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A San Valentino tripletta italiana. Carapaz attacca, la maglia rosa si difende a fatica

A San Valentino tripletta italiana. Carapaz attacca, la maglia rosa si difende a fatica
Sport

Del Toro Romero Isaac (Photo by Fabio Ferrari/LaPresse)

Dopo tanto digiuno, arrivò l’abbuffata. Scherziamo, ma non troppo dopo due settimane di Giro, con gli italiani a fare sempre da contorno, alla sedicesima tappa (Piazzola Sul Brenta- San Valentino), 203 chilometri su e giù tra Veneto e Trentino, sul podio ne piazziamo addirittura tre.

Una tripletta da cineteca che secondo i cultori di statistica non capitava da nove anni.

Ma la meraviglia di questo finale, quasi un compendio del ciclismo più bello, è quando i due fuggitivi, Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni, arrivano fianco a fianco, quasi abbracciati, al traguardo. Un traguardo che si trasforma in qualcosa di più di una semplice vittoria. Diventa un sentimento di amicizia, lucidato dalla fatica comune, rara da vedersi al termine di una tappa così combattuta.

“Ho lasciato il primo posto a Christian perchè lo meritava” racconta Lorenzo Fortunato. “Io sto bene così, con la mia maglia da scalatore che spero di portare fino a Roma. Christian ne ha passate tante, questo vittoria lo ripagherà di tante amarezze”.

In un mondo dominato dall’apparenza e dal facile cinismo, questo legame tra due ragazzi che corrono per la stessa squadra -l’Astana- sembra quasi rubata da un ciclismo d’altre tempi, una pagina da libro Cuore rispolverata da qualche polverosa soffitta. Invece rimbalza in diretta televisiva mentre si registrano, dopo la bagarre, i nuovi ribaltoni della classifica. Il primo vero terremoto di questo Giro d’Italia che non ha un vero dominatore, come l’anno scorso Pogacar, ma proprio per questo è più emozionante, più aperto ai colpi di scena.

Il grande favorito, Primoz Roglic, logorato dal maltempo e dalle cadute, si è ritirato lasciando spazio a Pellizzari, suo gregario, che infatti ne approfitta conquistando il terzo posto dietro ai due ragazzi dell’Astana. Poi c’è la nuova crisi di Ayuso, un altro favorito, che arriverà con 16 minuti di ritardo.

Ma anche nella maglia rosa, il giovane Isaac Del Toro, si intravedono le prime crepe. Per la prima volta, dopo due settimane, il messicano finisce alle corde per un violento attacco di Richard Carapaz. Nell’ultima salita di San Valentino, l’equadoriano con una brusca accelerata prende il volo Al traguardo arriverà quarto, ma in classifica rosicchia più di un minuto e mezzo candidandosi alla vittoria finale.

Anche Simon Yates ne esce bene strappando quasi un minuto alla maglia rosa. L’inglese è secondo a 26”. Carapaz è invece terzo a 31”. Un’altra sorpresa è l’inossidabile Damiano Caruso, quinto a oltre 2 minuti e mezzo. Precipita invece a quattro minuti, il suo capitano, Antonio Tiberi, di nuovo in crisi dopo la brutta giornata di Gorizia. Antonio puntava al podio, ma sembra tagliato fuori. Dietro di lui, in forte crescita, c’è invece Giulio Pellizzari, terzo al traguardo, finalmente liberato dal vincolo di fedeltà a Roglic.

“Avete visto che anche noi italiani ce la possiamo fare? Ora proverò a vincere qualche tappa…” dice Giulio sorridendo.

Insomma, le montagne hanno riaperto il Giro. E siamo solo all’inizio. Oggi c’è il Mortirolo, sabato il Colle delle Finestre. Difficilmente Del Toro riuscirà a difendere la maglia rosa. Forse ha speso troppo prima. Oppure per la giovane età (21 anni) non è ancora pronto per le grandi salite dell’ultima settimana. L’impressione è che ora emergeranno veterani come Yates e Carapaz, in particolare l’equadoriano, già in rosa nel 2019, e molto brillante quando la strada s’impenna.

Tornando a Christian Scaroni e Lorenzo Fortunato, e alla loro vittoria nel segno dell’amicizia, colpisce anche la storia di Christian. Rimasto senza squadra per il ritiro dalle competizioni della Gazprom, stava per abbandonare il ciclismo. “Sì, me la sono vista brutta. Ho passato dei momenti bui” racconta Scaroni. “Per Questo ancora non riesco a realizzare quanto è successo. Mi sembra un sogno. Io e Lorenzo avevamo fatto un patto. A me la tappa, a lui la maglia azzurra di scalatore. Un patto mantenuto, perchè Lorenzo si è dimostrato un uomo di parola, un uomo vero. Nella vita, e nello sport, se ti impegni alla fine le cose ti vengono restituite. Ma ancora non ci credo…”

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