RIVEDI LA SERATA DI PREMIAZIONE DI AGRIGENTOOGGI
Il chiostro del Palazzo Comunale di Agrigento si è trasformato in un teatro di immagini, suoni e racconti. È qui che si è celebrata la 17ª edizione dei concorsi “Fotografa la Sagra e San Calogero”, manifestazione nata dalla visione del giornalista Domenico Vecchio. L’iniziativa ha sempre voluto mettere in relazione la passione per la fotografia con le tradizioni più radicate della città: la Sagra del Mandorlo in Fiore, festa primaverile che celebra i fiori di mandorlo e l’amicizia fra i popoli, e la Festa di San Calogero, che racconta la devozione popolare verso il “Santo nero”.Quest’anno le due feste sono state inserite inoltre nel calendario di Agrigento 2025, Capitale italiana della Cultura, ma mentre il programma ufficiale è stato criticato per la sua frammentarietà, il contest fotografico ha dimostrato di avere una visione di lungo termine
La serata non è stata solo una premiazione. Gli oltre 770 scatti proiettati in sequenza hanno creato una scenografia dinamica, unendo volti, luoghi e riti agrigentini. Un mix di linguaggi ed esperienze che è andato oltre la semplice fotografia. Oltre a selezionare le migliori fotografie, la serata ha voluto rendere omaggio a chi fa grande la Sicilia fuori dai suoi confini. È nato così il riconoscimento “Orgoglio Siciliano oltre confine”, assegnato a cinque figure che hanno portato nel mondo il nome di Agrigento e della regione.
La forza di questo concorso sta nel raccontare Agrigento per immagini.Ogni fotografia diventa un frammento di memoria collettiva, capace di mostrare bellezza, devozione e anche contraddizioni.I riti della festa di San Calogero, con la statua portata a spalla e i devoti scalzi, convivono con scorci della Sagra del Mandorlo in Fiore, dove i costumi colorati e i gruppi folcloristici ricordano l’apertura di Agrigento al mondo.
Il cuore della serata è stato un dialogo fra Domenico Vecchio e Giovanni Taglialavoro, giornalista e autore televisivo.Taglialavoro ha raccontato i suoi inizi a Teleacras e ha riflettuto sulla gestione di Agrigento 2025, definendola “un’occasione persa” per la mancanza di un vero calendario che valorizzi le identità localiDa qui la sua proposta: creare un laboratorio in cui i fotografi agrigentini trasmettano la loro arte a chi vuole imparare.L’idea, apparentemente semplice, risponde a un’esigenza: trasformare un evento annuale in un motore permanente di cultura e formazione. Il suggerimento di Taglialavoro è di investire nelle persone, non solo nelle luci di un evento.In un periodo in cui la città dovrebbe brillare come Capitale della Cultura, molti osservatori lamentano invece l’assenza di progetti strutturati, come quello proposto da Taglialavoro.
Agrigento avrebbe meritato che la cultura diventasse strumento di rigenerazione urbana e non un palcoscenico effimero.In questo contesto, il concorso fotografico “Fotografa la Sagra e San Calogero”, è andato nella direzione opposta. Premiando sia i professionisti sia gli appassionati, ha costruito una memoria visiva duratura che ha coinvolto la cittadinanza.Dopo 17 anni, “Fotografa la Sagra e San Calogero” è diventato un appuntamento che unisce generazioni.Le foto premiate non restano chiuse in un cassetto: vengono utilizzate per le campagne promozionali del Mandorlo in Fiore e per raccontare Agrigento oltre i suoi confini. Mentre alcuni eventi dell’anno da capitale non lasciano traccia, questo concorso archivia, tramanda e motiva.
Non è un caso che a ogni edizione aumenti il numero dei partecipanti: quest’anno più di cento persone hanno caricato 638 immagini per la sezione Mandorlo e 134 per San CalogeroIn un’epoca in cui il marketing culturale punta spesso su spettacoli di rapida fruizione, la serata agrigentina ha dimostrato che raccontare storie profonde attraverso l’obiettivo può essere più incisivo di un concerto milionaro.La speranza è che l’energia vista nel chiostro del Palazzo Comunale diventi contagiosa e che, oltre alle polemiche sulla gestione dei fondi, si parli di progetti generativi.Agrigento ha uomini e donne di cultura, fotografi, artisti e giornalisti; sta ai decisori pubblici valorizzarli, evitando di ridurre la cultura a fuochi d’artificio.
L’edizione 2025 del concorso fotografico ha mostrato che la cultura non è solo spettacolo, ma paziente costruzione di memoria e di identità.Se Agrigento vorrà essere davvero capitale culturale, dovrà guardare alle buone pratiche nate dal basso e riconoscere che investire in competenze e partecipazione paga più di un evento da una sera. Perché, come ha suggerito Taglialavoro, la vera capitale della cultura si costruisce giorno dopo giorno, scatto dopo scatto.
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