Una felicissima Napoli. Indagine contro il cliché gomorresco


Festeggiamenti per lo scudetto 2025 fuori dallo Stadio Maradona (foto Ansa)
Mentre festeggia il suo duemilacinquecentesimo compleanno, la città pare definitivamente uscita dalla fase grigia. Lo ha sancito pure Confindustria, assegnandole il titolo di “Capitale della Cultura d’impresa” per il 2025. Storie e statistiche senza retorica
Per certe strane effemeridi partenopee, che agghindano il racconto dei cronisti, il complesso conventuale di Santa Maria la Nova è salito alla ribalta in pochi giorni per due ragioni assai diverse: la prima è la divulgazione di ulteriori prove che vi localizzerebbero le spoglie di Vlad Tepes, il vero conte Dracula, celate nel sacello del presunto consuocero Matteo Ferrillo; la seconda è che il 7 luglio l’antico convento francescano ha ospitato il consiglio dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani presieduta dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Ed è la prima volta che l’evento non si è tenuto a Roma.
Alla vigilia dell’incontro, concluso con un appello al governo per dare al dopo Pnrr continuità finanziaria e garantire più risorse per le attività assistenziali, le principessine Maria Carolina e Maria Chiara di Borbone, ovviamente bionde e con identico vestito scarlatto, avevano gratificato di una visita il complesso religioso (e forse draculesco): un blasonato spot turistico e un sottilissimo quanto tenace filo tra il passato dell’ex capitale, il suo presente e il futuro. Prevederlo roseo è forse esagerato, o porta male, però i numeri sono incoraggianti: Napoli, mentre festeggia il suo duemilacinquecentesimo compleanno, pare definitivamente uscita dalla fase grigia. Lo ha sancito pure Confindustria, assegnandole il titolo di “Capitale della Cultura d’impresa” per il 2025, di cui la città ha ricevuto il testimone da Torino con un ricorso storico al rovescio. E’ il primo capoluogo di regione meridionale che ottiene il riconoscimento: non solo una coccarda, ma una vetrina per i progetti di sviluppo nelle comunità e sul territorio. Il programma elaborato dall’Unione Industriali di Napoli ha puntato sulla vocazione produttiva e culturale con eventi dedicati alla moda, alla trasformazione digitale, all’industria meccatronica, alla piccola impresa. “Abbiamo inteso costruire un percorso che resti” ci spiega il presidente dell’Unione, Costanzo Jannotti Pecci “con un manifesto che diventi metodo, visione, piattaforma condivisa per tutto il Paese. La cultura d’impresa è fatta di etica, innovazione, responsabilità, futuro. Vogliamo che la città lasci un segno che non sia solo una celebrazione e stiamo cooperando con le istituzioni territoriali per tracciare le linee di sviluppo di Napoli e della sua Area Metropolitana”.
Statistiche senza retorica: il pil pro-capite (30.804 euro) risulta superiore alla media nazionale; nel triennio 2022-24, secondo la Svimez, la crescita cumulata della Campania è stata pari al 5,6 per cento, quasi il doppio delle regioni centrosettentrionali, grazie a un tessuto imprenditoriale frammentato ma dinamico. Di contro il tasso di occupazione napoletano, con il 41 per cento, è il più basso tra le maggiori città italiane e il divario di ricchezza tra i quartieri rimane consistente (Chiaia batte Forcella quattro a uno). “Luci e ombre”, per dirla con lo stereotipato binomio dei report economici. Le prime, tuttavia, prevalgono decisamente. Contribuisce pure Dracula, ossia le attrazioni turistiche minori che si moltiplicano accanto alle grandi mete tradizionali: gli scavi di Pompei, la Reggia di Caserta, il Museo Archeologico Nazionale, Palazzo Reale, il Museo di Capodimonte, la Certosa di San Martino. Non sorprende che la quasi totalità del pil locale, oltre l’87 per cento, derivi dai servizi né che le strutture ricettive siano per la metà (su circa seimila totali) rappresentate dal circuito Airbnb, da cui è generato quasi un quarto di gettito dell’imposta di soggiorno.
Sull’overtourism il comune interviene con un Piano che frenerà la moltiplicazione di friggitorie e pizzetterie nel centro storico
Con la cultura si mangia, anche in senso letterale: sull’overtourism il Comune è appena intervenuto con un Piano per il commercio che frenerà la moltiplicazione di friggitorie e pizzetterie nel centro storico dopo le tante chiusure di botteghe artigiane e librerie. L’abrasione del tessuto urbano è stata il dazio paradossale da pagare per il recupero di chiese abbandonate, per l’apertura di preziosi minuscoli musei (dall’arte tipografica all’ipogeo di Santa Luciella) e per il richiamo di già celebri attrazioni come quella presepiale a San Gregorio Armeno, dove lo sguardo pure s’immalinconisce dinanzi alla crescente diffusione della paccottiglia. Chi ricorda la città dei trascorsi decenni può esercitare tuttavia maggiore indulgenza perché la memoria rimanda ai decumani bui, quando uscendo dalle trattorie dove si trovava certamente sempre libero un tavolo bisognava scansare “zoccole” di robusta taglia che si pascevano dell’immondizia abbandonata.
Era una stagione di fioriture artistiche ma di deserto turistico quella dei due primi scudetti calcistici, così diversi dal terzo e dal quarto che con lo slogan “Again” non registra più un “riscatto”, ma una conferma economica e sportiva in cui il Napoli s’associa a Napoli. La città “non è più”, secondo le parole del sindaco, “una moda passeggera”, anche se adesso la prima urgenza è il restyling dello Stadio Maradona con la riapertura del “terzo anello” per non perdere l’occasione di ospitare le finali di Euro 2032. Il Comune dovrà persuadere con il progetto delle opere e il relativo piano finanziario le delegazioni di Figc e Uefa attese entro questo mese a Palazzo San Giacomo.
Per ospitare le finali di Euro 2032, il restyling del Maradona dovrà persuadere Figc e Uefa attese entro questo mese a Palazzo San Giacomo
C’è intanto una parola che si è rarefatta a favore di un’altra diffusasi nell’opinione pubblica globale: “piagnisteo” è vocabolo molto meno pronunciato di “fiducia”. Mentre anche la Vela gialla di Scampia è stata completamente demolita, si prefigurano le vele dell’America’s Cup che disputerà nelle acque di Partenope la trentottesima edizione nel 2027, con un impatto economico durevole stimato in un miliardo di euro dal ministro per lo Sport, Andrea Abodi. Sarà l’occasione per valorizzare anche la linea costiera affacciata sul “mare esiguo e domestico” che commuoveva Giuseppe Marotta e per ridare nuova vita a Bagnoli. Se le aspettative saranno onorate si tornerà a godere di quel luogo ameno come nelle tele di Eduardo Dalbono, prima della legge Nitti e dell’industrializzazione pesante varata agli albori del secolo scorso. Gli altiforni dell’Italsider raccontati nel film di Nanni Loy “Mi manda Picone” vi fiammeggiarono fino al 1990. “Al termine degli interventi” ha assicurato Manfredi nella conferenza di presentazione della Coppa America “Bagnoli sarà bellissima: si coniugheranno sport, turismo, servizi, ci sarà l’accesso pubblico al mare, un grande parco che sarà anche luogo al servizio della città, un grande polmone verde”.
Un nuovo modo di fare università. Bagnoli ospita l’incubatore Campania NewSteel per sostenere la nascita e lo sviluppo di startup
Oggi Bagnoli ospita l’incubatore Campania NewSteel, promosso da Città della Scienza e dall’Università Federico II per sostenere la nascita e lo sviluppo di startup. L’ultima iniziativa si è conclusa a fine giugno con l’ottava edizione di The Big Hack, la maratona di idee dedicata a progetti tecnologici innovativi e all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale su nove “challenge” (una, proposta dal Consorzio Clara-Cisco, riguardante proprio le soluzioni digitali per l’America’s Cup 2027). “Spesso dimentichiamo che Napoli ha una lunga storia di innovazioni nel senso più ampio del termine: cultura, musica, arte, scienza, insegnamento”, ci ricorda l’ingegner Giorgio Ventre, docente della Federico II, amministratore di Campania NewSteel e direttore scientifico della Apple Developer Academy, sorta nel Campus di San Giovanni a Teduccio, alla periferia orientale, sulle strutture offerte dalla Federico II nell’ottobre di dieci anni fa. “Al centro del Mediterraneo, Napoli è sempre stata un crocevia naturale di culture, perciò non mi limiterei a festeggiare i 2.500 anni di Partenope ma li proietterei nel futuro: come rafforzare questo ruolo e con quale impegno nei confronti del mondo. Mi auguro un’ambizione smisurata, perché è giustificata da una storia che deve continuare”. Le academy istituite a San Giovanni a Teduccio sono diventate sedici con circa 3.500 studenti formati dal principio dell’iniziativa in classi annue di 300 iscritti, per quasi la metà provenienti dall’estero. “E’ un modo nuovo di fare università: l’ateneo mette a disposizione gli spazi, le aziende sopportano i costi dei corsi con un meccanismo leggero, centrato sulla creatività e sui laboratori senza smanie di iperspecializzazione. Perciò, nell’academy sull’Intelligenza artificiale abbiamo anche docenti di materie giuridiche o filosofiche e studenti di discipline umanistiche e design, i quali restano proprietari delle app che qui propongono e sviluppano. Seguendo il loro percorso successivo sappiamo che riprendono a studiare o già cominciano il lavoro che desideravano” prosegue Ventre.
Chi ha studiato in un’academy se ne torna a casa, in un paese europeo come in India, Messico o Indonesia, ma conserva un legame con la città. Ne diventa spontaneo testimonial: “Prendiamo come esempio la Silicon Valley. Il suo successo ha contato su un valore aggiunto” osserva Ventre “che è l’apertura culturale e l’attrattività dei luoghi, perché la San Francisco Bay Area è bella come è bella Napoli. Qui si mangia bene, c’è arte, cultura e calore umano, anche se non ci siamo ancora attrezzati per una dimensione più accogliente: negli ospedali è difficile trovare un infermiere che parli inglese e il personale di una multinazionale che apre un laboratorio di ricerca vorrebbe scuole internazionali per i figli. E’ vero che i nostri progetti hanno contato sul sostegno del Comune e sulla Regione, con la rapida erogazione di fondi e borse di studio, però è tempo di passare dall’entusiasmo alla gestione della quotidianità”.
Si torna al consunto binomio “luci e ombre”: da un lato il Campus di San Giovanni a Teduccio e gli atenei premiati dal tasso di fedeltà degli universitari (l’87 per cento dei campani s’immatricola nella regione); dall’altro la quota dei Neet, quelli che non lavorano e non studiano, sfiora il 30 per cento e il tasso di dispersione scolastica è ancora elevato in alcuni quartieri. Non per necessità: sono un ricordo gli scugnizzi con il vassoio del caffè o costretti a delinquere per mangiare, come raccontò Giuseppe Marrazzo nel 1979 con la famosa inchiesta televisiva “Sciuscià 80”. I paranzini armati d’oggi orbitano nell’enclave culturale camorrista per deliberata scelta, ovvero sono figli (e nipoti) dell’illegalità minuta che fa sfoggio di sé su TikTok e contro cui s’accanisce teatralmente sui social il deputato verde Francesco Borrelli come un assiduo Paperinik. C’è pure chi è stato capace di vandalizzare la targa intitolata al giovane musicista Giovanbattista Cutolo – vittima di un piccolo criminale cresciuto in quella mitologia deviata – che è stata restaurata il 9 luglio scorso in piazza Municipio con una cerimonia alla presenza di Manfredi. Malgrado le ferite, però, l’immagine di Napoli dalle 2.500 candeline rigetta il manierismo narrativo gomorresco, produce musica, cinema e teatro di qualità mentre aspetta una letteratura che la racconti per com’è dopo la grande tetralogia di Elena Ferrante, forse più apprezzata altrove che nella sua città (dove si continuano a sfornare gialli e noir con la serialità dei panzarotti).
S’annuncia Whoopi Goldberg nel cast di “Un posto al sole”, la soap opera dei record che ha superato le 6.700 puntate alla ventinovesima stagione
S’annuncia intanto Whoopi Goldberg nel cast di “Un posto al sole”, la soap opera dei record che ha superato le 6.700 puntate alla ventinovesima stagione. L’attrice è di per sé un altro spot per i turisti, che si rimpinzano sì dello street food ma visitano pure il Pio Monte della Misericordia e la Cappella Sansevero. Dopo la fase di descamisado populismo, il pendolo di Partenope è tornato a oscillare verso il côté degli illuministi con le maniche rimboccate: nell’ultima rilevazione di Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore, Manfredi si mantiene terzo per gradimento tra i sindaci italiani dopo quasi quattro anni di mandato. Forse perché Napoli va comunque a somigliare a se stessa e chi vagheggia una Zurigo sotto il Vesuvio non la troverà mai. Spiegava Antonio Genovesi con faceta gravità nelle Lettere accademiche: “Questi fracassi, che spaventano noi altri poltroni, fanno la felicità delle persone e delle città. Noi abbiamo una tal tempra di corpo, che allora è più sana e più robusta, quando è più in moto: un tale ingegno che allora brilla, quando trascorre senza posa da pensiero in pensiero, da forma in forma, da desiderio in desiderio, da speranza in isperanza. L’inazione è la morte del corpo, ed è la lima dell’animo: moto, turba, flusso, romore, scompiglio: nuove cure, nuovi pensieri, nuovi amori, niente stabile: ecco la vita delle persone; ed ecco il bello delle città. Vi passate dei secoli sempre nelle inaspettate novità. Niente vi può annoiare, dove ogni dì tutto è nuovo: niente infradiciare il corpo, dove se non vi movete, siete trascinato dalla corrente degli affari”.
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