Lombardia, cassa integrazione in aumento: boom a Lodi e Cremona, male Brescia. Tiene solo Milano

Milano, 31 luglio 2025 – Pianeta occupazione: scricchiolii sul fronte lombardo. Nel primo semestre del 2025 sono in aumento le situazioni di crisi aziendale e, di riflesso, sale il ricorso alla cassa integrazione.
Da gennaio a fine giugno, le ore di cassa integrazione autorizzate in Lombardia sono cresciute del +17,9%, superando i 56 milioni di ore. A livello nazionale, l'aumento è stato del +21,8%, dato che comunque non è sufficiente a essere di conforto qui, in quella che è sempre stata la “locomotiva del Paese”, pur fra numerose contraddizioni.
Così come non basta la sostanziale tenuta di Milano, dove si assiste – in controtendenza – a una riduzione del ricorso alla “cassa”, dato che l’economia in Lombardia è ben lontana dall’essere “milanocentrica”, fondandosi da sempre sull’energia propulsiva di distretti diffusi e radicati su tutto il territorio.
I numeriIl secondo Rapporto Uil Lombardia 2025 sulla cassa integrazione fotografa un sistema produttivo sotto pressione, prima ancora che si manifestino pienamente gli effetti dei dazi internazionali e delle tensioni geopolitiche. "La nostra è una preoccupazione fondata - dichiara il segretario confederale Uil Lombardia Salvatore Monteduro - perché già oggi, con una congiuntura in peggioramento ma non ancora colpita dagli effetti della guerra commerciale globale, vediamo aumentare sia le ore di cassa integrazione straordinaria, sia il numero dei lavoratori coinvolti. La situazione rischia di precipitare se non si interviene ora".
Milano è in controtendenza con una riduzione delle ore autorizzate pari al -17,5%, ma rappresenta un'eccezione. Nelle altre province lombarde, la cassa cresce ovunque, con dati che segnalano una crisi di ampia portata. Lodi: +156,5% - è la provincia con l'incremento più alto. Cremona: +80,5% - raddoppia la CIG in sei mesi. Brescia: +45,8% - torna ai livelli critici del post-Covid. Sondrio (+39,0%), Lecco (+27,8%) e Monza Brianza (+29,7%) mostrano tensioni crescenti. Mantova (-2,1%) e Varese (-5,0%) sono le uniche province in calo, ma con livelli ancora alti.
Le preoccupazioniColpa della difficile congiuntura internazionale, fra effetto dei conflitti e partita dazi? Pare di no, almeno secondo i sindacati. "Non si tratta di un disagio congiunturale isolato - aggiunge Monteduro - ma di una crisi diffusa, che coinvolge le filiere produttive del manifatturiero e della meccanica, le microimprese, l'artigianato e sempre più spesso anche il commercio".
Uno dei segnali più preoccupanti del rapporto riguarda l'aumento delle ore di cassa integrazione nel settore commercio, che in Lombardia segna un +41,2% rispetto al 2024. Parallelamente, crescono anche le ore autorizzate dai fondi di solidarietà, utilizzati soprattutto nel terziario e nei servizi.
"Se il commercio va in crisi, vuol dire che le famiglie stanno rinunciando agli acquisti. Il calo dei consumi è il termometro più chiaro del disagio sociale. Il lavoro povero e la perdita di potere d'acquisto stanno diventando il vero problema dell'economia lombarda. Chiediamo ancora una volta – conclude Monteduro – l'attivazione immediata di osservatori territoriali permanenti sulle crisi aziendali e sulle dinamiche occupazionali, e un intervento mirato per sostenere il potere d'acquisto dei lavoratori. Senza salari dignitosi, nessuna ripresa è possibile. Serve una risposta che non sia fatta solo di ammortizzatori, ma di investimenti, formazione, contrattazione e politiche redistributive. Le crisi vanno governate prima che esplodano".
Il Giorno