L'Ue vuole il bagaglio a mano gratuito, ma così lo pagherà anche chi viaggia senza


Foto di JC Gellidon su Unsplash
cappelliere e confusione
Il pacchetto di modifiche approvato al Parlamento europeo sembra un favore ai viaggiatori, ma è uno sgambetto alle compagnie low cost. Ecco perché applicare pratiche obsolete e antieconomiche non è tutela del consumatore, ma imposizione dei pregiudizi
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Con 38 voti favorevoli e solo due contrari, la commissione Trasporti del Parlamento europeo ha approvato un pacchetto di modifiche alle regole Ue sui diritti dei passeggeri, tra cui la gratuità del bagaglio a mano. Sembra un favore ai viaggiatori: in realtà, è uno sgambetto alle compagnie low cost, che avrà come risultato un danno ai consumatori, specie chi viaggia più spesso, sovente senza bagaglio. La rivoluzione dei voli a basso costo – che hanno trasformato i trasporti aerei da un lusso per pochi in un servizio alla portata di tutti – è stata consentita proprio dalla possibilità di spezzettare il servizio nelle sue componenti costitutive.
Vendendole separatamente, le compagnie possono “ritagliare” le offerte sulle reali esigenze di ciascuno, e cogliere dai comportamenti del mercato indicazioni su come meglio gestire lo spazio sui velivoli. L’intuizione fondamentale è che le persone usano l’aereo per ragioni differenti, in momenti diversi e hanno quindi necessità divergenti: imputare a ciascuno i costi (legati al peso e all’ingombro dei bagagli trasportati) è il modo migliore per fare in modo che ciascuno paghi il suo e per scoraggiare l’eccesso di bagagli.
Stabilire il diritto di ciascuno di portare un trolley, oltre a una borsa o uno zaino, avrà principalmente due conseguenze. La prima sarà impedire un pricing personalizzato con l’effetto, dunque, di socializzare dei costi: chi viaggia scarico dovrà sussidiare chi porta più cose. I dati diffusi dall’associazione Airlines for Europe, che raccoglie i maggiori vettori europei, mostrano che “in uno dei mercati più sviluppati nell’Ue, quello spagnolo, l’anno scorso oltre cinquanta milioni di passeggeri (pari a più dell’intera popolazione spagnola) si sono spostati senza bagaglio a mano e hanno avuto l’opportunità di non pagare per un servizio che non hanno utilizzato”.
Sapendo che comunque lo spazio è pagato, tutti avranno un incentivo implicito a non lesinare, aumentando la contesa per le cappelliere. Spiega Alessandro Fonti, presidente dell’Aicalf, l’associazione italiana delle low cost: “Se la posizione del Parlamento diventasse legge, tutti pagherebbero per un servizio che molti non intendono usare. E, paradossalmente, la mancanza di spazio in cabina costringerebbe numerosi passeggeri a imbarcare all’ultimo momento il bagaglio più grande in stiva, creando confusione, frustrazione e rallentando le operazioni di imbarco. Il risultato? Ritardi in partenza e ulteriori attese all’arrivo, al nastro bagagli”. Il paradosso della proposta è che pretende di andare incontro ai diritti dei viaggiatori, ma fa l’esatto contrario: dà per scontato che esista un solo tipo di passeggero (per pura coincidenza, simile al profilo dell’europarlamentare che usa l’aereo per andare a Bruxelles tre o quattro giorni alla settimana) e finge che tutti abbiano le medesime preferenze. Ma non è così: ciascuno ha i suoi motivi e l’unico effetto di queste norme, se entreranno in vigore, sarà restringere la libertà di scelta.
Forse l’iniziativa degli europarlamentari è motivata dalle rimostranze di passeggeri o associazioni dei consumatori che hanno riscontrato opacità nel modo in cui talune compagnie aeree definiscono i prezzi, rendendone chiara l’entità solo dopo aver acquistato il volo. Ma su questo fronte non servono nuove norme: già esistono innumerevoli regole a tutela dei consumatori, che spetta agli stati membri far rispettare. E infatti non si contano, in Italia e altrove, i procedimenti aperti dalle autorità competenti per la tutela dei consumatori contro le pratiche commerciali delle compagnie aeree. Piuttosto, dopo mesi che la Commissione discute di semplificazioni, è bizzarro che il Parlamento Ue se ne esca con l’ennesimo tentativo di microregolamentare una realtà che ha consentito a molti di accedere a un servizio di trasporto prima precluso. Tagliare il mondo con l’accetta e imporre pratiche obsolete e antieconomiche non è tutela del consumatore: è imposizione dei pregiudizi.
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