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Dazi, la guerra commerciale di Trump all’Europa slitta al 7 agosto (ma l’accordo regge): la Casa Bianca punisce Canada e Brasile

Dazi, la guerra commerciale di Trump all’Europa slitta al 7 agosto (ma l’accordo regge): la Casa Bianca punisce Canada e Brasile

Gli ordini esecutivi

AP Photo/Mark Schiefelbein
AP Photo/Mark Schiefelbein

Un rinvio di una settimana. Con due ordini esecutivi firmati nella notte, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump l’entrata in vigore dei dazi nei confronti delle merci importante negli Usa e provenienti dall’Unione Europea e altri 70 Paesi.

Alla luce della controversa intesa raggiunta il 27 luglio nel vertice tenuto tra lo stesso Trump e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in Scozia, a Turnberry, nel golf club di proprietà del tycoon, i dazi al 15 per cento sarebbero dovuti entrare in vigore alla mezzanotte statunitense di venerdì primo agosto, le 6 del mattino in Italia.

La guerra di Trump al Canada

A fare eccezione sono le tariffe doganali imposte contro il Canada, uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, che sono già in vigore e sono stati aumentati dal 25 al 35 per cento come ritorsione da parte dell’amministrazione Trump per la scelta del governo di Mark Carney di aver annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina il prossimo settembre e per “l’inazione” di Ottawa per arginare il flusso di fentanyl che dal Paese arriva negli States.

Il primo ministro canadese Carney si è detto “”deluso” dalla decisione degli Stati Uniti ma, ha aggiunto, l’applicazione da parte degli Usa dell’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada “significa che la tariffa media statunitense sui beni canadesi rimane una delle più basse tra tutti i suoi partner commerciali”. Quanto alla questione del fentanyl, il primo ministro ha ricordato che il Canada “intensamente per ridurre ulteriormente questi volumi”.

I dazi per Europa e gli altri Paesi

La guerra commerciale di Trump, come emerso dagli ordini esecutivi, prevede dazi di base al 10 per cento per i Paesi con cui gli Stati Uniti hanno un surplus commerciale, ovvero in cui esportano più di quanto importano. Per tutti gli altri invece l’aliquota potrà variare dal 15 per cento, come nel caso dell’Unione Europe, al 50 per cento, come nel caso del Brasile del “nemico” Lula.

L’accordo tra Stati Uniti ed Europa, oggetto di critiche da parte di molti leader europei, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, con Giorgia Meloni invece in una posizione più vicina alle istanze di Washington, per la scelta della Commissione di schierarsi troppo a favore della Casa Bianca.

l'Unità

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