Crescono le spese obbligate per le famiglie: ora pesano per il 42,2%

MILANO – Le famiglie italiane sono sempre più schiacciate da spese incomprimibili e quindi su cui non è possibile fare economia. È quanto mette in evidenza Confcommercio, spiegando che che con "una dinamica ormai strutturale" quest'anno "le spese obbligate - quelle legate a beni e servizi di cui le famiglie non possono fare a meno - continuano a erodere quote crescenti dei bilanci familiari", salgono al "42,2% della spesa totale, con un aumento di 5,2 punti rispetto al 1995". La spesa pro capite complessiva – stima l’associazione – è di 22.114 euro nel 2025: "oltre 9.300 euro sono assorbiti da spese non comprimibili". Per l'abitazione 5.171 euro (+109 euro rispetto al 2024), seguono assicurazioni e carburanti (2.151 euro) e l'energia (1.651 euro). In 30 anni +132%, il doppio dei 'beni commercializzabili' (+55%), con un record negativo per l'energia (+178%).
"Al di là dell'impatto che questi andamenti hanno sui comportamenti reali delle famiglie - nota l'analisi del centro studi di Confcommercio -, se devo spendere di più per acquistare la stessa quantità di beni e servizi necessari ridurrò la quota destinata ad altri consumi nel caso in cui il reddito disponibile non cresca nella stessa misura": l'aumento "a ritmi sostenuti" in 30 anni spinge "le famiglie a guardare con una certa diffidenza al futuro portandole a comportamenti più che prudenti nei confronti di quei consumi ritenuti meno necessari", con una "minore crescita del sistema" ed un impatto "anche sulla situazione di benessere e di soddisfazione dei cittadini".Il tema è quello delle spese obbligate, come casa, energia, bollette, sanità, trasporti e assicurazioni, in crescita con "una dinamica, ormai strutturale, che riduce sempre di più l'area delle scelte libere di consumo, limitando il potenziale di crescita dell'economia legata alla domanda interna".
Dal punto di vista dei commercianti, quindi dell'andamento dei consumi, "sul versante dei 'commercializzabili, invece' - rileva ancora il centro studi di Confcommercio -, se da un lato i servizi (come ristorazione, turismo, tempo libero) mostrano segnali di recupero (+134 euro pro capite), dall'altro i beni tradizionali (alimentari inclusi) registrano un'ulteriore flessione (-57 euro). Una tendenza che, insieme alla riduzione demografica e al cambiamento delle abitudini di consumo, richiede attenzione: per rilanciare la domanda interna - avverte Confcommercio -, è necessario rimuovere gli ostacoli che comprimono la libertà di spesa, a partire dal contenimento dei costi fissi e dalla tutela del potere d'acquisto"
La Repubblica