autonomo. BtM include impianti fotovoltaici, batterie, pompe di calore, sistemi Hvac, colonnine per veicoli elettrici, software di energy management e servizi di partecipazione ai mercati dell’energia. L’obiettivo è trasformare il consumatore in protagonista attivo, capace di ridurre i prelievi dalla rete, stabilizzare i costi e migliorare la sostenibilità
Secondo Bain, lo spazio BtM è destinato a diventare il nuovo terreno competitivo della transizione. In Italia, il mercato dei modelli “Capex-as-a-Service” – che trasformano gli investimenti energetici in servizi – potrebbe crescere dagli attuali 100-150 milioni di euro a un valore tra 800 milioni e 1,2 miliardi al 2030.
A sostenere questa evoluzione contribuisce anche il quadro normativo, con il Testo integrato del dispacciamento elettrico (Tide) che dal 2025 permetterà alle risorse distribuite e agli utenti retail aggregati di accedere ai servizi di rete, favorendo un ruolo attivo delle imprese nella transizione.
Secondo Bain & Company, tre trend principali stanno guidando le scelte di investimento delle aziende. Flessibilità e modelli a basso Capex: cresce la domanda di formule Capex-as-a-Service che consentano di accedere a impianti e servizi energetici senza alti investimenti iniziali. Offerte integrate: le imprese cercano soluzioni che combinino generazione, storage, energy management e trading sui mercati. Personalizzazione e qualità del servizio: aumenta l’attenzione verso partner che sappiano garantire consulenza specializzata, soluzioni su misura e un servizio clienti evoluto.
“Le aziende non vogliono più solo un impianto fotovoltaico, ma una vera piattaforma energetica modulare, affidabile e costruita attorno alle proprie esigenze”, sottolinea Prioreschi. “È una trasformazione che richiede un nuovo modo di pensare le offerte e la relazione con il cliente”.
Per competere nello spazio BtM, spiegano gli esperti di Bain, gli operatori devono superare la logica della pura vendita di hardware. Serve un modello industriale completo che copra tutto il ciclo di vita energetico del cliente, con solide competenze in progettazione, costruzione e gestione, capacità avanzate di energy management e trading, e un uso strategico dell’AI per migliorare l’efficienza fino al 10-15%.
“Essere competitivi non significa solo essere efficienti”, aggiunge Alessandro Cadei, senior partner e responsabile Semea energy & natural resources di Bain & Company. “Serve intelligenza nella relazione con il cliente e la capacità di orchestrare tecnologie, servizi e processi in modo sempre diverso, a seconda dei bisogni e dei contesti”.
Il cambiamento è anche culturale. “Dal modello chiavi in mano si deve passare a quello Capex-as-a-Service. Chi saprà superare la logica della transazione pura, costruendo relazioni di lungo termine e un’offerta integrata e customer-centric, sarà protagonista del prossimo ciclo del settore energetico”, conclude Cadei.
La Repubblica