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Le sberle della Corte dei Conti sulla sanità

Le sberle della Corte dei Conti sulla sanità

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Con un grido d’allarme mascherato da analisi tecnica, il procuratore generale Silvestri denuncia una sanità pubblica in sofferenza sistemica. A partire dalle liste d'attesa e dal personale sanitario

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"È la garanzia dei diritti incomprimibili a incidere sul bilancio, e non l’equilibrio del bilancio a condizionarne la doverosa erogazione”. Non è una voce politica, né una petizione ideologica: è il monito della Corte dei Conti, nella memoria e nella requisitoria del Procuratore generale Pio Silvestri sul Rendiconto dello Stato 2024. Un grido d’allarme mascherato da analisi tecnica, che denuncia senza mezzi termini una sanità pubblica in sofferenza sistemica. Il Servizio sanitario nazionale, dice la Corte, resta un “unicum nel panorama mondiale”, ma “è afflitto da numerosi problemi” che ne compromettono l’equità e l’efficienza. Tra questi, le liste d’attesa vengono definite senza ambiguità “un fenomeno vergognoso, per un paese civile”, mentre il personale sanitario è “sacrificato sull’altare dei deficit di budget”.

Il quadro è drammatico: medici e infermieri fuggono dal pubblico, aggrediti nei Pronto soccorso e attratti da contratti più stabili e remunerativi nel privato. Nel frattempo, le regioni si rifugiano nell’uso estensivo – e costosissimo – di esternalizzazioni e “gettonisti”, col rischio concreto di “una sanità pubblica strutturalmente dipendente da soluzioni emergenziali”. La Corte però non si limita a descrivere il collasso: indica la possibile via d’uscita. La sanità di prossimità – Case della Comunità, telemedicina, medicina territoriale – non può restare un enunciato del Pnrr: va attuata, e subito. Bisogna “rimettere al centro il professionista sanitario”, non solo con stipendi dignitosi, ma con ruoli decisionali reali. La posta in gioco non è solo economica. E’ etica, costituzionale, democratica. Perché, come afferma con forza Silvestri, “non è un Paese civile” quello in cui le carceri sono un “sepolcro dei vivi e i malati attendono mesi una prestazione essenziale”. Solo una sanità davvero pubblica può assolvere la sua funzione di giustizia sociale. Serve coraggio politico. Serve visione. E serve subito.

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