Il ritorno di Clara Sanchez e la mente dei serial killer di Nazzi, le novità in libreria

Ecco una selezione delle novità in libreria tra romanzi, saggi, libri di inchiesta e reportage presentati questa settimana all'Adnkronos.
Massimo Recalcati torna dieci anni dopo 'L'ora di lezione', sul grande tema della scuola e della pratica dell'insegnamento con 'La luce e l'onda. Cosa significa insegnare?', nelle librerie per Einaudi. Ogni maestro è una luce e un’onda nello stesso tempo: è una luce perché allarga l’orizzonte del nostro mondo sospingendoci verso la necessaria soggettivazione del sapere; è un’onda poiché incarna l’impatto dell’allievo con qualcosa che resiste, con una differenza che non può essere pareggiata e che, proprio per questo, ci costringe a trovare un nostro stile singolare: quello che è stato scolasticamente acquisito deve essere ripreso in modo singolare, riaperto, reinventato. Se questi due movimenti del maestro non sono attivi, il sapere si devitalizza.
C'è poi il grande capitolo della Scuola al quale questo libro dedica molta attenzione. Come è possibile conservare nel suo dispositivo istituzionale la grazia della luce e dell’onda? Come è possibile non ridurre la sua azione a quella di una trasmissione tecnica di saperi più o meno specializzati per salvaguardare invece il suo compito più ampiamente formativo che è quello di contribuire in modo decisivo a dare una forma singolare alla vita dei nostri figli? Le domande che Recalcati pone e si pone.
'La casa che attende la notte', il nuovo romanzo di Clara Sanchez
Un debole sole fa capolino fra i tetti del quartiere di Calle de Velázquez. Una luce che basta a creare un gioco di colori sul portone del civico 39. È il luogo in cui si trova Alicia, una giovane studentessa ventenne che non sa cosa fare della sua vita. Ha un’unica certezza: ogni pomeriggio si ferma davanti a un grande palazzo. Non è una sua decisione. A guidarla lì è Rafael, il bambino a cui fa da babysitter. Clara Sanchez è tornata. La scrittrice spagnola torna in libreria, per Garzanti, con 'La casa che attende la notte', e promette ancora una volta di incollare alle pagine i suoi lettori.
Nel romanzo dell'autrice de 'Il profumo delle foglie di limone', Rafael, appena un anno, ha occhi che vedono con più chiarezza di quelli di Alicia e sembrano non essere offuscati dalle incertezze del futuro. Il bambino, infatti, le indica a parole e gesti l’ingresso dell’edificio, lei si rifiuta di credergli, fino a quando, dopo insistenze e capricci, decide di mettere da parte lo scetticismo. Quando entra, Rafael punta l’indice verso un appartamento al quinto piano dove si è consumata una tragedia. Qualche tempo prima, un ragazzo di nome Hugo è uscito di casa e non ha più fatto ritorno. Di quel mistero nessuno sa niente. Eppure, Rafael le sta chiedendo a modo suo di scavare in quella scomparsa. Di non fermarsi alle apparenze. Alicia sente di doverlo ascoltare. Perché a volte gli sconosciuti possono essere uniti dal destino. E l’unico modo di trovare una direzione è abbandonare la luce e scegliere la notte, lasciandosi guidare dal nostro istinto più nascosto.
Stefano Nazzi in 'Predatori' racconta i più spietati serial killer americani e chi ha provato a fermarli
Ci sono stati anni, in America, in cui il male sembrava annidarsi ovunque. L’Fbi l’ha definita 'l’epidemia, l’età dell’oro dei serial killer, che tra gli anni Sessanta e Novanta furono quasi duemila. Uccidevano in silenzio, con metodo, con fantasia e, spesso, con una faccia rassicurante. Con la sua prosa intensa e incalzante, Stefano Nazzi in 'Predatori', per Mondadori, ripercorre quei decenni bui, portandoci nelle menti di alcuni dei più spaventosi serial killer americani. Come John Wayne Gacy, che vestiva da clown alle feste per bambini e seppelliva adolescenti sotto casa. Edmund Kemper, il gigante gentile che discuteva con gli agenti di Shakespeare e poi tornava a sezionare cadaveri. David Berkowitz, il Figlio di Sam, che diceva di agire per ordine di un labrador posseduto dal demonio. E ancora, Dennis Rader, padre di famiglia e tecnico della sicurezza, che si firmava BTK 'Bind, Torture, Kill' e Aileen Wuornos, che sosteneva di uccidere per difendersi, ma lo fece sei volte, a sangue freddo. E come Ted Bundy, colto, brillante, magnetico, "un tipico ragazzo americano che uccide tipiche ragazze americane".
Accanto a loro, ci sono le storie delle donne e degli uomini che li hanno inseguiti, studiati, catalogati. Negli scantinati di Quantico, due agenti dell’Fbi, Robert Ressler e John Douglas, iniziarono ad analizzare i profili degli assassini seriali e poi a parlare con loro. Insieme alla psicologa Ann Burgess, visitarono le carceri di massima sicurezza e intervistarono trentasei serial killer. Da quelle conversazioni nacque il profiling, l’idea che dietro l’apparente caos ci fosse un metodo e che dunque si potessero prevedere azioni imprevedibili. Fu Ressler a coniare il termine 'serial killer', Douglas ne tracciò le prime tipologie. Cercarono schemi, modelli, ricorrenze. Furono i primi mindhunters, i cacciatori della mente. Questo libro è il racconto di quell’epoca. Un viaggio dentro la mente dei più spietati predatori americani e di chi ha provato a fermarli.
Matteo Nucci racconta 'Platone. Una storia d'amore'
Questa è la storia di un "atleta dell'anima". Un pensatore che sfidò ogni luogo comune, per dare ai posteri la possibilità di rimettere sempre in gioco la vita, l'ordine delle cose. Questa è la storia di 'Platone. Una storia d'amore', come recita il titolo del nuovo libro di Matteo Nucci, in libreria per Feltrinelli. È un romanzo di verità, quello che avete in mano - si legge nella quarta di copertina - Un romanzo che per la prima volta ripercorre la vita del più grande filosofo di sempre. Bambino timido e facile all’ira, all’inizio. Sofferente per la morte prematura del padre, dominato da una madre onnipresente, e accudito da una sorella che lo accompagna nel mondo senza darlo a vedere, il ragazzo scruta le vicende del suo tempo con occhi onnivori e assiste attonito alla sconfitta di Atene contro Sparta. Gli zii lo invitano a partecipare a un’operazione politica sanguinaria, ma resiste. Ha conosciuto Socrate, infatti, l’uomo più strano di Atene, e con lui si consegna alla filosofia. La filosofia però non basta, Socrate viene condannato a morte. Platone allora parte verso Cirene e l’Egitto per trovare la sua strada. Sarà una strada retta e tortuosa assieme. Ciò che la segna, tuttavia, è l’eros, l’amore sensuale vissuto con ragazzi lascivi e uomini dalla mente brillante, e l’amore totalizzante, la passione sublime, il motore più potente dell’animo umano.
Con il suo stile inconfondibile, Matteo Nucci ci regala un romanzo fuori dal tempo, frutto di anni di studio e di sana ossessione, con cui riesce a farci superare di nuovo la linea d’ombra della letteratura, rendendo la nostra esperienza di lettori un capitolo di vita epico, erotico, illuminante. Scopriamo in Platone un uomo sempre in lotta per realizzare giustizia e felicità, un “atleta dell’anima”. Seguendone dolori, fallimenti e amori, alla fine di questa lettura travolgente, ci ritroveremo diversi: cambiati nel profondo da uno scrittore filosofico capace di sfidare ogni luogo comune pur di dare a noi la possibilità di rimettere sempre in gioco il nostro modo di vivere il tempo che ci è concesso.
Emanuele Trevi racconta 'Mia nonna e il Conte'
"Come certe ragazzine così timide e ritrose da sembrare anonime, che svelano il loro fascino al momento giusto, nel giro di un’estate, a sedici o diciotto anni, iniziando a raggiare alla maniera di astri appena scoperti nella carta del cielo, mia nonna diventò bellissima dopo gli ottanta". È una nonna dai tratti di dea arcaica, Peppinella, la protagonista di 'Mia nonna e il Conte' di Emanuele Trevi, in libreria per Solferino, una perentoria matriarca calabrese che, come una regina, vive riverita da due dame di compagnia - Delia e Carmelina - ma che al pari di ogni donna del popolo guarda 'Beautiful' al pomeriggio. Nel suo giardino dominato dall’imponente cibbia, il nipote Emanuele trascorre - immerso nei libri - le interminabili estati dell’infanzia e della giovinezza. Ed è in questo hortus conclusus che un bel giorno Peppinella si vede comparire davanti addirittura un Conte, anch’egli ultraottantenne e studioso della storia borbonica, che le porge un mazzetto di fiori e chiede il permesso di attraversare la sua proprietà, per accorciare il percorso da casa al paese.
Passaggio dopo passaggio, tra Peppinella e il Conte fiorisce un affetto inaspettato, tardivo, privo di ansie e pretese, gratuito. "Come se fossero rinchiusi in una sfera di cristallo, custodivano un segreto inaccessibile, la formula di un incantesimo di cui entrambi, a loro insaputa, possedevano la metà necessaria a completare l’altra» scrive Emanuele Trevi, che della storia d’amore della nonna è stato testimone partecipe. E in queste pagine piene di intimità e di spirito restituisce e trasfigura una narrazione famigliare sospesa tra il quotidiano e l’eterno, intessuta di uno struggente sentimento del tempo.
'L'immensa distrazione' di Marcello Fois
"Ettore Manfredini, nonostante fosse appena morto, la mattina del 21 febbraio 2017 ebbe la netta sensazione di svegliarsi". Inizia così il nuovo libro di Marcello Fois, che torna al grande romanzo familiare, questa volta in un’Emilia mitica e concretissima, fatta di campi, allevamenti, industrie, infinite pianure. Per un istante lungo quasi trecento pagine, Ettore ripercorre i momenti decisivi, le grandi gioie e i grandi dolori della sua stirpe. E finalmente vede tutti come sono stati davvero. I Manfredini hanno trasformato un semplice mattatoio in un impero, con l’accanimento di chi conosce la miseria e l’astuzia di chi ha capito come uscirne. Ma ogni cosa che li riguarda, il loro inesausto gioco di sentimenti, alleanze, silenzi e potere, si fonda su un inganno. Sono questo, i Manfredini: spietati, umanissimi. Venite a conoscerli.
È un’alba uguale a tutte le altre, soltanto un po’ più lunga, quella in cui Ettore Manfredini si sveglia appena morto nella casa accanto al macello che è stato il centro della sua vita e di cui conosce ogni lamento, ogni cigolio. Nato troppo povero per permettersi un’istruzione regolare, impiegato da ragazzo nel mattatoio kosher di cui si impadronirà dopo le leggi razziali, Ettore è un uomo destinato al successo: diventerà uno dei più grandi imprenditori dell’Emilia in bilico tra grande industria e tradizioni contadine. E in quest’alba livida del 21 febbraio 2017, arrivato alla resa dei conti, Ettore capisce di dover percorrere fino in fondo il corridoio dei suoi ricordi. Parte da qui la vorticosa storia della famiglia Manfredini. Che è in primo luogo la storia di Ettore, ma anche di sua madre Elda, sulla cui spregiudicata opacità si fonda tutta la loro fortuna, e di sua moglie Marida, salvata dalla deportazione ma a carissimo prezzo, e di Carlo, il primogenito, figlio mai del tutto capito, e di Enrica, la vera mente dietro la crescita dell’Azienda, e di Elio, il nipotino amatissimo, e di Ester che rimane invischiata nella lotta armata, di Edvige, di Lucia... Il nuovo romanzo di Marcello Fois è una straordinaria macchina della memoria, in cui il grande disegno della Storia si mescola a piccoli dettagli fondamentali: il sapore di una ciambella mangiata ottant’anni prima, la serranda perennemente guasta nella casa di famiglia, due vecchie poltrone su cui si sono decisi i destini di tutti loro. E poi la foto di due gemelli ad Auschwitz trovata per caso in un’enciclopedia. Dipingendo l’affresco di una dinastia del Novecento fondata sulla carne e sulla menzogna, Marcello Fois ci regala un romanzo semplicemente maestoso. Perché vivere, forse, non è nient’altro che un’immensa distrazione dal morire.
Giuseppina Torregrossa racconta i rapporti madri-figlie in 'Corta è la memoria del cuore'
Come succede che i rapporti tra madri e figlie siano simbiotici oppure conflittuali? E perché questi sentimenti estremi fioriscono soprattutto tra femmine? Le storie spesso danno risposte più persuasive della psicoanalisi e Giuseppina Torregrossa nel suo ultimo romanzo 'Corta è la memoria del cuore', in libreria per Mondadori, ne scrive una lunga cent’anni, quella delle donne della famiglia Accoto, una storia magica di silenzi e parole che si tramandano col sangue, generazione dopo generazione.
Tutto comincia con Teresa, nata all’inizio del Secolo breve. È intelligente e tenace, ama leggere, si laurea. Proprio alla facoltà di Giurisprudenza incontra il suo futuro marito, Luigi, che la corteggia con lettere appassionate a cui lei oppone misura e dignità e una certa austera ironia che le apparterrà sempre. Cosa custodisce il silenzio di Teresa? Quale mistero? Sarà forse il suo strano dono, “l’occhio pesante”, capace di scrutare nell’animo altrui e di allungarsi sul futuro? Elena, la figlia maggiore di Teresa e protagonista del romanzo, si arrovella in questo cruccio da sempre. Fin da quando, bambina, si struggeva nel desiderio di una parola dolce o una carezza che puntualmente non arrivavano. Continua a chiederselo quando, divenuta lei stessa madre, cerca di tenersi la figlia più vicina che può e di non farle mancare mai la sua voce. Solo oggi, che Teresa è alla soglia dei cento anni ed Elena si ritrova nonna di due nipotine dalle voci limpide e libere, la protagonista sente che finalmente le madri e le figlie della famiglia Accoto hanno trovato una lingua comune, un filo che può tenerle insieme e forse salvarle.
'Le sette fate di Youssef' nella Palermo anni '90 narrate da Linda Scaffidi
E' sugli scaffali delle librerie, per Fazi, 'Le sette fate di Youssef' di Linda Scaffidi. Ambientato a Palermo negli anni Novanta, il romanzo ha come protagonista Youssef, un ragazzino incantato dal mondo quando si trasferisce con i suoi nel cortile delle sette fate, a Ballarò. Suo padre Alì, nato in Marocco, è un uomo severo, fedele alle tradizioni e molto legato al paese d'origine dove, prima o poi, vorrebbe tornare con la famiglia. Sua madre Taslima, invece, nata in Italia, desidera per sé e per i suoi figli un futuro nella Palermo a cui ormai sente di appartenere. Per questo, insiste per mandare il figlio al liceo, dove, nonostante la diffidenza e lo scherno dei compagni, Youssef si distingue come studente modello appassionandosi di letteratura.
Youssef, che si fa chiamare Peppe nel desiderio di integrarsi, attraversa l'adolescenza leggendo un libro dopo l'altro, cercando di fare amicizia con i coetanei e innamorandosi di Teresa. Il suo sogno è andare all'università e continuare a studiare senza dover seguire la famiglia in Marocco. L'opportunità sembra presentarsi nella figura rispettabile e generosa del commendatore, un anziano signore che rimane colpito dalla sensibilità del ragazzo e dal suo amore per la poesia e che cercherà di aiutarlo a prendere la decisione più difficile della sua vita.
Alessandro Aresu racconta 'La Cina ha vinto'
Mentre l’Occidente si perde tra illusioni e profezie sbagliate, la Cina conquista il futuro. Qual è la lezione storica della sua vittoria? Cosa può significare? A queste, e altre domande, risponde Alessandro Aresu, una delle voci più lucide del dibattito geopolitico italiano, nel suo libro 'La Cina ha vinto', in libreria per la Collana Scintille di Feltrinelli. Aresu rilegge la sfida cinese non come uno scontro ideologico tra democrazia e autoritarismo, ma come un conflitto sistemico tra modelli di potenza. 'La Cina ha vinto' non è un’affermazione retorica, è una provocazione metodica: per capire dove stiamo andando - è convinto l'autore - bisogna decifrare il pensiero strategico cinese, le sue origini storiche, le sue logiche industriali, i suoi strumenti di influenza globale, le sue contraddizioni.
Alessandro Aresu ci indica le traiettorie della tecnopolitica di Pechino, raccontando con chiarezza le trasformazioni dei rapporti tra Partito, capitale, sapere tecnico e ambizioni globali. Dalle radici confuciane all’intelligenza artificiale, dall’enorme vantaggio sul talento alla superiorità produttiva, Aresu restituisce un quadro che va oltre la narrazione dominante sull’'impero del controllo'. È la storia di un potere politico curioso del suo avversario e consapevole della propria forza. In queste pagine il lettore è chiamato a riflettere su quale mondo ci stiamo preparando ad abitare: uno in cui la vittoria o la sconfitta dell’Occidente non dipenderanno solo dalla Cina, ma anche dalla nostra capacità di capirla, senza illusioni e senza ipocrisie.
Dal 10 settembre 'Una storia russa' di Jevhenija Kononenko In che modo la letteratura ci influenza come singoli e come società? Jevhenija Kononenko gioca nella sua 'storia russa', in libreria dal 10 settembre, con trame e citazioni, in un viaggio tra libri e continenti. Una storia profondamente ucraina, ironicamente a dispetto del suo titolo. Protagonista Jevhen Samars’kyj che scopre se stesso e il proprio paese, l’Ucraina, negli anni della caduta dell’Unione Sovietica, da ragazzo, prima di vedersi costretto a emigrare negli Stati Uniti, dove le comodità materiali e qualche soddisfazione professionale non basteranno a farlo sentire realmente felice. Ma a determinare il suo destino è qualcosa di tanto astratto quanto concreto: la letteratura russa, con i suoi archetipi e le sue pastoie. In 'Una storia russa' - in libreria per Edizioni E/O dal 10 settembre - scritto nel 2012, due anni prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Jevhenija Kononenko riflette con l’ironia e la maestria così tipiche della sua scrittura sulla complessità di ogni identità, su un colonialismo politico e culturale ampiamente e lungamente ignorato e sulla forza della parola e delle storie. Tra scelte e fatalismo, modernità e radici, kitsch e liricità, Jevhen vaga tra Kyjiv, la provincia ucraina e il Midwest alla ricerca di se stesso e di una casa vera, scappando da Puškin e dai suoi personaggi, senza riuscire veramente a liberarsene. In che modo la letteratura ci influenza come singoli e come società, influendo sulle nostre decisioni e instradandoci a nostra insaputa? In un libro che allo stesso tempo esalta la scrittura e dissacra l’aura dei classici, Kononenko gioca con trame e citazioni, ibridandole e ricomponendole, in un viaggio tra libri, epoche e continenti che è anche un invito a esplorare la cultura ucraina e i suoi molti volti. Una storia profondamente ucraina, ironicamente a dispetto del suo titolo.Adnkronos International (AKI)