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Inutile minimizzare il ritorno degli Oasis se sei solo uno rimasto senza biglietto

Inutile minimizzare il ritorno degli Oasis se sei solo uno rimasto senza biglietto

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estate con ester

Il concerto della band britannica e le ragioni per le quali tutti volevano andare, fan e nemici, perfino i Blur. Due ore che rimangono nelle molecole per settimane, due ore molto più belle delle altre

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Perché non è possibile. Non è possibile che tutto questo desiderare sia inutile. Non è possibile che l’amore se ne va, la giovinezza se ne va, i sogni se ne sono andati da tempo e niente torna mai. Questi due, contro le previsioni, sono tornati. Perché è l’ultimo pezzo scintillante dell’epoca precedente all’internet. Quando il buono si distingueva dal malamente per una caratteristica precisa: durava. Restava nella memoria, dilagava, diventava cultura pop, annali, memoria, bestseller, imitazione del taglio di capelli. Il buono sedimentava invece di stufare. Nel frattempo sono cambiati i connotati all’intelligenza, ci teniamo la fretta e ci piace il ricambio, pure quando è a perdere. Vogliamo passare avanti velocemente. La gente vuole le cose nuove? Gliele diamo, tante e molto scarse. Pensate a Barbie, l’impareggiabile successo di due anni fa. Chi si ricorda qualcosa di imperdibile scagli i dieci euro di noleggio su Amazon Prime.

Perché le buone canzoni si dividono in tre: a) capolavori b) fissazioni del momento c) sfizi. Gli Oasis le hanno fatte tutte, e confondevi il capolavoro con lo sfizio, e non capivi. Perché questi disgraziati diventati cantanti dopo gli anni 2000, quelli del girone infernale dei musicisti wannabe – per risolvere il problema di avere tutti canzoni di cartone – devono vestirsi da circo, farsi il botox e il taglio di capelli, il look, il baffetto, il tatuaggio nuovo, il culo in vista, lo smalto, le mossette, chiamare il coreografo che due milioni di like e poi va da Fazio, e la fatica è per niente: con tutta questa apparecchiatura stylish sono David Bowie? No. Che canzone canta? Boh. E’ il dilemma di essere sull’Everest Spotify, ma non dove devi essere per essere qualcuno: al Karaoke della festa del santo di Tufara Valle (BN).

Perché i tarocchi dell’industria avevano detto che il nuovo rock che piace erano i Maneskin. Perché Liam Gallagher è uno schiodato del tipo peggiore: quelli che prendi a benvolere. Perché Noel è il fratello dritto. Ma essere dritti non paga un centesimo, c’è bisogno degli altri, quegli altri di Philip Roth, quelli che ti investono col cingolato e li capisci male male male e poi ancora male ma è così che sai di essere vivo, sbagliando. E però questa volta non dobbiamo rassegnarci all’infinità vanità del tutto, no, stavolta la vita ha deciso che non ci deve scontentare, e per una volta ha rimesso insieme i pezzi rotti, gli altri quadrano, e ci sentiamo un poco meglio pure noi, anche se la reunion è per soldi. Perché va bene che la pace è stata per soldi, ma anche tutti i “non farsi la guerra” che conosco io sono per soldi, bisognerà pure essere onesti per cinque minuti, prima che prevenuti.

Perché questa storia di fratelli è diversa. Uno sa scrivere le canzoni e l’altro le sa cantare. Si odiano e separati non esistono. Non si vede un livello così estremo di Shakespeare e mito greco dai tempi di Yoko-Ono-la-distruttrice-di-leggende. Perché ci siamo stufati del cantautorato depresso, quello fragile, quello insicuro, quelle delle opere pie, quello schierato dove si prendono più like, quello che vuol essere capito, quello che vuol parlarci dei suoi problemi. Abbiamo già i nostri. Per le nuove generazioni. Perché è importante che vedano questi due improbabili scarrupati stare sul palco e cantare canzoni che hanno fatto la storia di un pezzo di storia. Il condono della contraddizione è fondamentale, per addestrarsi a vivere felici e saper vedere il talento dove più è sgradito. Perché chi va al concerto è fortunato, saranno due ore che rimangono nelle molecole per settimane, due ore molto più belle delle altre. “La musica ha un grande potere: ti riporta indietro nel momento stesso in cui ti porta avanti, così che provi, contemporaneamente, nostalgia e speranza” (N. Hornby). E allora è inutile minimizzare il ritorno degli Oasis, se sei solo uno che il biglietto non l’ha trovato.

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