Imagine Dragons al Maradona: luci, fuochi e messaggi globali, ma il cuore resta a metà

di Alessandra Del Prete
A guardarli sul palco sembra tutto perfetto: visual colossali, una scaletta costruita come un greatest hits, pubblico adorante, band impeccabile. Ma qualcosa – nonostante l’impatto visivo e il volume – non esplode davvero. Gli Imagine Dragons, protagonisti sabato sera al Diego Armando Maradona di Napoli, hanno messo in scena uno show poderoso e tecnicamente ineccepibile. Eppure, sul piano emotivo, l’incendio promesso resta più fumo che fiamme.
La band di Las Vegas porta in tour il proprio arsenale di successi – da “Thunder” a “Radioactive”, passando per “Bones” e “Demons” – confezionati con la precisione di un algoritmo ben oliato. Dan Reynolds, voce e volto del progetto, si muove tra un inno generazionale e una riflessione sociale, alzando il ritmo quando serve e lasciandosi andare a qualche momento più introspettivo. Ma, nonostante il sudore e il coinvolgimento scenico, il concerto fatica a trovare il momento in cui la tensione si scioglie davvero in pura magia.
“Believer” e la politica del popIl picco emotivo arriva durante “Believer”, con Reynolds che solleva una bandiera ucraina: gesto potente, accolto da un boato sincero. È un momento che funziona, perché rompe la superficie e richiama un’urgenza vera, uno sguardo sul mondo che va oltre la scaletta. Il video è visibile qui.
Ma non basta un simbolo a reggere un intero impianto narrativo. E il live degli Imagine Dragons, per quanto curato, non riesce a scardinare del tutto quella sensazione di evento preconfezionato, quasi replicabile in ogni città del mondo.
Uno show che suona bene, ma vibra pocoNon si può negare la tenuta della band: il suono è compatto, la regia scenica funziona, il pubblico partecipa. Ma manca quella scintilla autentica, quel rischio, quella sbavatura viva che spesso fa di un concerto un’esperienza unica. Gli Imagine Dragons suonano bene, ma non sorprendono. È un concerto che accontenta, ma raramente scuote.
Napoli risponde, anche se si aspetta di piùIl pubblico napoletano, caldo e partecipe, fa la sua parte fino in fondo. La cornice del Maradona, con il suo carico emotivo e simbolico, regala suggestione. Ma non basta. Alla fine resta un grande show, lucido e ben confezionato, che però scivola via senza lasciare un segno profondo.
Per una band che ha fatto dell’emotività amplificata la propria cifra, forse è proprio questa la nota stonata: la perfezione, quando manca l’imprevisto, non basta a farci battere il cuore.
İl Denaro